Ieri sera in Consiglio comunale ci sono state poche polemiche, anzi nessuna. L'ordine del giorno comunque non lasciava molta libertà di iniziativa: meglio così!
Dopo le dimissioni del consigliere Lorenzino Collesei avvenute la scorsa volta si è provveduto alla surrogazione. Al suo posto ieri è comparsa la Paola Fioretto, prima in ordine di preferenze dei non eletti della lista Per Legnaro. Giusto il tempo di dire che è troppo impegnata nel lavoro per accettare l'incarico: ha già rassegnato le dimissioni lasciando il posto a Elia Bozzolan.
Tutto il Consiglio comunale ha rispettato il minuto di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi. Ho contribuito leggendo la seguente dichiarazione:
Credo che sia indispensabile prendere parte alla discussione
in merito agli attentati di Parigi. Se il cordoglio e il dolore per le vittime
innocenti è comune a tutti non è più così quando l’argomento in discussione
riguarda il nostro intervento militare nelle zone dove l’ISIS ha sede.
L’adesione alle politiche di guerra da parte di tanti
politici nostrani segna un confine per me è invalicabile fra mondi e modi di
fare politica. So che schierarsi comporta sempre il fatto di deludere alcuni
elettori ed è per questo che c’è chi arriva
a rendersi ridicolo cercando di stare in piedi su staffe molto
differenti cavalcando ogni volta l’emozione del momento. Questi modi mi fanno
schifo e pertanto dichiaro pubblicamente ciò che penso in merito alla guerra.
Non ci sono vie di mezzo: o sei per l’intervento armato a
suon di bombe oppure sei per la diplomazia.
Io sto con la diplomazia. La reazione violenta del mondo
occidentale è acqua indispensabile a far girare il mulino del fanatismo. Ogni
bomba sganciata in Siria dai nostri aerei si trasforma in un nuovo kamikaze pronto
a farsi saltare in piazza a Padova, Milano, Roma…. I comprensibili sentimenti
di disprezzo e odio nei confronti degli attentatori non devono guidare le
nostre scelte di politica internazionale. Non tanto per un ideale non violento
o per buonismo da salotto bene, ma per un lucido calcolo di convenienza. L’ISIS
ha bisogno prima di tutto di essere un simbolo, di rappresentare valori e
progetti sociali significativi. E’ su questo campo, il campo culturale e
valoriale che possiamo e dobbiamo vincere la nostra battaglia. La strategia
basata sugli armamenti e sulla guerra non ha mai prodotto, da almeno 15 anni
nessun apprezzabile risultato positivo. Disseminare sangue e terrore in medio oriente
ha semmai provocato la fuoriuscita di frammenti di guerra che hanno
insanguinato le nostre città altrimenti estranee e ha drenato miliardi e
miliardi di euro che meglio avrebbero potuto essere impiegati per contrastare
gli effetti della crisi economica.
Mi unisco quindi a tutti coloro che ripudiano la guerra come
metodo per risolvere le controversie internazionali. Ai non violenti per
principio e a tutti quelli che, come me, scelgono la strada non violenta pur non
essendo non violenti.
Consigliere Davide Bianchini
Il Fatto di essere l'unico consigliere a schierarsi apertamente per la pace e a ripudiare la guerra come metodo di soluzione del terrorismo è un dato per me allarmante. L'opportunismo politico/elettorale di chi non dichiara la propria posizione è evidente. Tralascio ogni altro commento.
In merito alla Mozione (
promossa dal M5S) che ho presentato ieri sera e votata all'unanimità.
La Regione Veneto sta progettando una riforma dell'organizzazione del servizio sanitario che esclude gli enti locali dagli organi decisionali. L'"Azienda zero" , così si chiama il progetto di legge regionale, a fronte di una razionalizzazione della macchina sanitaria prevede un accentramento di potere in mano di pochi. Proporre la discussione su questo tema in Consiglio comunale ha permesso a tutti coloro che lo hanno ritenuto opportuno di esprimere il proprio punto di vista, di allegarlo al verbale così da esplicitarlo e renderlo noto a tutti. Sono micro gocce di consenso, infinitesime parti di cui è composta la nostra politica. Infinitesime ma non insignificanti! Quando la medesima mozione viene approvata da tanti comuni, chi decide in regione deve fare i conti con questa realtà. Io ho affidato la mia dichiarazione di voto alle parole di Gino Strada nelle quali mi riconosco fino all'osso e intravedo un vero e proprio programma da attuare ad ogni livello:
Ma quanto deve “costare” la #sanità? A mio avviso, l’unica risposta intelligente (e carica di giustizia) è: quanto serve, quanto serve per curare al meglio le persone che ne hanno bisogno. Tutte. IdeaImente, non un euro in più, né un euro in meno. I rapporti ufficiali, invece, ci dicono che circa 10 milioni di italiani non possono curarsi come dovrebbero, perché non se lo possono più permettere. La spesa sanitaria italiana è di poco superiore ai 100 miliardi di euro annui. Troppi? Pochi? Chissà. La “spesa sanitaria” è però il costo per lo Stato, o meglio per la collettività, del “sistema sanitario”, non è quanto viene speso per curare le persone. C’è molto di più in quei 100 miliardi l’anno. Certamente ci sono un uso poco razionale delle risorse e la dannosa “medicina difensiva” a dilapidare danaro pubblico. C’è però una cosa nella #sanità che costa più di tutto il resto e che viene ostinatamente censurata: il profitto. In tutte le sue forme, nelle strutture pubbliche come in quelle private “convenzionate”, che ormai da noi funzionano esattamente nello stesso modo. Aziende, non più Ospedali. Il profitto stimato nel settore della #sanità si aggira attorno ai 25 miliardi di euro annui. E se si iniziasse a “tagliare” da lì? Con i soldi risparmiati dando vita ad ospedali non-profit, cioè a strutture che abbiano come obiettivo le migliori cure possibili per tutti e non il pareggio di bilancio, si potrebbe ricostruire una vera #sanità pubblica, cioè un servizio totalmente gratuito, di alta qualità…e molto meno costoso.
Saluti Davide