giovedì 17 dicembre 2009

Consiglio comunale Legnarese

Il 23 dicembre 2009 alle ore 18e30 presso il municipio di Legnaro si terrà il consiglio comunale di Natale, chissà quanti regali!!! Qui di sotto la seconda osservazione del Cav Negrato in merito all'ampliamento del Cimitero.

EGR. SIGNOR SINDACO
Comune di
LEGNARO (PD)

EGGR. SIGNORI
CONSIGLIERI COMUNALI
Comune di
LEGNARO (PD)


OGGETTO: OSSERVAZIONI alla Delibera di C.C. N° 53 del 30/10/2009. Adozione variante al P.R.G. Ai sensi del quarto comma, lettera d, art. 50 della L.R. 61/85 e successive modificazioni ed integrazioni. Modifica del vincolo cimiteriale vincolo cimiteriale per ampliamento del cimitero di Legnaro.

PREMESSA
Nel cimitero di Legnaro sono terminati i loculi e non c'è più terreno per inumare le salme. Come mai? Semplice, il Sindaco che ha per legge, quale Ufficiale di Governo, il compito primario di seguire il cimitero, se n'è dimenticato.... diciamo.. In dieci anni di mandato il tempo non mancava all'ex-Sindaco, o forse non era consapevole della sua responsabilità? Cosa ancora più grave.
Ora siamo in emergenza. L'emergenza è una cattiva consigliera: ti fa fare cose non sempre corrette e opportune, come nel nostro caso.

Il Consiglio Comunale, su proposta del nuovo Sindaco, ha adottato una variante al PRG di ampliamento del cimitero con riduzione della zona periferica di rispetto, portandola da cento a cinquanta metri.
Per la zona di rispetto la legge, quale norma igienica pubblica di salvaguardia, ne prevede duecento di metri, ma di deroga in deroga la debolezza degli amministratori cede alla speculazione edilizia..... e va a finire che si costruisce sull'alveo del fiume.... L'Università ha dimostrato attenzione per i nostri defunti, edificando oltre alla primitiva distanza.
L'ampliamento adottato è previsto verso nord, orientato verso il centro paese, è di oltre 2.000 metri quadrati di superficie; realizzati i loculi e mura di recinzione si riduce notevolmente la già limitata distanza fra i confini del cimitero e l'ingresso al palazzetto dello sport, allo stadio di calcio e alle scuole elementari e medie.
Inoltre si dimezza quel pochissimo spazio-piazza (unico) utilizzato per la Festa del Cavallo e altre attività locali come la sagra, la fiera e baracconi culinari. Non è possibile ridurre continuamente gli spazi pubblici, strade piazze, trasformando il centro paese in una contrada-quartiere.
E poi è strano! Poco tempo fa si parlava di trasferire il cimitero ora si finisce con l'ampliarlo: siamo allo stato confusionale...




IL PROBLEMA COME VA AFFRONTATO?

Prima di ogni altra cosa si deve, a differenza di quanto non è stato fatto, osservare il regolamento cimiteriale comunale attualmente in vigore, che è legge per tutti.
Il cimitero di Legnaro si divide in due parti, una zona vecchia e una zona nuova, all'incirca 50 e 50%.
La parte nuova ha una superficie per inumazioni a terra capiente e sufficiente per il nostro comune, purchè si applichi il nostro regolamento. Le salme secondo la legge e secondo il nostro regolamento si possono dissotterrare dopo 10 anni. A Legnaro ciò non avviene da 25. Se invece di 10 anni dissotterriamo le salme dopo 15, si libera subito circa mezzo cimitero nuovo. Non serve ampliarlo. Le salme da inumare devono essere accolte come da regolamento e non comunque...... Esumare le salme è cosa di qualche giorno; una volta esumate vanno deposte in loculi ossario singoli o fossa comune. Rispettando il regolamento e la legge si creerebbe una rotazione, inumazione- esumazione, così come avviene dai tempi di Napoleone. La parte nuova è pure a norma con le ultime disposizioni di legge.

La parte vecchia del cimitero, abbandonata, ( le inumazioni a terra sono sospese da molto tempo) può essere utilizzata per la costruzione di nuovi loculi e tombe di famiglia, continuando con l'attuale impostazione. I nuovi loculi così come per gli ultimi costruiti vanno dati in concessione per 30 anni. La parte di cimitero vecchia è più che sufficiente per costruire un numero di loculi tali da creare una rotazione di concessione come avviene per tutti cimiteri.
Se il regolamento non viene rispettato, amplia oggi, amplia domani, l'intero centro paese diverrà un unico campo santo.

Si fa notare che, sempre nella parte vecchia, tra i loculi interni, lato ovest, e i loculi di perimetro disposti perpendicolari ai primi, esiste un'area libera da salme subito utilizzabile per costruire a ridosso degli esistenti una sessantina di loculi, nel tempo di una trentina di giorni, e così far fronte all'emergenza. Volendo, ci sono altre soluzioni immediatamente attuabili.
Si fa pure notare che per accedere alla parte prevista di ampliamento, da quanto si è capito, bisogna abbattere un manufatto (cella mortuaria e ex sala autopsie) che è vincolato dalla legge del 1939 n°1089.

IL PARERE DELL'ULSS 14 DI CHIOGGIA PREVEDE PRESCRIZIONI VINCOLANTI
Il parere igienico sanitario del responsabile dell'ULSS 14 di Chioggia del 21/10/2009, prot. N° 3747-09, è favorevole per la riduzione della zona di rispetto dell'area cimiteriale, riducendola da 100 a 50 metri.
IL PARERE dell,ULSS 14 è negativo per l'ampliamento cimitero lato scuole, in quanto afferma tassativamente: “a condizione che la distanza attuale tra il cimitero e “ l'area per l'istruzione” rimanga invariata “.
La variante adottata prevede , in contrasto con il parere dell'ULSS, la riduzione della distanza tra il cimitero e le scuole di ben oltre 25 metri, riducendola da 75 a 50.
Viene fatto notare che l'ampliamento fatto verso la fine degli anni 70 (la parte nuova) non è in linea con la parte vecchia, ma è rientrato allontanandosi così dalle abitazioni di via Orsaretto, ora si fa il contrario.


CONCLUSIONI
In conclusione, tenuto conto di quanto in premessa esposto, onde evitare danni non più correggibili al tessuto-contesto-storico e di impatto ambientale per il centro del paese, ci si permetta di OSSERVARE che la delibera dovrebbe essere ritirata, in alternativa lasciata dormire, per permettere al Consiglio Comunale un lungo periodo di riflessione.
Si tratta di un problema non risolvibile in due minuti, per un' opera che rimarrà per un secolo e più, oltre a risparmiare 400.000,00 Euro.

Legnaro 07/12/2009

Cav. Giovanni Negrato

Saluti davide.
P.S.
La strada di collegamento fra via orsaretto e Viale dello sport è ancora chiusa! Cosa inventerà il nostro sindaco per giustificarsi dopo le promesse di ottobre?

venerdì 11 dicembre 2009

Osservazioni




Ricevo e pubblico volentieri la prima di due osservazioni del cav. Giovanni Negrato in merito alla prossima costruzione di una rotonda presso l'incrocio con la statale a Legnaro.


LEGNARO (PD)


OGGETTO: OSSERVAZIONI alla Delibera di C.C. N° 54 del 30/10/2009.
Adozione variante parziale al P.R.G. ai sensi del quarto comma, lettera g), dell'art. 50 della L.R. 61/85 e successive modificazioni ed integrazioni.
Realizzazione rotatoria incrocio tra la SS. 516 “Piovese” e SP. 35.


PREMESSA

In un crocevia costruire una rotonda con l'intento di dare una soluzione per cercare di alleviare il traffico, soprattutto automobilistico, è idea condivisibile. Ma non sempre: dipende dove e come.

Qualche mese fa è stato tolto, dal parcheggio della locale Banca di Credito Cooperativo di Sant'Elena, un grande cartello posto verso la SS. 516, montato su due piantane: indicava i lavori appena fatti dal Comune nel crocevia in oggetto e con il toglierlo, si attesta che il collaudo è di recente avvenuto.
I lavori sono consistiti nell'espropriare il marciapiede e l'aiuola alla Banca, rifare il tutto con pavimento in porfido. Stessa cosa si è fatto dalla parte opposta della statale. E' stato abbattuto-sradicato il moderno intero impianto semaforico, da poco installato e lo si è sostituto con un altro impianto, più moderno del precedente, ultimo grido, definito pure intelligente, con costi di centinaia e centinaia di migliaia di Euro. Tralasciamo il disagio sopportato dai Legnaresi (scava, allaccia, ripristina, per mesi e mesi). Il crocevia è un punto di transito delicato e obbligato.
Si è sbandierato ai quattro venti - l'ex-Sindaco Bettini, pure sui giornali e in Consiglio Comunale - che finalmente con l'installazione del semaforo intelligente che dialoga con quello di via Garibaldi - Cavour, il problema del traffico sul crocevia di Legnaro è definitamente risolto: evviva!!
Successivamente l'impianto semaforico è stato arricchito di una nuova testata a doppie luci segnaletiche montata su piantana, per favorire i mezzi provenienti da Saonara.
Ora si smantella di nuovo tutto e con la variante adottata, proposta dal nuovo Sindaco, si passa alla costruzione di una rotonda, sempre per risolvere il problema del traffico in crocevia. Scherziamo? E l'intervento appena collaudato? Gli Amministratori, Sindaco e Vice- Sindaco, ora invertiti nei ruoli, sono gli stessi di prima, come hanno operato? L'errore sta o nel prima o nel dopo!
Chi ci assicura, che ancora una volta si tratti di decisione avventata e non meditata?
Si fa notare che le rotonde danno soluzioni valide per incroci di periferia, meno per i centri storici-abitati e l'impatto ambientale non certo dei migliori. Vedasi la letteratura di merito. Lo spazio a disposizione è limitato; ora ci si rende conto che le nuove costruzioni fatte all'angolo del crocevia, non a distanza di legge, hanno sì beneficiato il costruttore, ma tornano a danno per la collettività . La Banca di S. Elena, quando venne costruita, la si fece arretrare di ben 17 metri rispetto all'edificio abbattuto, successivamente pure espropriata, ora c'è il rischio che le venga ridotto il parcheggio: due pesi e due misure!
Inoltre siamo sicuri che la rotonda non danneggi i Legnaresi a vantaggio del traffico sulla statale? In Consiglio Comunale, a domanda, ha risposto che i TIR provenienti da Polverara e diretti a Piove di Sacco, data la ristrettezza della curva di angolo, dovranno girare la rotonda di 360° per immettersi sulla statale per Piove: non è il massimo....
E, ancora, chi garantisce i numerosi pedoni negli attraversamenti in un luogo così nevralgico del paese? Forse insediando stabilmente un Vigile urbano? I quattro passaggi pedonali potrebbero non essere sufficienti a garantire a bambini e adulti la loro incolumità.
In tempi di crisi economica – finanziaria devastante, bruciare 600 mila Euro potrebbe essere una mancanza di rispetto ai Legnaresi che già pagano e devono pagare; è pure cattiva amministrazione, e non concilia con il continuo strillare degli Amministratori la carenza di fondi e di soldi. Si tratta di un lavoro su lavoro. Assurdo!!
Venga risparmiato il travaglio ai passanti che sopportano da anni le difficoltà di transito dovuto per uso improprio del suolo pubblico, occupato da cantieri pubblici e soprattutto privati, che intralciano il traffico in un crocevia così significativo: i marciapiedi sono della collettività, cioè dei cittadini che li hanno pagati: l'Amministratore non lo dovrebbe mai scordare.
Il traffico in centro aumenterà perchè si è dato corso ad una edificazione-cementificazione sconsiderata, che non prevede neppure la viabilità alternativa.
Il traffico peggiorerà ulteriormente con l'immissione di quello universitario su via Roma attraverso via Orsaretto; attualmente la zona universitaria non interferisce con il centro urbano, ha entrata e uscita propria, ai confini del paese, verso Padova.
Il traffico più intenso intralcerà pure i cortei funebri che dalla Chiesa transitano verso il cimitero.

Una rotonda si potrebbe giustificare nell'incrocio sulla statale-università-zona industriale, e ristudiando l'innesto del Viale dell'Università con via Orsaretto.

Per i motivi in premessa esposti si chiede un approfondimento – ripensamento, meglio il ritiro o sospensione del punto in oggetto all'O.d.G.


Legnaro, 07/12/2oo9


Cav. Giovanni Negrato

Saluti rotatori Davide

giovedì 3 dicembre 2009

Alloggi popolari

Mercoledì 2 Dicembre 2009,
Legnaresi due, nomadi ed extracomunitari sei. Nella partita per l’assegnazione degli otto alloggi popolari di via Belluno, a Volparo, le famiglie italiane sono uscite stracciate. È rimasta a bocca asciutta anche una mamma di due bambini, ospite con i figli di una comunità della zona dopo aver ricevuto lo sfratto dalla casa in cui viveva prima dell’allontanamento del marito. «Non voglio fare polemiche - si limita a dire la donna - Sono solo molto delusa. Mi rimetterò in attesa del mio turno, con la speranza che la prossima volta tocchi a noi».
Solo un quarto degli appartamenti a disposizione è andato a residenti che pagano regolarmente i contributi da decine di anni. Fatta eccezione per un’abitazione consegnata ad un poliziotto della Prefettura, il resto delle porte si sono aperte per rom, marocchini e centrafricani. L’amministrazione comunale ha dovuto mandare giù l’amaro boccone della legge e procedere come da normativa. Ma il vicesindaco Giovanni Bettini non l’ha ancora digerito e si appella alla Regione: «Mi sta sullo stomaco il fatto di non aver potuto dare un aiuto a dei cittadini di Legnaro, che da tanti anni attendono di ricevere un’abitazione. È necessario che chi ne ha facoltà cambi al più presto la legge per non penalizzare chi da sempre paga i contributi ma magari non ha sette o otto figli, ha un reddito minimo e ha fatto di tutto per rendere più dignitosa la casa in cui vive».
In passato lo stesso Bettini, allora in veste di sindaco, aveva provato ad affidarsi al buon senso. Con il rischio di beccarsi una denuncia o qualcosa di più grave. «Avevamo cinque appartamenti in via Pertini da assegnare - ricorda - Per un paio di giorni avevo tergiversato sui casi di due famiglie nomadi. Neanche il tempo di pensarci che mi ha chiamato il loro avvocato dicendomi che mi avrebbe denunciato». Nonostante tutto, il vice sindaco sottolinea: «Non abbiamo nulla contro di loro. Li abbiamo sempre aiutati promuovendo dei percorsi di inserimento sociale. Ma non sono eque le condizioni di partenza fra loro e il resto dei legnaresi quando si tratta di accaparrarsi un posto nelle graduatorie delle case popolari».
Consegnati questi otto, di appartamenti disponibili, al momento, non ce ne sono. Si mettano il cuore in pace, i legnaresi. «L’unica cosa che possiamo fare per chi ha uno sfratto - chiude Bettini - è fornire un piccolo contributo per pagare l’affitto».



Ricevo e rilancio questo post da un anonimo. Credo sia un articolo di un quotidiano locale. Lo trovo interessante perchè chi lo legge, me compreso, non può fare altro che essere d'accordo a meno di non passare per il solito buonista, pacifista integrazionalista e un filo cattocomunista. Lo trovo interessante perchè confonde abilmente la testa con lo stomaco e adopera la naturale rabbia per le ingiustizie per coprire la responsabilità di chi non ha saputo fare abbastanza per il paese che si è proposto di amministrare. Se alla fine diamo la colpa a una legge dovremmo innanzitutto chiederci perchè non è stata cambiata. Bettini abbraccia pienamente le proposte politiche del PDL alleato con la Lega fintanto che c'è da vincere le elezioni, poi però si lamenta dell'operato proprio di chi da 8 anni quasi ininterrotti governa.
Sospetto che chi ha scritto questo articolo forse non è mai andato in una casa popolare oppure non ha mai approfondito la sua conoscienza in merito a chi le abita. Parlare di contributi versati da parte di chi per definizione non produce reddito ( altrimenti non entrerebbe nelle graduatorie per l'assegnazione) è fuorviante e indice di malafede.
Parliamo piuttosto di PEEP ( piani per l'edilizia economica popolare), del fatto che a Legnaro alcuni appartamenti di questa categoria vengono affittati a studenti quasi fin dal primo giorno, oppure dell'assegnazione a basso costo di terreni per edificare una bifamigliare: mi dite che cosa ha di economico e popolare una bifamigliare con giardino?
Cosa dire di quell'italiano assegnatario di casa popolare che lavorando in nero si può permettere lussi che una famiglia con 2 lavoratori regolari, gravata da mutuo, non può nemmeno sognare?
Sono sincermanete rammaricato quando sento che qualcuno che ne ha fatto richiesta è stato escluso dalla graduatoria per l'assegnazione di alloggi popolari, ma la retorica dell'italiano prima del marocchino la lascio a chi desidera un'Italia da terzo mondo, incivile e barbara.

Saluti Davide

" ARRIVO' CON LA POLVERE, SE NE ANDO' CON IL VENTO"

Ricevo e con immensa gioia pubblico questa storia. Parla di Legnaro, di quello che eravamo. Spero che sia un piacere per voi come lo è per me leggere queste righe, mi auguro che altri prendano spunto per scrivere le loro storie "dimenticate". Non occorre che raccontino di tanti anni fa, è interessante che parlino di Legnaro o per lo meno di legnaresi. Buona lettura.

-- LEGNARO--
- SCUOLE ELEMENTARE "Capiteo" di VOLPARO
Una piccola, povera, storia dimenticata.
Correva l'anno 1944; nel pieno della guerra, io andavo a scuola, frequentavo la terza elementare nella scuola "capiteo" di Volparo. La maestra si chiamava Faggioli. Era una donna molto elegante, alta. La sua eta  era di circa 42, 45 anni, (per noi, piccoli, aveva una certa età). Non era molto bella, era abile e intelligente, era lei la prima maestra, con funzioni di preside. Aveva una simpatia unica. Quando parlava sorrideva. Noi siamo stati cattivi lo stesso con lei: la chiamavamo signora maestra "fasui". Come vedi il dialetto veneto era la nostra prima lingua.
Verso la fine dell'ottobre del '44 (le date non me le ricordo con precisione: fa testo stagione, temperatura del periodo, modo di vestire). Ho detto modo, no moda! Ad esempio, se era caldo, si camminava scalzi, senza scarpe. Se era freddo, si usavano le "sgalmare". Le sgalmare erano una specie di scarpe con il legno sotto. Per non consumare il legno si mettevano delle brocche di ferro. Durante il periodo freddo, all'interno delle "sgalmare" si metteva la paglia per isolarle dal'umidità che assorbiva il legno. Guarda il caso, in quell'esatto periodo avevo le sgalmarette nuove, cosa che non si dimentica di certo. Era una mattina come tante altre , soffiava un po' di vento. Sono le ore undici, ci troviamo tutti fuori dalle aule, nel cortile della scuola per i quindici minuti di ricreazione. Noi bambini si sfruttava anche i secondi pur di giocare. Le maestre si mettevano da parte, raggruppate, intente alle loro conversazione. Il cortile della scuola, per tutta la sua lunghezza, confina con la strada principale via Alberto 1° (ora via 2 giugno). La strada non era asfaltata, era di ghiaia e terra. Da lontano si vide una nube di polvere spinta dal vento a velocità sostenuta: erano due soldati tedeschi su una motocicletta. Fermandosi, in acrobazie, fanno un testacoda davanti al cancello della scuola alzando un grande polverone. Velocemente scendono dalla moto e si posizionano agli angoli del cortile esterno della scuola con il fucile spianato. Le maestre preoccupate della situazione che stava per svolgersi ci dissero di non muoverci. Due minuti dopo arriva un'altra moto con la carrozzina di fianco. Noi sempre fermi impietriti pieni di paura. Nella moto stavano altri due soldati tedeschi. Uno di loro, di fretta e furia scende dalla moto e va ad aprire lo sportello della carrozzina, subito mettendosi in posizione eretta, con la mano tesa in segno di saluto. Dalla carrozzina scende un personaggio vestito elegante, un po' panciuto, di bassa statura. Aveva un impermeabile chiaro a doppio petto piuttosto lungo, stivali neri lucidi. Con un passo deciso si avvicina al cancello della scuola aspettando che quacuno apra. Compito questo del bidello Carmine. Carmine era una persona molto emotiva, parlava sempre da solo, agitando, testa, braccia e mani. Quando parlava con una maestra o persone di cultura, balbettava e non si riusiva mai a capire cosa dicesse. Era orgoglioso di essere il bidello, di fare quel mestiere e lo faceva anche bene. Portava sempre con sè due chilogrammi di chiavi allacciati alla cintura. Camminando a saltelli si appresta ad aprire il cancello, ma non trova la chiave giusta. Si notava benissimo, tremava come una foglia. Una volta trovata la chiave, le mani andavano di qua e di là, e il cancello restava sempre chiuso. Finalmente il cancello si apre, grazie ad una spinta del soldato. Prima entra il soldato e si mette in posizione eretta, braccio destro dritto e mano tesa, poi entra quel "signore", si ferma a tre passi dentro dal cancello. Lentamente si leva il cappello, si guarda intorno, direi sospettoso di qualche rappresaglia. Aveva una faccia di bronzo, pochi capelli in testa, fermo come una statua. Anzi eravamo tutti fermi come gessi. In quel momento si muovevano solo gli occhi. Si notava sulle braccia dei soldati lo stemma SS incrociato; sul serbatoio delle moto stava scritto B S A. I soldati camminavano intorno alla scuola con il fucile in posizione di sparo, come dovessero sorvegliare un personaggio di notevole importanza . Dal gruppo delle maestre si stacca la signora maestra Fasui (sembrava una scena da film:). Certamente conosceva quella persone: camminava lentamente verso il "signore", era molto pallida. Si ferma a circa un metro da quell 'uomo; si guardano negli occhi senza batter ciglio. Ad un certo punto quel personaggio inizia a parlare. Parole ben scandite e sussurate, che noi non udivamo. Noi impietriti, con il fiato quasi sospeso per non disturbare una situazione estremamente difficile. Da quella faccia di bronzo scendevano lagrime che bagnavano le rotonde guance, scendevano lungo la doppia gola e infine gocciolavano sull'impermeabile. Lei piangeva gridando, tirandosi i capelli. Ad un certo punto, tutti due, a braccia aperte si avvicinano, piangendo si abbracciano, lei crolla a terra, lui la sostiene. Le maestre, rendendosi conto della situazione imbarazzante, ci danno ordini di rientrare nelle aule e di fare silenzio. Noi bambini scioccati dal fatto, zitti zitti senza favellare, ordinati, ci mettemmo in doppia fila ed entrammo nelle nostre aule. Da dentro nelle aule, appiccicati alle finestre, si continuava a guardare la scena. Lui, questo "signore ", rimette in piedi la maestra, fa un passo indietro, si inchina, come per salutare, si gira facendo quatto passi veloci, sale sulla carrozzina. Il soldato, dopo averlo salutato con la mano tesa, si appresta a chiudere lo sportello della carrozzina, poi, con uno scatto salta sul sedile posteriore della moto che era già pronta a partire. Se ne andarono lasciando un polverone che il vento se lo portò con sè. La maestra Fasui, col capo abbassato, presa dal dolore, con un gesto di mano chiama il bidello. Carmine aveva gli occhi sbarrati, capelli dritti, camminando tutto storto. Sembrava fosse un granchio impaurito. Doveva fare un servizio: chiamare Ribon con carrozza e cavallo immediatamente . Dopo cinque minuti circa, arriva Ribon detto "el vecio" con cavallo e barrozzina scapottabile. La barrozzina era un mezzo di trasporto veloce fatto per due persone soltanto, molto molleggiata, con due ruote ricoperte di gomma dura. Sulla parte posteriore stava piegata una tela cerata che si apriva a fisarmonica per coprire l'abitacolo. La maestra si coprì la testa con un scialle nero e salì sulla carrozzina. Il vecchio con un piccolo gesto alle redini, accompagnato da un sciocco della frusta, fa partire al trotto il cavallo, lasciando dietro di sè una piccola scia di polvere e non solo, forse anche, una piccola storia dimenticata, che la polvere e il vento si portò via con sè. Oggi, dopo oltre sessant'anni, è ancora nei miei ricordi.
Vito Motti.

Saluti, GRAZIE VITO, Davide