domenica 31 ottobre 2010

Incontro sulla scuola del 19-10-2010

Ricevo e pubblico:

La sera del 19 ottobre ho partecipato all’incontro “Scuola: contributi per le famiglie” organizzato in sala consigliare, presieduto dal sindaco Oregio Catelan, dall’assessore all’istruzione Parpagiola e dal dott. Ragazzo, responsabile dei servizi sociali.
Nella prima parte della serata, il dott. Ragazzo ha spiegato le modalità di compilazione delle varie domande di rimborso regionali, poi ha informato i cittadini sulle borse di studio elargite dal comune grazie al Fondo Pisa - Zaccaria.
E’ stato a questo punto che una signora del pubblico ha chiesto se fosse stato possibile attingere al Fondo stesso per dare un contributo alle famiglie che usufruiscono del trasporto scolastico, visto che il costo è passato dai circa 280 euro degli anni scorsi, ai ben 450 euro attuali.
Dal pubblico si è levato un mormorio di sorpresa nell’apprendere il considerevole aumento e,
alla richiesta di spiegazioni, l’assessore, lasciato solo dal sindaco che per un altro impegno era andato via poco prima, si è dilungato in analisi e conteggi che non hanno per niente convinto gli astanti.
Un’altra grave questione è stata sollevata da un gruppo di genitori dei bambini che frequentano la scuola primaria di Volparo: mancano alcuni banchi in una classe e gli alunni sono costretti a scrivere inginocchiati o seduti sul pavimento.
Questa notizia è stata pubblicata anche su alcuni quotidiani corredata da eloquenti foto.
I genitori, nei giorni precedenti, si erano rivolti alla dirigente scolastica che aveva indicato l’amministrazione comunale come responsabile di questa situazione, mentre l’assessore indicava nella mancata o comunque ritardata comunicazione da parte della scuola, la responsabilità di questo disagio.
Come si può dedurre da questi fatti, si tratta del solito scaricabarile tra amministrazione e scuola, intanto i bambini ne subiscono le conseguenze.
Io ho fatto notare all’assessore che i plessi scolastici e le attrezzature al loro interno sono di proprietà del comune e che quindi sarebbe auspicabile una visita periodica nelle strutture scolastiche da parte dell’assessore per visionare gli arredi e le attrezzature, come previsto, lui ha eluso l’osservazione.
Altro problema irrisolto: l’impossibilità dell’ingresso anticipato degli alunni alla primaria di Volparo, a causa del fatto che l’ex cuoca, che per anni si era occupata di questo servizio, quest’anno, per motivi personali, non è più disponibile ad assumersi l’incarico.
I genitori che devono essere al lavoro alle 8, si trovano in difficoltà e inoltre si pone lo spinoso problema del parcheggio che a Volparo manca.
Quindi, mentre prima con l’ingresso distribuito in mezzora c’erano meno disagi, ora alla mattina si assiste ad un ingorgo di auto lungo la provinciale davanti alla scuola, con grave pericolo per i bambini che devono attraversare la strada.
Infine ho sollevato il problema delle auto che ancora, dopo ripetute segnalazioni da parte mia all’amministrazione, transitano in Viale dello Sport davanti alle scuole di Legnaro durante l’orario di uscita degli alunni, orario in cui il traffico è vietato.
Questo, a mio avviso, causa un rischio grave per i bambini ma nessun provvedimento è stato ancora preso.
Insomma nelle scuole di Legnaro e Volparo i problemi irrisolti sono molti e l’impressione è che all’amministrazione attuale le questioni della scuola interessino poco o nulla.
Io mi sono offerta di organizzare, tramite il Consiglio d’Istituto, un incontro chiarificatore con la preside, i genitori degli alunni e i rappresentanti dell’amministrazione comunale dove siano date finalmente risposte concrete ai problemi della scuola.
Verrà comunicata al più presto la data dell’incontro.

Zilio Sabrina (Vivere Legnaro Cittadini Attivi)

giovedì 28 ottobre 2010

La discarica di Ponte San Nicolò

Ieri sera si è tenuta un'assemblea nella sala civica del comune di Ponte San Nicolò. L'argomento rifiuti penso ci coinvolga tutti di prima persona e per questa ed altre ragioni appena ho potuto sono andato li. Questo è il mio resoconto. Non riguarda direttamente Legnaro però....

Sono tante le cose che si potrebbero dire dell'assemblea di ieri sera e infatti spero che a questo mio intervento ne seguano altri appunto per cercare di comprendere quanti più punti di vista possibili.
La prima cosa è la presenza di oltre 200 persone di Ponte e di Casalserugo. Fra questi molti politici: assessori, sindaci, consiglieri sia di opposizione che di governo, sia di oggi che di ieri.
Non uno di questi, nemmeno quelli di destra che fanno capo alla giunta provinciale ( che ha approvato il progetto) e alla giunta regionale ( che avvalla il progetto), che si sia schierato a favore della riapertura della discarica: tutti inesorabilmente contro. Certo dire le cose come stanno, in queste sedi, in mezzo alla gente, non paga in termini elettorali. Ma l'unica cosa possibile e onesta da dire ieri sera (e che tutti dicono fuori dalle assemblee pubbliche), è che la discarica verrà riaperta magari a colpi di manganello come in Campania, ma verrà sicuramente riaperta.
Questo accadrà per un sacco di ragioni legali, ufficiali, economiche: la provincia ha approvato, la regione ha deliberato, l'APS Acegas ha studiato.... Ma la vera ragione per cui si riaprirà la discarica è che i rifiuti, che anche i cittadini di Ponte San Nicolò e Casalserugo producono, vanno smaltiti e la politica, a braccetto con l'economia, ha stabilito che la frazione non riciclabile vada bruciata e i residui della combustione vengano stoccati anche a Ponte San Nicolò. Per quale motivo andare a deturpare un'altra area vergine, quando quella in oggetto è già stata rovinata irrimediabilmente per sempre?
Ieri però tutti contro e nessuno disposto a fare i conti. Nonostante tutti sappiano che dopo le proteste, dopo i manganelli (al limite anche quelli), dopo la rabbia, arriveranno i camion e scaricheranno i loro contenuti pericolosi o meno che siano. Allora perchè la politica non è in grado di affrontare il problema per quello che è? Perchè i politici non dicono che sono favorevoli alla riapertura, ma si ostinano in prese di posizioni false ed elettorali?
La destra della Lega e del Pdl approva i progetti, ma la sinistra oggi azionista di APS approva e costruisce il nuovo inceneritore che per funzionare e rendere deve bruciare sempre più rifiuti. E quando si attiverà la politica della diminuzione dei rifiuti a monte e non solo quella della differenziazione e dello smaltimento? Mai perchè altrimenti cosa bruciamo dentro al nuovo "termovalorizzatore"? Cosa ce ne facciamo di un bel "termovalorizzatore nuovo in disuso"?
Allora, saltando alle inevitabili conclusioni, non rimane che cambiare la classe politica e nel frattempo ingoiare il rospo della riapertura. Ma accettando tutto ciò, accantonando la rabbia per essere stati presi per il sedere per 32 anni, ci sarebbe anche lo spazio per ragionare sui pro e i contro, per fare proposte serie, intavolare una trattativa, oltre che posizionare i cittadini esasperati dietro la barricate. Ma la politica vuole far risparmiare l'economia perciò si allega alla protesta, la guida, la cavalca salvo poi dire che non si poteva fare di più, o di trovare qualche capro espiatorio.
Un esempio di politica a mio avviso concreta e dalla parte dei cittadini:
1. Aps Ace Gas dice che la discarica rimarrà aperta per 12 anni:bene firmi immediatamente e senza condizioni un impegno pubblico che in caso di prolungamento del periodo previsto APS ( o la società che ci sarà in quel momento) pagherà ai comuni di Ponte San Nicolò e Casalserugo euro 100.000 per ogni giorno di utilizzo oltre la data prevista. Visto la sicurezza e l'accuratezza degli studi che sono stati presentati ieri sera da ingegneri e dottori non credo ci siano problemi di sorta ad accompagnare questa dichiarazione con una fideiussione.
2. Lo stesso dicasi per la tipologia dei rifiuti. Euro 50.000.000 se verrà trovato anche un solo kg di materiale estraneo alle liste presentate ieri sera. Euro 100.000.000 se per qualunque ragione ( qualunque!!!) si deciderà di trasformare la destinazione della discarica. Visto le ferme intenzioni, la certezza quasi spavalda dei rappresentanti APS non credo ci saranno obiezioni di sorta a sottoscrivere impegni così gravosi. Tanto non può succedere e non succederà mai: vero?
3. Oltre al rifacimento della viabilità cosa spetta ai cittadini dei comuni interessati? Questa è una domanda che nessun politico di professione farà mai davanti all'assemblea perchè significa patteggiare e la parola d'ordine elettorale è resistere o sparire. Ma senza farla, senza minacciare resistenza ad oltranza finalizzata a una trattativa, Aps non pagherà mai nulla per il favore: o sono dei benefattori?
4. A fronte di ogni quintale di rifiuti conferito, quanti euro verranno destinati per incentivare fornitori e aziende a produrre meno rifiuti, a rivedere le produzioni e le distribuzioni in chiave di risparmio di materiale?

Il centro del discorso però lo ha rilevato una intelligente signora che ha fatto notare che APS non è l'interlocutore per questo genere di cose, in quanto società pensa e agisce pensando ai suoi interessi, chi dovrebbe spiegare i perchè della riapertura sono i politici di provincia e regione che hanno già approvato, finanziano, studiano....Ma ieri nemmeno l'ombra, non conviene elettoralmente, chi ha il coraggio di dire la verità ai suoi elettori?
La politica dei partiti ha fallito, è morta: Pdl,Lega, PD.... tutti morti sepolti dentro a casse d'oro in cimiteri di potere, distanti dalla vita delle persone.

Di cosa potranno mai discutere i cittadini condannati con il loro carnefice in cravatta: prego cittadino scelga pure, desidera 100.000 tonnellate di merda o preferisce 75.000 tonnellate di liquami vari, ( con il cucchiaio da sommelier in mano) noi consigliamo una selezione di schifezze particolarmente adatta alla situazione, roba frasca sa, roba di campo....assaggi dai nostri vasetti.

Saluti Davide

domenica 24 ottobre 2010

Le tre caravelle

Ricevo e pubblico:

DEE - (la Nina). LALO - (la Pinta). TONI MEMO - (la Santa Maria).
E' una storia che molti di noi della vecchia LEGNARO conoscono, e io la voglio portare a conoscenza dei giovani e di chi vive a Legnaro oggi
Erano gli anni dal 1946 al 1957 ; questo periodo lo vorrei chiamare 2° RINASCIMENTO . Il piazzale della chiesa S. Biagio era circondato da paracarri intervallati da piante di acacia (robinie). Il piazzale era di ghiaia e terra battuta, così come tutte le strade comunali in quel periodo.
Sull'angolo a sud est del piazzale, tra via Orsaretto e via Roma , stavano due grosse pietre una sopra l'altra a forma di T . Queste pietre erano il simbolo di avvenimenti di tre epoche storiche di Legnaro. 1°epoca: guerra 1915/18, 2°epoca: periodo della dittatura fascista 1922/45, 3°epoca: dal 1946 in poi . Io la chiamerei PIETRA DELLA PACE, questi sassi venivano però chiamati PIETRA DEL BANDO.
Mi chiedo che fine abbiano fatto queste pietre.
Durante e dopo 2° RINASCIMENTO le pietre furono punto di riferimento per moltissimi giovani, di varie età, di varie estrazioni sociali. Noi dell'età dai 10 ai 16 anni, non avevamo orientamenti politici; io e tanti altri miei coetanei eravamo ignoranti politicamente , anche perché la mala politica portò distruzione, guerre, sofferenze e morte. Noi quella la conoscevamo purtroppo molto bene.
Cercavamo soltanto amicizie per confrontarsi con dialoghi , anche con opinioni diverse, con altri coetanei, per ricucire un tessuto strappato dalla dittatura e dalla guerra. Tante noccioline, tante carrube e tante straccaganasse abbiamo consumato su quelle pietre, tra amici e amiche. Quelle pietre furono da sfondo a molte storie.. Ora non ci sono più. Capisco, tutto ha un principio, e tutto ha una fine. E anche questa é una piccola,povera,storia dimenticata.
Dall'altra parte a nord est del piazzale , stava ubicato la sala del cinema. Era una sala adibita non solo a proiezioni filmati, ma anche riunioni per comunicazioni di massa ai cittadini legnaresi . Nei giorni festivi, nelle vicinanze del locale cinema, "ormeggiavano tre velieri", così li ho definiti (come le tre caravelle colombiane).
Erano niente altro che, tre carrettini coperti da una tela bianca a forma di vela, prolungati per contenere più frutta possibile. Sempre presenti nei giorni festivi .
DEE, LALO e TONI MEMO conoscevano vita e miracoli di tutto e di tutti coloro che frequentavano la piazza e non solo , conoscevano anche coloro che nella piazza, non c'erano mai . La signora DEE: era donna di costituzione robusta , era abile ed esperta nel il suo mestiere di venditore ambulante ; come si dice "una donna con gli attributi". Era simpatica e sapeva farsi voler bene , generosa, dal cuore grande . Il signor Toni Memo era una persona di statura media, un po' panciuto, come tutti i commercianti di genere alimentari. Lavorava in stretta collaborazione con la sua concorrenza. TONI, era quello che faceva le spese al mercato ortofrutticolo di Padova, sia per la signora DEE, e molte volte anche per LALO . Era l'unico ad essere attrezzato di mezzo da traino con cavallo.
LALO personaggio da non dimenticare ; era basso di statura, ma grande di umiltà e di bontà . Era amico di tutti, nemico di nessuno. Era il più giovane dei venditori ambulanti, arrivava sempre per ultimo con il suo veliero sul campo di battaglia. Però , recuperava subito quello che aveva perduto per il ritardo , era appassionato di calcio. Il Padova era il suo pane.
Tutti i giovani dai 10 ai 20 anni alla domenica circondavano il suo veliero per fare consumazioni e chiaccherare di sport, lui amava molto le belle ragazze. LALO , bontà infinita, é stato il primo ad emigrare in cerca di fortuna. Se ne andò in silenzio. Non ho avuto più notizie. Lo aspettiamo ancora, ma sono certo che non tornerà più. Il piazzale della chiesa e via Roma erano luoghi di raduno di giovani ma anche persone di una certa età .
A questo punto classifico i gruppi come si faceva allora nel 2° rinascimento. Spero di non dare dolore a nessuno ; chiedo scusa per i termini usati.
Gruppo - M. F.... ( Morti de Fame ).
Gruppo - B. B.. ( Basa Banchi ).
Gruppo - Ga. Ga'. P. M..(Pieni de Merda )
Preciso subito che io facevo parte nel gruppo dei M. F.
All'interno ogni gruppo, aveva i suoi intellettuali. Il gruppo che aveva più intellettuali, era gruppo B. B. Erano quasi tutti ragazzi e ragazze molto educati, erano sempre i primi della classe . Il loro linguaggio era perfetto, scandivano le parole con punti e virgole. Insomma erano dei veri e propri intellettuali.
Quando noi del gruppo .(M. F.) si faceva una misera proposta ; valeva sempre la loro, e ci consideravano per quello che eravamo: morti de fame. Erano ragazzi per bene e ci consideravano cittadini di serie C.
Ogni gruppo aveva le sue regole. Nel nostro gruppo avevamo inventato una nostra lingua, un gergo alla rovescia. Nessuno era in grado di tradurre il nostro linguaggio al di fuori dei M.F.. Quello che conosceva piu' vocaboli, era il nostro intellettuale porta voce. Scrivo una frase come esempio: ( Le tinvequensi leapri le es nogior lade cepa ). Traduzione : Il venticinque aprile é il giorno della pace . Dico la verità; non abbiamo fatto molto successo; anzi , proprio niente.
Il gruppo Ga'. Ga'. P. M erano i figli di papa' ; arrivavano all'imbrunire, si mettevano a circolo nei pressi della caravella di Toni Memo , era il banco più guarnito. Al centro del banco la frutta, sopra una cassetta di legno capovolta c'era un contenitore di vetro, con il fondo a specchio. Toni posizionava le paste dolci bene allineate, circa 15 paste, lo specchio e il fondo le moltiplicavano per tre ; il tutto sembrava un plotone di soldatini di piombo che noi M. F. ce le mangiavamo tutte con gli occhi .
Questo gruppo Gà Gà P. M , prima uno, poi l'atro, e poi l'altro ancora, se le mangiavano tutte , per davvero. Noi M. F. con gli occhi sbarrati ingoiavamo le straccaganasse secche tutte intere; ad un certo punto cadeva su di noi una malinconica tristezza , seguita da un profondo sospiro. Ce ne andavamo verso casa e per sfogare la nostra rabbia, ci mettevamo a calciare i sassi di rilievo sulla strada, rompendo pure le "carioche" (le carioche erano quattro striscie di cuoio inchiodate su un pezzo di legno a forma di sandalo che a noi M. F. serviva come calzatura estiva.
Questo era come si trascorrevano i giorni festivi nel periodo del 2° RINASCIMENTO. Anche questa é una storia povera ; ma vissuta.
Non so se questa sia una storia da ricordare: non é stata però
solo mia: é stata la storia di tantissimi miei coetanei concitadini di LEGNARO .
Vito Motti.

sabato 23 ottobre 2010

Se mancano i banchi figuriamoci la nuova scuola





Da "il Mattino di Padova" del 20 ottobre 2010.

Classe senza banchi alle elementari di Volparo
La ditta incaricata non li ha ancora consegnati
di Martina Maniero

LEGNARO. In classe da un mese senza banchi. Questa la situazione per 22 bambini delle scuole elementari «Livio Tempesta» di Volparo, che dal primo giorno di scuola si ritrovano a fare lezione senza tavoli su cui appoggiare libri e quaderni. A denunciarlo, con una segnalazione agli organi competenti, è una mamma che si è fatta portavoce delle preoccupazioni di molti genitori.

«Mia figlia - racconta Monia Strapazzon - mi ha detto che venerdì, essendo assente l'insegnante di ginnastica, la classe 3ªB è stata divisa e smistata nelle altre sezioni. Un gruppo di alunni, compresa mia figlia, è stato costretto a fare due ore di matematica in ginocchio oppure seduti per terra usando le sedie come appoggio, in quanto dopo un mese dall'inizio della scuola mancano ancora i banchi». La situazione era già stata contestata all'inizio dell'anno scolastico.

«Finché si trattava di arrangiarsi per qualche giorno - aggiunge la mamma - si poteva chiudere un occhio. Ma il problema si trascina da un mese e nessuno ci ha ancora comunicato se e quando verrà risolto. Come genitore - continua - mi sento delusa e disorientata. Confido che questa situazione non debba ripetersi in futuro, sperando che questi problemi logistici, che interessano anche la sicurezza all'interno delle classi, vengano risolti immediatamente».

«La ditta incaricata ha spostato la data di consegna degli arredi per la terza volta, dal 15 ottobre, data inizialmente prevista, al 25 ottobre» ha detto a questo proposito l'assessore alla Pubblica Istruzione Davide Parpagiola, che tiene a precisare: «Il Comune e gli uffici preposti hanno rispettato tutte le procedure del caso inoltrando per tempo la richiesta. Per evitare il ripetersi spiacevoli episodi - ha annunciato - stiamo avviando una serie di incontri per una maggiore collaborazione tra Comune e scuola». Il primo è avvenuto ieri sera, nella speranza che fra una settimana lo scandalo dei banchi diventi un ricordo.



Sono rassicurato dal fatto che si faranno incontri per coordinare meglio il rapporto con la scuola.
Se penso che sono ormai 11 anni che governano...
Presto un post sul trasporto scolastico e l'aumento del 70% ,per ora il sondaggio.
Saluti Davide

P.S.
Sabriiiiiiiiiinaaaaaaaa!!!!!!!

venerdì 22 ottobre 2010

P.Pasolini




PRIMO PUNTO ALL'ODG:
Spegnete la televisione, accendete la rete e selezionate voi i contenuti che più vi interessano!!!! 7,8 1000 canali a pagamento e non, non bastano, sono una miseria, per lo più merda premasticata da chi non fa di certo i vostri interessi. La televisione anestetizza il cervello tanto è vero che per risvegliarlo dal tormpore e renderlo reccettivo nei momenti di pubblicità gli autori televisivi adoperano argomenti e immagini sempre più forti e brutali: la morte di Sarah, il culo della velina... Sesso e morte interagiscono con le parti del nostro cervello più antiche e animali, quello più inconsce meno controllabili. Il gatto putrefatto sul ciglio della strada fa obiettivamente schifo, ma non è possibile resistere a non guardarlo, lo stesso dicasi per l'incidente nell'altra corsia. In rete c'è tutto quello che trovate in tv, ma anche molto altro. Molto di peggio si può certamente dire, ma anche molto di meglio. Non fatevi mancare nulla, Eros e Thanatos, spazzatura e informazione l'importante è essere voi a scegliere.

SECONDO PUNTO ALL'ODG:

Io so i nomi... / di Pier Paolo Pasolini
Da: "Scritti Corsari", 14 Novembre 1974, di Pier Paolo Pasolini

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.
Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. 12 dicembre 1969: alle 16,30 un ordigno esplode all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocando 16 morti e 84 feriti Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...



I fatti non sono più gli stessi certo, rimane il vuoto lasciato da personalità come Pasolini.
Il libro "Scritti corsari" raccoglie gli articoli scritti dal poeta nel Corriere della Sera. Credete oggi sia possibile che un intellettuale così poco allineato e di rottura come Pasolini possa esprimersi utilizzando il più diffuso quotidiano nazionale? Questo per dare la misura del momento che stiamo vivendo.


"L'intelligenza non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager tu otterrai, da una dei milioni d'anime della nostra nazione un giudizio netto, interamente indignato. Irreale è ogni idea irreale ogni passione di questo popolo ormai dissociato da secoli la cui soave saggezza gli serve a vivere, non lo ha mai liberato. Mostrare la mia faccia, la mia magrezza, alzare la mia sola, puerile voce non ha più senso. La viltà, avvezza a veder morire nel modo più atroce gli altri con la più strana indifferenza. Io muoio, e anche questo mi nuoce".
(P.Pasolini) Scritti corsari,1975


Saluti corsari Davide

mercoledì 20 ottobre 2010

Sul tetto o a terra?



Ricevo e pubblico il seguente intervento in merito alle proposte di realizzazione di un impianto fotovoltaico sul terreno comunale di via Garibaldi a firma del sindaco Oregio Catelan e l'assessore ing. Righetti


Non sò, credo che manchino molte informazioni e occorrano altri ed ulteriori chiarimenti per capire l’opportunità di questo impianto fotovoltaico a terra su un terreno di proprietà comunale.
Chiarisco che sono a favore degli impianti fotovoltaici, ma prima di occupare terreni pianeggianti, ( che potrebbero essere destinati ad altri usi, senza vincolarli per 20 anni), sono molto più a favore per realizzare impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole, magazzino comunale, municipio ed altri edifici pubblici, nonché sui capannoni industriali ed abitazioni.
Del resto, salvo qualche esempio, tra l’altro presente in edifici pubblici particolarmente significativi, il tetto è il “quinto” prospetto di un edificio, ma trattandosi il 90% dei casi di superficie opaca, a tenuta dell’acqua e a protezione del sole, strutturalmente atta a ricevere carichi, è un “prospetto mancato”, perché non permette la vista del cielo o di altra vista significativa, e quindi perché non utilizzarlo per realizzare appunto impianti fotovoltaici?
Da più di un decennio, inoltre, in Veneto e non solo, si fanno conferenze, studi, seminari, workshop, sul paesaggio della pianura veneta che è stato oramai modificato da una gestione del territorio pianificata “campanile” per “campanile”, creando centinaia di piccole zone artigianali in ogni comune, occupando poi il territorio con le lottizzazioni residenziali.
Ora per fortuna la pianificazione è fatta, a livello comunale, per mezzo dei Piani di Assetto del Territorio ( PAT ) o meglio ancora tra più comuni riuniti attraverso i P.A.T.I. ( Piano di Assetto del Territorio Intercomunale ).
Quel che resta del paesaggio aperto, e della campagna, forse sarebbe opportuno lasciarlo all’agricoltura, che magari si innova, così il contadino che vuole aumentare la sua rendita, prima realizza una serra, per coltivare magari prodotti locali, ( prodotti a km 0) e sopra realizza un bel impianto fotovoltaico, per l’azienda, e con lo scambio sul posto ammortizza il tutto.
Realizzare un impianto fotovoltaico a terra, se da un lato può essere più agevole per la manutenzione ( pressoché così minima negli impianti fotovoltaici ) alla fine del ciclo produttivo e di esercizio ( circa 30 anni ), oltre a demandare al proprietario l’onere dello smaltimento dei pannelli ( intervento per il quale in Germania è già nata una discreta fascia di mercato ), lascerebbe altre opere ingegneristiche ( plinti, rete cablaggio ecc ) in carico al proprietario che, seppur ricevendo in piena disponibilità l’impianto, alla fine del diritto di superficie ( 20 anni ) deve accantonare una somma per il ripristino delle condizioni del terreno ante impianto.
Queste cose devono essere eventualmente ben chiarite in sede di convenzione, al fine di evitare inutili spese e sorprese alla fine dei 20 anni.
Dai dati enunciati, non è certamente ben chiaro perché su un terreno che vale 80.000,00 euro, ci sia una società disposta a versare un “affitto annuo” pari a 100.000,00 euro. Datemi il nominativo, ed io troverò 10 tetti di capannoni industriali ( visto che l’interporto di Padova lo stà già facendo per gli immobili di sua proprietà ).
A parte la battuta, non capisco perché se esistono società E.S.C.O. che nell’impegno tecnico e finanziario per realizzare un impianto fotovoltaico, sono sempre pronte a realizzarlo il più efficiente possibile al fine di massimizzare la differenza, in termini economici, tra quanto corrisposto loro per la produzione di energia elettrica, ( e quindi ricevere l’incentivo su quanto prodotto ) e le spese sostenute per realizzare l’impianto stesso.
Con lo scambio sul posto inoltre si potrebbe risparmiare sulla bolletta e quindi sulle spese comunali.
Normalmente queste società sono anche disposte a rifare tetti di edifici pubblici e privati pur di garantirsi che i moduli fotovoltaici “non volino” via in questi temporali sempre più forti.
Per realizzare tale impianto, oltre alla semplice accensione di un mutuo, che però è sempre legata a problemi di patto di stabilità ed investimenti, esistono altre forme più snelle quali il leasing finanziario o meglio ancora leasing operativo per coprire le spese di realizzazione dell’impianto.
A rigor di cronaca, anche la città del Vaticano, sul tetto della sala Nervi, ha realizzato un impianto fotovoltaico formato da 2400 pannelli, pari a 221 Kwp che producono 300 Mwh di energia pulita annua.
Realizzarlo anche sui tetti del comune o delle scuole, non ci garantirà certo il paradiso ( per chi ci crede ) ma sicuramente servirà all’ambiente e alle casse del comune.

Roberto Pescarolo.

Saluti Davide

giovedì 14 ottobre 2010

SI VA A TRONCHI, TEMPI DA NON DIMENTICARE




Ricevo e pubblico:

Legnaro non è un paese di villeggiatura e quello che sto per raccontare non era un hobby o un divertimento, era una necessità familiare.
Questa attività, se così si vuole chiamarla, ha origini antiche, il periodo in cui si poteva svolgere era tra il 15 ottobre e il 20 dicembre: prima di questa data gli alberi sono ancora coperti dal loro fogliame, oltre le condizioni del tempo non lo permettono.
Le attrezzature erano semplici e a portata di tutti, una carriola grande e due sacchi; non doveva mai mancare una menara (ascia). Questa attività richiedeva sempre due persone, uno guidava la carriola, l’altro con una corda la tirava con tutto il suo carico. Il percorso era sempre lungo attraverso fossi e boschi, qualche volta lungo il fiume per raccogliere pezzi di legna trascinati dalle piene.
I TRONCHI sono pezzi di legna secca prelevati dalla base di un albero tagliato (detto tappara). Era severamente vietato prelevare legna dagli alberi di alto fusto e soprattutto ancora verdi. Per chi trasgrediva questa regola le punizioni erano: sequestro immediato del carico fatto e di tutta l’attrezzatura ma non solo, si doveva dare alle guardie nome e cognome.
Ultimato il carico si tornava casa, molte volte a notte fonda, stanchi sfiniti ma contenti per avere fatto un carico di TRONCHI di legna secca. Non era molto, si faceva fuoco circa una settimana. Tengo a precisare che a quei tempi esistevano anche fonti di "energia alternative": scanarei e scataruni, (sono la parte interna della pannocchia di granoturco) ottimo combustibile erano le graspaioe ( i resti dei grappoli d’uva, cioè la vinaccia), le fascine (piccoli ramoscelli di potatura), canne di granoturco legate con una stoppa, (la stroppa era una bacchettina sottile e flessibile di legno salice detto anche stroppaia).
Questo mestiere era facile e semplice da imparare, noi lo prendavamo per gioco, invece era una necessità per la famiglia. Con questo povero e umile lavoro, siamo riusciti a sopravvivere e campare per secoli. L’inverno era lungo da passare e, senza legna da ardere, sarebbe stato ancora più lungo. Molte volte l’inverno diventava corto, perché si moriva dal freddo prima che finisse, ma questo capitava in quei di case (tuguri) dove abitavano persone anziane, sole e spesse volte ammalate e inferme, non avevano certo le forze per andare a tronchi. Come si diceva allora? Amen, così sia.
Questa specie di attività, la facevano quelle famiglie che non avevano terreni per coltivare la legna anno per anno, e qui a Legnaro non erano poche. Questo lavoro era considerato umiliante, perché dimostravi di essere un bracciante agricolo ossia un morto di fame. Il bracciante agricolo non era un stipendiato come lo si può immaginare oggi, era una persona come tutte le altre, aveva le mani grandi e callose, braccia robuste, ma si faceva un mazzo così- (+)- per avere il minimo indispensabile e superare periodi stagionali freddi. Alla fine però questo lavoro era molto utile per l’ambiente: i fossi , i boschi e piccoli corsi d’acqua erano puliti e ben curati. Nei fossi, da bambini, facevamo il bagno, ora se fai il bagno nei corsi d’acqua rimani fritto per sempre.
Non mi dilungo per non essere noioso con questi miei ricordi. Voglio soltanto comunicare le differenze ambientali del nostro paese, delle nostre campagne, dei nostri corsi d’acqua dei fossi. Come lo erano quando si andava a tronchi, come lo sono quando a tronchi non si va più.
Sono passati oltre settanta anni, non abbiamo più bisogno di andare raccogliere i TRONCHI di legna e le bacchettine o di raccogliere le foglie degli alberi per fare il letto alle mucche. Ora non serve più raccogliere il sottobosco e tantomeno fare pulizia ai fossi, non vengono più curati i boschi, non viene più tagliata la legna, tutto viene lasciato in abbandono a se stesso. I fossi sono diventati topaie inagibili, alberi secchi, foglie marce hanno creano odori, producono zanzare di alta qualità. Ci sono i fossi zeppi di marciume, non solo è inquinamento, ma fa da tappo allo scorrimento delle acque piovane con conseguenze che tutti noi conosciamo.
Ora quel bracciante agricolo è verso gli ottanta anni, li porta ancora bene, lo vediamo camminare lungo quei fossi, lungo quei piccoli boschi rimasti, lungo i corsi d’acqua ; scuote la testa e parla da solo, non perché sia diventato un rimbambito ma perchè sta dicendo "Per secoli abbiamo vissuto e lavorando queste terre, fatto pulizia ai fossi e boschi con le mani e con il sudore, adesso dopo pochi decenni abbiamo tecnologie avanzate, ruspe meccaniche, scavatori, macchine agricole con controllo numerico computerizzato, macchine operatrici che da sole possono sostituire trecento braccianti agricoli. Quanti sacrifici abbiamo fatto per fare studiare i nostri figli, e loro hanno inventato mostri meccanici capaci di distruggere e modificare il nostro pianeta, distruggere le nostre campagne, i nostri fossi e boschi. Ora, studiosi e tecnici dalla capoccia grande come una zucca (O.G.M.naturalmente) sfruttano la natura, badano soltanto al profitto per interessi propri, il loro scopo non è quello di salvaguardare il benessere dell’ambiente ma, distruggere l’ambiente per creare ricchezze per pochi. Ora quei terreni, quei fossi quei boschi rimasti, quelle acque che stentano a correre nel loro letto carice di veleni, insetticidi, diserbanti, un giorno non lontano si ribelleranno e ce la faranno pagare a tutti, compresi gli artefici di tutto ci".
Ora quell’ anziano di quasi ottanta anni sta rientrando a casa dal suo giretto quotidiano , guardando verso il cielo con la mano destra chiusa a pugno batte sul petto, parla sottovoce si da la colpa di tutto ciò.
Resta a tutti noi giudicare il perché quell’anziano si dia la colpa.
Nessuno è padrone di questa terra, siamo tutti ospiti e per questo dobbiamo rispettarla e consegnarla a chi verrà dopo di noi intatta. Siamo qui soltanto di passaggio.
Anche questo è un piccolo e umile racconto vissuto e dimenticato ma non da me!! .
Vito Motti

domenica 10 ottobre 2010

Non tutti sono in linea. Il pavimento dell'arcostruttura

Ricevo e pubblico.
Introduco però dicendo, per chi non lo sapesse, che l'amministrazione ha scelto di aggiustare la pavimentazione dell'arcostruttura senza considerare la soluzione tecnica proposta dai pattinatori in linea. I costi delle due soluzioni si assomigliano, ma adottando l'idea degli "Hockeysti" si avrebbe avuto certezza sulla durata e flessibilità di utilizzo. Come al solito le motivazioni a corredo della decisione sono scarse per non dire inesistenti, si scarica il barile e si finge di essere interessati. A margine di questa vicenda ci sono i rapporti fra associazioni e comune, mai chiari e limpidi, sempre contaminati da giochi di potere, spartizione di denaro e scambi elettorali.
Questa amministrazione non è libera di adottare le misure più convenienti per i cittadini bensì si dimostra ancora una volta serva di chi fa la voce più grossa o, grazie a presunte capacità di influire, appare più potente.


Abbiamo lasciato sedimentare le impressioni sulla partecipazione all'ultimo Consiglio Comunale, dove ci sentivamo un po' protagonisti per la richiesta di attenzione sull'arcostruttura e la sua sistemazione.
Devo dire che va dato atto all'Amministrazione di avere ascoltato chi, interpretando le nostre richieste ed esigenze, ha preso la parola e di avere comunque dato spazio alla questione. Stefano Venturini ha posto il problema con civiltà, con il minimo necessario di recriminazioni e soprattutto con la seria intenzione di aiutare a capire cosa succederà domani.
Ha cercato di sollevare una questione basilare in una comunità che voglia dirsi matura e in cui il confronto sia fondante: come conciliare la partecipazione dei cittadini e dei gruppi e l'assunzione di responsabilità da parte della pubblica amministrazione.
La conciliazione non è affatto impossibile come pensa l'Assessore allo Sport, non siamo di fronte a una scelta manichea; è solo questione appunto di maturità e di allenamento alla gestione delle relazioni, degli inevitabili conflitti e delle risorse.
Le leggi permettono, anzi incoraggiano entrambe queste possibilità, ma sono leggi – purtroppo – i cui principi sono stati sotterrati da atteggiamenti superegoici delle pubbliche amministrazioni e dalla prepotenza del quattrino sia nella gestione dei bilanci pubblici, che nella presa di posizione dei tecnici, talvolta acquiescenti, piuttosto che coerenti e sicuri. Ascoltare le persone e i gruppi, acquisire elementi tecnici nuovi e abbandonare pregiudizi si deve e si può, ma non sempre è comodo e chi nelle pubbliche amministrazioni ha coraggio di farlo non la passa liscia.
La sensazione alla fine del Consiglio Comunale, e in generale sul tramonto della vicenda, è che le opinioni siano state approfondite per modo di dire, che i tecnici (sia chi si occupa di strutture, sia chi si occupa di attività) abbiano di meglio da fare, che l'anzianità di servizio nella comunità locale e le reti vischiose di rapporti incancreniti pesino in modo assoluto sulla vita del paese, che le novità spaventino e che ne conseguano atteggiamenti di chiusura, che le esigenze siano minimizzate (dietro alla vicenda ci sono persone che si sono esposte economicamente per le attività sportive). Non belle cose.
Quanto all'Assessore, che raramente abbiamo visto affacciarsi nella pista di pattinaggio (come del resto i suoi predecessori), ha dato un'impressione di pressapochismo e scarsa conoscenza, con le sue contraddizioni, con lo scaricare le responsabilità addosso ad altri per poi assumersele giusto per chiudere il discorso come si fa con i bambini e con i matti. Per fortuna in sottofondo si sentiva la voce dell'Assessore Licata, che oltre a essere Ingegnere è anche ex Pattinatrice: e questo taglia la testa al toro, pazienza se sono almeno dieci anni che non bazzica l'ambiente, ci si inchina davanti a una sapienza indiscussa.
Le ragioni VERE di chi suggeriva una soluzione diversa – e, voglio ancora sottolineare, per un altissimo senso civico – non sono state prese in considerazione: se corre voce che è meglio fare così, diamo ascolto alle voci.
Senza nulla togliere a Venturini che si è battuto come ha potuto, anzi rinnovando il ringraziamento per la serietà con cui ci ha accolti e continua ad accoglierci, l'opposizione è una scarsa opposizione, dato che come tutti sappiamo 3 consiglieri su 5 si sono semplicemente rimescolati rispetto alla precedente amministrazione e sono fatti della stessa pasta (non ci siamo dimenticati il ridicolo, si fa per dire, di due liste pressochè uguali, vero?).
Comunque, poiché ci sembra importante comunque guardare avanti, tra amici, pur delusi, abbiamo sottolineato gli aspetti positivi della vicenda:
• l'hockey e gli hockeisti hanno raggiunto una maggiore visibilità
• abbiamo contribuito a informare e abbiamo ottenuto maggiori informazioni
• abbiamo allargato la nostra rete positiva di contatti e conoscenze nel territorio
• abbiamo fatto e conosciuto un pezzo di storia che tornerà utile in futuro (probabilmente nemmeno questo lavoro durerà a lungo...)
• abbiamo condiviso tra atleti e dirigenti la fatica di pensare e agire
Gli esiti della storia sul tran tran legnarese quotidiano sono poco risaputi ai più, ma basti dire oggi qualsiasi cosa dica un rappresentante dell'hockey (anche all'interno della Polisportiva che contiene questa disciplina) crea un polverone, viene fraintesa e utilizzata per ulteriori discussioni che sono francamente una perdita di tempo.
Sta di fatto che chi si è attivato - PattiniNews con gli spazi di informazione e i dirigenti Fox per quanto di competenza - sono stati soprattutto accusati di esprimere un punto di vista e proporlo legittimamente e civilmente, di parlare, di pensare. Credevamo che tutto questo fosse permesso, ma oggigiorno non è così, non a Legnaro.
Un'altra impressione che ricavo dalla lunga conoscenza del territorio di Legnaro, della macchina pubblica e dell'ambiente del cosiddetto privato sociale, è che la partecipazione pubblica alla vita delle associazioni sia eccessiva, quasi un'ingerenza, o peggio ancora che il mondo di alcune associazioni sia tutt'uno con quello dell'amministrazione comunale. Nemmeno questa è una cosa bella: a me sembra il segno di rigidità, chiusura, scarsa fantasia e poca possibilità di confronto, mentre la vivacità del mondo associativo dovrebbe essere (ed è in effetti in altri contesti più ricchi e aperti) assolutamente libera.
Ci tengo a dire che quello che ho scritto è solo il mio punto di vista, non parlo né a nome del Fox, né dell'associazione PattiniNews. Giusto perchè nessuno se la prenda con chi non c'entra.
Grazie ancora a Davide che cura questo spazio di confronto.
Silvia Rocchini




Saluti in linea Davide

mercoledì 6 ottobre 2010

Lali e i tre uccellini



Se questo blog ha un senso credo che sia racchiuso nei racconti di Vito. La condivisione dei ricordi, la comunità, la tradizione come fattore aggregante di un gruppo eterogeneo di persone. Come singoli siamo i nostri ricordi, come comunità siamo i ricordi di tutti. Cancella la memoria a un individuo e cosa rimante di lui?
Spero che Vito continui nei suoi racconti e che altri lo imitino: il blog è sempre a disposizione.

Consiglio questa storia ai bambini con non più di 10 anni
Cari bambini e bambine; vi racconto questa storia vera di tanti e poi tanti anni fa.
Lali é il sopranome di un mio compagno di scuola elementare. Voglio precisare che tutti noi a quei tempi avevamo un soprannome, il nome originale veniva usato solo nelle occasioni particolari: in classe con la maestra, al catechismo, ecc. Fuori da questi luoghi usavamo esclusivamente il sopranome. Voi vi chiederete il motivo dei sopranomi? Di preciso non ve lo so dire. La stessa domanda io l'ho fatta a mio nonno Lalo e lui mi disse “caro Vito, con il passare degli anni i nomi si consumano e avere il sopranome nella vita è sempre utile”. Parole sagge.
Lali parlava quasi sottovoce con una tranquillità pacata, silenzioso e sereno. Era un personaggio simpaticissimo, non disturbava mai nessuno, la sua passione erano gli uccellini, aveva l’arte di costruire gabbiette per uccellini piccoli e orfani senza mamma, oppure caduti dal proprio nido durante una violenta tempesta.
Questa è la storia di una famiglia di uccelli cinciallegra,(“sparinsoe” in dialetto veneto). Lei, la mamma, era una mamma sciagurata: abbandonò il proprio nido e se ne andò con un altro uccello, lasciando in abbandono i propri uccellini. Era sciagurata e bellissima come una top model.
La cinciallegra è elegante, ha un piumaggio tutto colorato; la parte superiore è verde e celeste con sfumature in rosso, le piume della coda sono di colore bianco nero e gialle, quando saltella sui ramoscelli degli alberi si gira con la testa in giù per catturare formiche e piccoli insetti. Costruisce il proprio nido nelle cavità dei vecchi alberi come il salice. Il salice infatti è una pianta che ospita molti insetti. La cinciallegra è sempre in movimento, mai ferma e si muove tutta a saltelli, canta sempre perché ha una bella voce, ma è un po' stonata.
Un bel giorno di primavera, si avvicinò alla cinciallegra con fascino e galanteria il ballerino cardellino tutto saltellante , tutto gaio e promettente. Il cardellino portava con sé un vermicello come dono del loro primo incontro. Lei, girando su se stessa per tre volte, si fermò accanto a lui, e con un’occhiata birichina, muovendosi sinuosa carica di grazia e dolcezza, accettò il dono. Credetemi, è stato un colpo di fulmine a ciel sereno per la velina cinciallegra.
Il cardellino è piumato con mille colori, sopra il becco ha tre anelli colorati rosso, giallo e celeste, due occhi guardinghi che sembrano due perle nere sempre in movimento.
Subito i due si innamorarono. Diciamo la verità, stavano bene assieme, erano una coppia che faceva invidia anche a principi e principesse uccelli. Di comune accordo, cinciallegra e cardellino si misero a cercare l'albero dove costruire il proprio nido, a fine lavori giurarono amore e fedeltà reciproca. Dalla loro unione nacquero tre uccellini: Piopio, Cincin e Zipzip. Dopo lo svezzamento dei piccini, quando furono pronti per volare fra mamma cinciallegra e papà cardellino qualche cosa non funzionò. Lei era davvero esigente, voglio questo, voglio quello, non fare questo, non fare quello: era diventata insopportabile. Lui, il ballerino cardellino non la sopportava più, un giorno battè le ali, prese il volo e se ne andò. Lei, mamma cinciallegra furbetta, conosceva un fringuello che da molto tempo le faceva la corte (il fringuello è un altro uccellino della categoria “becco gentile”, il colore del piumaggio è quello dell'arcobaleno). Sciagurata mamma, piantò tutto e se ne andò con il fringuello abbandonando i piccini Piopio, Cincin e Zipzip.
Lali, conosceva benissimo tutte le famiglie degli uccelli, le loro abitudini sia nel bene che nel male. Si accorse subito di quel nido abbandonato con tre uccellini affamati. Allora cosa fece? Salì sull'albero, prese nido e uccellini e se li mise nella tasca più grande della giacca , scese dall'albero e se ne andò a scuola.
E’ un mattino del mese di giugno, la maestra fa l'appello, al nome di Lali non risponde nessuno.
Come sempre Lali arrivò a scuola in ritardo, bussò la porta, entrò in aula, salutò la maestra, posizionò la cartella sopra il suo banco tutto silenzioso senza parlare, tornò indietro e se ne andò diritto diritto in castigo nello stanzino prima del cesso ( perdonatemi bambini, non lo posso proprio chiamare bagno perchè mancava l'acqua, mancava la carta igienica, mancava il sapone: c'era soltanto odore e quattro buchi sul pavimento; noi maschietti, avevamo gioco facile a fare centro, le bambine erano un po’ più in difficoltà).
La maestra non aprì bocca, Lali sapeva cosa doveva fare. Dopo qualche momento, la maestra lo chiamò e disse “Lali, vai al tuo posto a ultimare le lezioni” e lui “si! signorina maestra” e con la testa abbassata andò a sedersi sul suo banco a completare i compiti.Lali però preferiva restare nello stanzino: come avrete capito, non amava molto la scuola, amava soltanto la natura e sopratutto restare assieme agli uccellini orfani che teneva nella tasca della giacca.
Una volta seduto sul suo banco, estrasse dalla sua cartella di cartone il quaderno dei compiti. Fingeva di fare i compiti e invece dava da mangiare a Piopio, Cincin e Zipzip. I tre uccellini pigolavano a squarciagola: volevano mangiare di più! La maestra aveva l'udito fino, senti il cinguettio degli uccellini e disse “c'è un uccellino in aula! Bambini, liberate l'uccellino!” Lali liberò Piopio, l'uccellino volò diritto sul vetro della finestra, più volte cercò di uscire. Guido, detto “macchina”, era il più alto della classe; afferra con una mano l'uccellino, se lo avvicina a sé e lo porta all'altra finestra , ed esclamo “macaco! È questa la finestra aperta” e lo liberò.
La maestra seguì tutta la scena “Guido! Non si parla così a un uccellino piccolo e indifeso!” Guido rispose pronto “mi scusi signorina maestra ma quell'uccellino è tre volte macaco, perchè per tre volte ha cercato di uscire dalla finestra chiusa”. “Va bene, va bene ,vai pure al tuo posto”
“Si signorina maestra” e con un balzo saltò un banco vuoto e si mise seduto alzando le braccia a mani chiuse come in segno di vittoria. ( Ai bambini di oggi credo sia opportuno spiegare un dettaglio. I banchi della scuola avevano posto a sedere per due bambini; per scrivere non esisteva la penna a sfera o penna biro, si usava il pennino a inchiostro. Al centro del banco stava posizionato un calamaio a due vaschette, una vaschetta conteneva inchiostro nero o blu, l'altra vaschetta conteneva inchiostro rosso).
Lali allora cosa fece, prese l'altro uccellino Cincin, prelevò una piuma senza che lui se ne accorgesse , infilò la piuma sul pennino della penna da scrivere e la intinse nell'inchiostro blu e rosso, così dipinse l'uccellino, cambiando i colori originali di Cincin, e gli disse “con questi colori assomigli più al papà che alla tua sciagurata mamma. L'uccellino prese a cinguettare. La maestra sentì ancora un altro uccellino e disse “liberate quell'uccellino!”. Lali aprì la mano e liberò il secondo uccellino ancora fresco di inchiostro blu e rosso. Sentendosi libero, si alzò con volo incerto, carico di inchiostro, ma non va fuori dalla finestra, va diritto sul volto della maestra imbrattandolo di colore, poi riprende il volo, devia e se ne va fuori dalla finestra aperta.
La maestra rimase ferma un po’ scioccata, senza parole, ancora non si era accorta di avere una pittura di un uccellino sulla guancia. Noi tutti, con la testa abbassata e le mani sulla bocca per non scoppiare a ridere, nel vedere la maestra con quello stemma sul volto non riuscivamo più a resistere. A un certo punto la maestra si accorge di avere una mano sporca di inchiostro, subito estrae lo specchietto dalla tasca e si guarda. Cambiò immediatamente espressione, non sapeva cosa fare, piangere o ridere,nascondersi o fuggire. Per fortuna si è messa ridere. Meno male, è stato un sollievo per noi, abbiamo incominciato a respirare. La maestra chiama Lali “vai in castigo dietro la lavagna” e Lali “ si signorina maestra”.
Con fermezza disse a tutti noi: adesso il primo che si muove va a casa con uno “0” in condotta, avete capito? Noi tutti in coro: si signorina maestra!!.Lei si assentò per pulirsi dal bombardamento di inchiostro. Lali, in castigo dietro la lavagna, continua sempre lavorare con la sua fantasia devastante, sa benissimo di avere il nido in tasca con un altro uccellino.
L'uccellino Zipzip essendo rimasto solo, incominciò cinguettare anche lui . Lali non sapeva più cosa fare perchè Zipzip stesse zitto prima dell’arrivo della maestra, l'uccellino senza i fratellini aveva freddo, bisognava coprirlo con qualcosa, e trovandosi in castigo dietro la lavagna non aveva niente a portata di mano per poterlo coprire. C'era solo l'impermeabile della maestra , allora Lali che cosa fece? Con una mano cercò nella tasca dell'impermeabile e trovò un fazzoletto, prese l'uccellino Zipzip e lo avvolse nel fazzoletto, l'uccellino, per fortuna smise di cinguettare, e Lali tirò un sospiro. Subito dalla porta entrò la maestra, tutti noi per rispetto ci alzammo in piedi, la maestra disse ”seduti!”. Noi con gli occhi sbarrati puntammo lo sguardo sul viso, era ancora un po’ rossa, però si pulì bene. La maestra chiamò Lali e disse, “vai al tuo posto!” Lali in fretta e furia mise nella tasca dell'impermeabile il fazzoletto con l'uccellino zip zip avvolto e se ne andò al suo banco.
La maestra incominciò a dettare( erano i compiti per casa), e noi tutti intenti a scrivere ed ascoltare. A un certo punto la maestra starnutisce e poi ancora una volta, subito va dietro la lavagna cercando la tasca dell'impermeabile per prendersi il fazzoletto e li per li non succede niente. L'uccellino, essendo piccolo non si notava, lentamente aprì il fazzoletto portandoselo al naso , fece un respiro per soffiare, mentre aprì la mano, proprio sotto il naso, frullò via l'uccellino Zipzip imboccando giusto la finestra aperta . La maestra, fece un grido di paura e due passi indietro, si appoggiò sulla cattedra, con le mani si sostenne la testa e resto ferma per qualche minuto. Sembrava stesse per svenire. Regnò per alcuni istanti un silenzio tomba.
Lali , piano piano, mise il quaderno nella cartella e con molta delicatezza, in punta di piedi, lentamente, camminò verso l'uscita, aprì piano la porta e in silenzio se ne andò. Sono certo che da quel momento non entrò più in una aula di scuola.
Questo racconto lo voglio dedicare a Lali che se ne andò lontano, lontano e non tornerà mai più. Caro Lali, come vedi c'è sempre qualcuno che ti ricorda, quello che tu facevi, lo facevi con passione. Forse, noi tutti, compresa la maestra non ti abbiamo capito. Sono certo che qualcuno ti ha capito e accolto con devozione e passione per quello che tu eri: amico degli uccelli. Ciao Lali.

Vito Motti.

sabato 2 ottobre 2010

L'ing. Righetti crede a Babbo Natale?



In fin dei conti se qualcuno ti dice che la notte fra il 24 e il 25 dicembre un uomo con la barba bianca, il vestito rosso e le renne passa per casa tua depositando regali sotto l'albero... perchè non credergli e lasciargli la porta aperta e andare a dormire tranquilli?
Se qualcuno è così fuori di testa da prendersi la briga di fare regali in questa maniera bizzarra perchè non lasciarglielo fare?
Questo in sintesi il concetto espresso dal nostro assessore all'ecologia ing. Righetti l'altra sera in merito al fatto che un'azienda sarebbe disponibile a realizzare un impianto fotovoltaico completamente a spese proprie e, in cambio del diritto di superficie per 20 anni di un terreno di proprietà comunale (valore commerciale 80.000 euro) , riversare nelle casse comunali ben 100.000 euro all'anno per 20 anni (2.000.000 di euro)
L'opposizione tutta, calcolatrice alla mano, sottolinea il fatto che commercialmente l'impresa non ha alcun interesse a pagare una cifra così alta per un terreno dal valore così basso, spesso offerte troppo vantaggiose si rivelano truffe o nel migliore dei casi non così convenienti come sulla carta. Io aggiungo che un impianto fotovoltaico di poco meno di un Mw produce energia per almeno 30 anni: è curioso come un'impresa si metta da sola nel pericolo di dover sbaraccare tutto con ancora un impianto in grado di produrre reddito.
Ma a queste semplici osservazioni l'ing Righetti, affiancato dal consigliere Maniero, risponde che non sono fatti dell'amministrazione verificare le capacità imprenditoriali di aziende così generose: se qualcuno vuole versare così tanti soldi a fronte di un così piccolo servigio fatti suoi.
Tutto giusto se ci riferissimo a soldi nostri, terreni nostri e impegni nostri. Peccato che in questione ci siano soldi, impegni e terreni pubblici ossia di tutti: ritengo sia un dovere imprescindibile di ogni amministratore verificare fino in fondo tutte le possibilità per scongiurare eventualità negative che poi ricadrebbero sulle spalle di tutta la cittadinanza, magari a distanza di tanto tempo.
Ma, in tempi di crisi come oggi, è più bello credere a Babbo Natale e rimanere un po' più superficiali del solito, meglio continuare a dormire aspettando il momento del risveglio, fiondarsi giù per le scale con il cuore in gola e finalmente abbracciare il nostro regalone fiammante tutto colorato.

Saluti Davide

P.S.
Il sindaco Oregio Catelan ha proposto di garantire il comune condendo il contratto con fideiussioni ad hoc per ogni minimo aspetto. Propongo che l'ing Righetti, così convinto della bontà di questo affare, si esponga personalmente ad esempio con una fideiussione ipotecaria di 100.000 euro a parziale copertura di eventuali imprevisti per tutta la durata del contratto più 5 anni.
Se lo farà il sottoscritto, vestito da Babbo Natale, aiuterà la proloco a distribuire caramelle nel periodo natalizio per tutti gli anni che rimarrà residente a Legnaro.