venerdì 21 gennaio 2011

Il treno ultima parte



Si viaggiava sul treno con la nebbia; per evitare di essere mitragliati dagli aerei caccia inglesi, che in quel periodo fecero moltissime vittime.
Ecco perche si preferiva viaggiare con la nebbia.
Perché il pancione ? Voglio precisare, non c’era solo mia madre che faceva questo gioco del pancione fingendo di essere incinta.
Tantissime altre donne della comunità Ardoneghe e Volparo facevano questo gioco. Moltissime di queste donne andavano a Venezia, tante altre andavano a Vicenza, Verona. Queste donne coraggiose erano l’ultimo anello di una lunga catena. Dietro di loro c’era molto personale che lavorava per fare il pancione di queste donne. Non fraintendetemi, queste donne hanno avuto un ruolo molto importante sul finire della guerra, da Novembre 1944 a 25 aprile 1945. In questo periodo le città del nord est, si trovavano sotto assedio: bombardamenti, rastrellamenti, fucilazioni in massa da parte degli inglesi e loro alleati; però il peggiore nemico era il regime Nazifascista, che negli anni quaranta fece storia poco gradita.
Durante l’assedio delle città, le vie di comunicazione erano bloccate e molte altre distrutte dai bombardamenti.
L’accesso ai viveri di prima necessità mancava, oramai nelle città regnava la disperazione per chi era rimasto. Molti sfollati arrivarono nella nostra zona e si unirono ai nostri partigiani per collaborare e aiutare coloro che restarono nelle città.
Vivevano nei fossi, per la paura dei rastrellamenti. Veniva macellato molto bestiame, la carne veniva tagliata a fette e legata sulla pancia di queste donne coraggiose .
Anche 25 kg di carne portava a Padova mia madre da quella signora dal campanello lucido; poi era lei che dispensava a famiglie bisognose.
Ecco perché mia madre un giorno alla settimana si trovava con il pancione come fosse in cinta di otto mesi. Forse il peccato era questo? Certo, questo contrabbando che facevano le nostre mamme non era legale. Allora ha fatto bene Sant’Antonio a proteggerle.

Dopo la guerra il treno era ancora il mezzo di trasporto più efficace, soprattutto per i lavoratori pendolari che si recavano a Padova per la ricostruzione danni subiti dai bombardamenti.
Più del treno che fece storia, sono state le rotaie, avevano tagliato in due il paese di Legnaro, e non solo, pure i cittadini del paese eravamo divisi.
Nel primo dopoguerra a Legnaro incominciarono a riformarsi i rioni: Avevamo tanta voglia di restare assieme, di conoscerci, e soprattutto di vivere in buona armonia.
Lato nord del paese, RIONE CASONE, R. PRA’, R. BORGHETTO: Lato sud del paese. RIONE. VOLPARO. R. ARDONEGHE.R. CENTRO. Con questa formazione di tre più tre rioni, c’è sempre stata rivalità.
Non si usavano termini come nordista o sudista, ma ben sì! Di QUA’ o di Là delle rotaie, questa fu sempre stata la giusta definizione. Nelle riunioni, in chiesa, nelle formazioni per giochi, siamo sempre stati divisi e rivali, quelli di QUA’, contro quelli di LA’ delle rotaie; però, sia nel bene, nel male e nel dolore, siamo sempre stati uniti e rispettosi.
Questa rivalità con il QUA’ e il di LA’ delle rotaie cessò nel 1956 con la soppressione del treno e lo smaltimento della ferrovia.
Subito allargarono la strada del piovese sostituendo il treno con le corriere su gomma sempre della Società Veneta Ferrovie.
E’ stato un bene o è sta male? Il giudizio lo lascio a Voi.

Anche questa è una piccola e umile storia dimenticata, spero non da tutti. Vito Motti

1 commento:

Emanuela Motti ha detto...

Complimenti per quello che scrivi i ricordi di un tempo non si dimenticano sopratutto qundo sono vissuti da piccoli tra fratelli. Peccato che crescendo le cose cambiano.
Dietro un grande uomo si dice ci sia sempre una gran donna però...