mercoledì 20 ottobre 2010

Sul tetto o a terra?



Ricevo e pubblico il seguente intervento in merito alle proposte di realizzazione di un impianto fotovoltaico sul terreno comunale di via Garibaldi a firma del sindaco Oregio Catelan e l'assessore ing. Righetti


Non sò, credo che manchino molte informazioni e occorrano altri ed ulteriori chiarimenti per capire l’opportunità di questo impianto fotovoltaico a terra su un terreno di proprietà comunale.
Chiarisco che sono a favore degli impianti fotovoltaici, ma prima di occupare terreni pianeggianti, ( che potrebbero essere destinati ad altri usi, senza vincolarli per 20 anni), sono molto più a favore per realizzare impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole, magazzino comunale, municipio ed altri edifici pubblici, nonché sui capannoni industriali ed abitazioni.
Del resto, salvo qualche esempio, tra l’altro presente in edifici pubblici particolarmente significativi, il tetto è il “quinto” prospetto di un edificio, ma trattandosi il 90% dei casi di superficie opaca, a tenuta dell’acqua e a protezione del sole, strutturalmente atta a ricevere carichi, è un “prospetto mancato”, perché non permette la vista del cielo o di altra vista significativa, e quindi perché non utilizzarlo per realizzare appunto impianti fotovoltaici?
Da più di un decennio, inoltre, in Veneto e non solo, si fanno conferenze, studi, seminari, workshop, sul paesaggio della pianura veneta che è stato oramai modificato da una gestione del territorio pianificata “campanile” per “campanile”, creando centinaia di piccole zone artigianali in ogni comune, occupando poi il territorio con le lottizzazioni residenziali.
Ora per fortuna la pianificazione è fatta, a livello comunale, per mezzo dei Piani di Assetto del Territorio ( PAT ) o meglio ancora tra più comuni riuniti attraverso i P.A.T.I. ( Piano di Assetto del Territorio Intercomunale ).
Quel che resta del paesaggio aperto, e della campagna, forse sarebbe opportuno lasciarlo all’agricoltura, che magari si innova, così il contadino che vuole aumentare la sua rendita, prima realizza una serra, per coltivare magari prodotti locali, ( prodotti a km 0) e sopra realizza un bel impianto fotovoltaico, per l’azienda, e con lo scambio sul posto ammortizza il tutto.
Realizzare un impianto fotovoltaico a terra, se da un lato può essere più agevole per la manutenzione ( pressoché così minima negli impianti fotovoltaici ) alla fine del ciclo produttivo e di esercizio ( circa 30 anni ), oltre a demandare al proprietario l’onere dello smaltimento dei pannelli ( intervento per il quale in Germania è già nata una discreta fascia di mercato ), lascerebbe altre opere ingegneristiche ( plinti, rete cablaggio ecc ) in carico al proprietario che, seppur ricevendo in piena disponibilità l’impianto, alla fine del diritto di superficie ( 20 anni ) deve accantonare una somma per il ripristino delle condizioni del terreno ante impianto.
Queste cose devono essere eventualmente ben chiarite in sede di convenzione, al fine di evitare inutili spese e sorprese alla fine dei 20 anni.
Dai dati enunciati, non è certamente ben chiaro perché su un terreno che vale 80.000,00 euro, ci sia una società disposta a versare un “affitto annuo” pari a 100.000,00 euro. Datemi il nominativo, ed io troverò 10 tetti di capannoni industriali ( visto che l’interporto di Padova lo stà già facendo per gli immobili di sua proprietà ).
A parte la battuta, non capisco perché se esistono società E.S.C.O. che nell’impegno tecnico e finanziario per realizzare un impianto fotovoltaico, sono sempre pronte a realizzarlo il più efficiente possibile al fine di massimizzare la differenza, in termini economici, tra quanto corrisposto loro per la produzione di energia elettrica, ( e quindi ricevere l’incentivo su quanto prodotto ) e le spese sostenute per realizzare l’impianto stesso.
Con lo scambio sul posto inoltre si potrebbe risparmiare sulla bolletta e quindi sulle spese comunali.
Normalmente queste società sono anche disposte a rifare tetti di edifici pubblici e privati pur di garantirsi che i moduli fotovoltaici “non volino” via in questi temporali sempre più forti.
Per realizzare tale impianto, oltre alla semplice accensione di un mutuo, che però è sempre legata a problemi di patto di stabilità ed investimenti, esistono altre forme più snelle quali il leasing finanziario o meglio ancora leasing operativo per coprire le spese di realizzazione dell’impianto.
A rigor di cronaca, anche la città del Vaticano, sul tetto della sala Nervi, ha realizzato un impianto fotovoltaico formato da 2400 pannelli, pari a 221 Kwp che producono 300 Mwh di energia pulita annua.
Realizzarlo anche sui tetti del comune o delle scuole, non ci garantirà certo il paradiso ( per chi ci crede ) ma sicuramente servirà all’ambiente e alle casse del comune.

Roberto Pescarolo.

Saluti Davide

4 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Stefano: in Consiglio comunale ho posto le stesse obiezioni che hai fatto tu, ma il miraggio dell'Amministrazione e del suo assessore Righetti sono di costruire comunque e sempre (vizietto del mestiere??) e i famosi 100.000 euro ..netti??? all'anno. Consiglierò all'Amministarzione di percorrere il tratto Bovolenta Pontelongo dove vedranno diverse stalle con molti mq di pannelli sui tetti..e non sul terreno agricolo. Propongo comunque un'iniziativa di Vivere a Legnaro sul tema. Ciao Lorenzino Collesei

Anonimo ha detto...

Secondo me il costo del fotovoltaico è molto alto, se si usano i tetti il suo costo aumenta di parecchio e diventa uno spreco di denaro pubblico in quanto il conto energia è finanziato con la bolletta elettrica.

Ci sono aziende offrono pannelli dal costo basso come la First solar dispacciati dalla conergy (http://www.conergy.it/) che mi piacerebbe vedere istallati a Legnaro, in tal modo i costi della materia prima sono bassi, il costo di installazione è basso perché su terreno e inoltre l'impianto può essere grande (a livello di paese) così da avere costi complessivi bassi.

Cercare l'incentivo statale per 20 anni mettendo pochi pannelli su un tetto può rivelarsi un cattivo affare in quanto non è detto che lo Stato italiano abbia in futuro i soldi del conto energia da darci, basta vedere i tagli che sta imponendo ai comuni e alla PA.

Le aziende fotovoltaiche più intelligenti stanno puntando ai grandi impianti di paese (town plant) che consentono di avere costi bassi richiedendo pochi soldi allo Stato (conto energia).

http://www.b5-solar.de/impianti-a-energia-solare.html

questa azienda ha pannelli conergy ma ce ne sono altre.

Anonimo ha detto...

Il costo dei pannelli fotovoltaici sui tetti potrà essere anche più alto , ma tale costo comunque sarebbe a carico del soggetto concessionario dell'impianto ( per vent'anni). Inoltre il legislatore offre gli incentivi più alti per gli impianti più piccoli ( fino a 3 Kw) appunto nella logica di diminuire le immissioni in atmosfera in edifici medio piccoli ( abitazioni, uffici ecc ). Chi decide di fare un impianto più grande lo fa per oggettivi alti consumi di energia elettrica,( o logiche di mercato energetico) e quindi le industrie o anche molti distributori di benzina lo fanno sul tetto ( sistema integrato ) per diventare "fabbrica di energia elettrica" e poter accedere al mercato libero.
L'opportunità di realizzarlo sui tetti sarebbe anche occasione utile per bonificare molte coperture realizzate in cemento-aminato.
Pensando anche all'alluvione di questi giorni, penso che qualsiasi imprenditore sarebbe più contento di avere un impianto fotovoltaico sui tetti piuttosto che a terra; in questo ultimo evento straordinario, dovrebbe impegnare anche risorse e manodopera per ripulire tutti i pannelli dal fango e la verifica del cablaggio degli stessi.
Il famoso milione (1.000.000) di nuovi posti di lavoro" in questo caso, per i lavavetri.

saluti.
Roberto Pescarolo.

Anonimo ha detto...

@ Pescarolo
Si, il costo dell'impianto è a carico di chi lo costruisce però un impianto fotovoltaico che viene costruito sul tetto e che è da 3 kwp bisogna anche ripagarlo e questo si fa con le alte sovvenzioni statali del conto energia.

Se lo Stato ha difficoltà economiche come "sembra" potrebbe decidere di non onorare gli impegni e di tagliare le sovvenzioni statali in parte o in tutto.

Quindi i moltissimo piccolissimi impianti sono molto esposti quando si rifanno dei costi impiantistici salati tramite le sovvenzioni statali che saranno le prime a evaporare se lo Stato ha problemi: Avete visto a che punto è la distanza con la Germania nei titoli di stato? e la vicinanza con i paesi a rischio? Avete visto lo spread BTP/Bond decennali? La situazione peggiora invece di migliorare.