mercoledì 4 aprile 2018

Il tutto per tutto per la fusione

Leggo l'articolo del Mattino qui sotto e apprendo ancora una volta quanto il sindaco di Ponte San Nicolò voglia fondersi con Legnaro e Poverara.
Pare  che i Moderati per Legnaro siano impazziti all'improvviso mandando a monte un anno di lavoro, ore di commissioni comunali congiunte, viaggi in Regione, almeno 20.000 euro di consulenze...... Devo dire che anche a me è scocciato perdere tutto questo tempo e buttare soldi pubblici: non ho mancato di farlo notare in consiglio comunale quando Bettini ha formalizzato la sua decisione di ritirarsi dal progetto. Oggi però non mi spiego tutto questo accanimento. Il presupposto per andare avanti con la fusione è l'accordo interno ai Moderati per Legnaro che, almeno così risulta, NON c'è. Non c'è mai stato e probabilmente, alle condizioni odierne, mai ci sarà. 
La partita, a mio modestissimo parere, è chiusa. Non c'è più il tempo di far approvare la legge di fusione prima delle elezioni 2019. Forse in teoria ci sarebbe anche, ma solo con la collaborazione del consiglio regionale a trazione leghista ovvero il grande escluso dalle trattative di fusione e anche la componente di centrodestra, tanto cara a Bettini, non si sente adeguatamente rassicurata dagli scenari post fusione e pertanto non agevola di certo il processo. Vorrei che qualcuno mi stupisse dimostrando il contrario.
Una chance forse sarebbe sorta  blindando la candidatura a sindaco del futuro comune attorno a una figura di spicco dei Moderati per Legnaro scegliendola magari fra chi oggi si schiera contro il progetto. In effetti Rinuncini aveva già messo i ferri in acqua proponendo esplicitamente una grande coalizione fra le tre liste civiche che oggi sostengono i rispettivi sindaci, ma non è arrivato a cedere in anticipo proprio quel ruolo virtualmente suo in qualità di sindaco del comune più popoloso. Hai presente quando stringi un pugno di sabbia? E poi, che diavolo, a Legnaro sarebbero stati esclusi i rappresentanti del 60% dei votanti odierni. Per carità l'accordo politico è sempre lecito. Ma non me lo sarei aspettato da Rinuncini e dalla sindaca di Polverara Alice Bulgarello specialmente nei confronti del PD Legnarese tanto solerte e ben disposto nei confronti della fusione.
Come mai oggi proprio gli esclusi da quel disegno di grande coalizione si stanno dando da fare per la promozione del progetto? Forse non sanno della grande coalizione o forse, in realtà, non ne erano mai stati esclusi.  Ad ogni modo, volendo essere incisivi, avrebbero dovuto darsi da fare un anno fa e sensibilizzare la cittadinanza, specialmente legnarese, riguardo la fusione. C'è stato in effetti un sondaggio, previsto dallo studio di fattibilità, a cui hanno partecipato pochi cittadini di Legnaro. Come avrebbero reagito i nostri Moderati se avessero partecipato 3000 cittadini in maggioranza favorevoli al progetto? Ma allora nessuno ha fatto nessun comitato e le mie richieste di assemblee pubbliche puntualmente ignorate anche da chi oggi piange lacrime di coccodrillo. Lo fanno adesso ben sapendo che nel 2019 cambieranno gli interlocutori e tutto verrà ridiscusso partendo da zero: è la solita passerella di presentazione delle prossime candidature a sindaco, nulla di più.
Alle prossime elezioni ogni lista di ogni comune dovrà presentare a programma una sua proposta di fusione oppure esibire la sua contrarietà ad ogni ipotesi in tal senso.. Se chi vincerà per esempio a Polverara proporrà una fusione anche con Ponte San Nicolò e chi vincerà a Legnaro, una solo con Polverara ci troveremmo di fronte all'impossibilità di affrontare l'iter di fusione per la mancanza di un esplicito mandato elettorale comune. Visto che ogni fusione prevede un referendum popolare proprio per colmare l'eventuale vuoto programmatico, visto che non conosciamo ancora chi governerà i nostri territori fra il 2019 e il 2024,visto l'importanza dell'argomento direi che, a meno di non essere assolutamente contrari ad ogni ipotesi di fusione, non convenga affatto fare proposte precise e poco malleabili in futuro. Meglio è proporre la fusione come principio amministrativo generale e poi declinarlo in base a chi effettivamente sarà eletto. E' solo un'idea giusto per garantire la più ampia fattibilità del progetto futuro.
Saluti Davide

Dal Mattino di Padova del 31 marzo 2018
PONTE SAN NICOLO’. Trentacinque milioni e 660 mila euro e 18 pagine di “ragioni” volte a disegnare nel dettaglio gli assetti istituzionali e l’organizzazione logistica di un ipotetico nuovo Comune di 25 mila 478 cittadini, nato dal matrimonio di Ponte San Nicolò, Legnaro e Polverara. La faticosa scalata alla fusione, cominciata nell’inverno 2016 su iniziativa di Legnaro e interrotta, nell’autunno 2017, per la clamorosa retromarcia di Legnaro, tenta di ripartire. Dopo il primo picchetto, piantato nelle scorse settimane dal legnarese Bruno Favero e dall’ex sindaco di Ponte San Nicolò Giovanni Gasparin con la costituzione del loro comitato civico, scende in campo l’attuale primo cittadino Enrico Rinuncini, e lo fa con un lungo documento ufficiale inviato agli altri sindaci e a tutti i consigli comunali. Rinuncini esordisce tornando sui due punti con i quali “Moderati per Legnaro” hanno motivato per la loro scelta di interrompere l’iter per la fusione rifiutando di discutere, in consiglio comunale, l’esito positivo dello studio di fattibilità varato dai tecnici. «Il sindaco Rinuncini», è scritto sul documento di Ponte San Nicolò, «non ha accettato la nomina di rilievo nella segreteria regionale del Partito Democratico, ma riteniamo comunque che l’appartenenza politica non sia rilevante, anzi, potrebbe essere una ricchezza». Il secondo punto è il rifiuto da parte del responsabile dei servizi finanziari di Ponte San Nicolò di prestare servizio due mattinate a settimana a Legnaro, rifiuto che avrebbe raffreddato i rapporti tra le amministrazioni fino al punto di mandare a monte la fusione: «Il ragioniere aveva già all’attivo 350 ore di straordinario, se ne sarebbero aggiunte altre mille. Imporgli “dall’alto” di accettare non è nello spirito dell’amministrazione. Crediamo che la fusione razionalizzerebbe il personale necessario e lo professionalizzerebbe con incarichi specifici». Nel documento Rinuncini disegna un vero e proprio organigramma del nuovo Comune: dieci settori e un segretario per 92 dipendenti, che manterrebbero invariati i servizi allo sportello per i cittadini nelle tre attuali sedi comunali. Pesa anche l’aspetto economico, vantaggio che secondo Rinuncini, tra contributi regionali, statali, economie di scala e sblocco del patto di stabilità ammontere a 35 milioni e 660 mila euro in dieci anni. Una pioggia di denaro. «Abbiamo questa importante opportunità», lancia il suo appello Rinuncini, che chiede di arrivare al referendum: «Informiamo i nostri cittadini e chiediamo a loro di scegliere con il referendum e poi la storia farà il suo corso. Se vincerà il No, potremmo dire che abbiamo dato un’opportunità di scelta ai nostri cittadini e nessuno potrà accusarci di non aver dato la possibilità di scelta, se vincerà
il Sì, avremmo dato ai nostri figli un Comune ricco, equilibrato, armonioso, capace di affrontare le sfide del futuro con serenità». Il dibattito è riaperto: dopo il successo di Borgo Veneto Rinuncini spera possa riaccendersi uno spiraglio anche lungo il corso del Bacchiglione.

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