sabato 19 febbraio 2011

In ritardo

Dal Mattino di Padova dell'11 febbraio 2011

di Martina Maniero
LEGNARO. Nel cimitero comunale sta per arrivare il «tutto esaurito». Rimangono a disposizione solo una decina di loculi e una quindicina di posti a terra. Se si esclude qualche spazio acquistato in «concessione perpetua» (procedura ora rivista dal regolamento comunale dei servizi cimiteriali) quasi tutti i posti sono occupati. L'amministrazione, in attesa del completamento dei lavori di ampliamento nel cimitero del capoluogo, corre ai ripari e «affitta» una decina di loculi nel camposanto di Isola dell'Abbà, dove il comune di Polverara dispone ancora di una trentina di loculi. Forse non si renderà necessario spostare il «caro estinto» da un cimitero all'altro ma vista la scarsa disponibilità di loculi (la tumulazione viene preferita di gran lunga all'inumazione e alla cremazione) il comune ha preferito provvedere per tempo. A Legnaro infatti esiste un solo grande cimitero e la richiesta di sepoltura di residenti nel capoluogo e nelle frazioni ricade, per ovvi motivi, nell'unico cimitero disponibile. «Nel prevedere la tumulazione provvisoria a Isola dell'Abbà - ha spiegato il sindaco Ivano Oregio Catelan - si è tenuto conto che i due cimiteri, entrambi situati in via Orsaretto, distano 500 metri l'uno dall'altro. Questo dovrebbe evitare spiacevoli pellegrinaggi per i familiari richiamati poi ad occuparsi della salma una volta effettuato cambiamento di sede. I costi per la tumulazione provvisoria e per il successivo trasferimento saranno a carico del comune». I lavori di ampliamento del cimitero intanto procedono. Iniziati il mese scorso dovrebbero terminare tra maggio e giugno. Il primo stralcio dell'opera metterà a disposizione 282 loculi e 81 tombe a terra per un impegno di spesa di 800 mila euro. 11 febbraio 2011


Non esistono cose urgenti, solo uomini in ritardo!
Questa è la massima che più mi ricordo di quelle scritte alla parete di un ufficio accettazione di un grosso magazzino.
Quando si dice che una cattiva amministrazione coinvolge tutti si intende anche occasioni come questa. Oltre ai disagi delle famiglie ( pensate di riprendere in mano la bara di un giovane figlio o marito a pochi mesi dalla sua scomparsa) anche i costi a carico della collettività! Perchè quando si dice che pagherà il comune è con i soldi di tutti che lo farà! Anche se a pagare dovrebbero essere i responsabili di questa situazione che è diventata di emergenza, ma che sarebbe stata gestibile se solo non ce ne si fosse infischiati!
Amministrano ormai da 12 anni ma la colpa sarà sicuramente di altri.

Saluti in lutto Davide

3 commenti:

Anonimo ha detto...

UNA RIFLESSIONE SUL FOTOVOLTAICO NEI TERRENI AGRICOLI


Massimo Rossignati - Alda Vanzan

Veneto, battaglia sul fotovoltaico
A Bussolengo, nel Veronese, sorgerà un immenso impianto, grande come 150 stadi
L’assessore regionale Manzato: «Adesso basta, i terreni servono all’agricoltura»

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Domenica 20 Febbraio 2011,
Un eco-mostro? A Bussolengo, provincia di Verona, dove ieri mattina hanno presentato il progetto, l’hanno definito così: sarà il più grande impianto fotovoltaico del mondo. I numeri, effettivamente, fanno impressione: 63 ettari, circa 630 mila metri quadrati, un’area grande come 150 campi da calcio messi assieme, 48 milioni di kwh di energia prodotta all’anno, cioè quanto consumano 16mila famiglie, con un risparmio di 242mila tonnellate di petrolio nei 30 anni di vita presunta.

Anonimo ha detto...

Sarà una distesa di pannelli solari e per evitare che vengano coperti dall’erba ci metteranno mille pecore a pascolare. E allora perché eco-mostro? Perché questo impianto che sarà realizzato per il 70% a Bussolengo e per il 30% a Sona, sorgerà per buona parte su terra agricola. E, probabilmente, sarà uno degli ultimi impianti fotovoltaici a essere costruito lì dove si dovrebbe coltivare grano o pannocchie.
«Adesso basta», tuona Franco Manzato, assessore regionale all’Agricoltura. Che è dello stesso avviso del ministro: «Bisogna evitare i 30 o i 70 ettari di pannelli fotovoltaici che mi fanno venire i brividi, faremo di tutto per farli fare sui tetti o in piccoli appezzamenti», aveva detto Giancarlo Galan lo scorso autunno. Da allora ad oggi qualche novità è arrivata: la Regione non ha ancora approvato il Piano energia, ma ha messo uno stop ai nuovi impianti in terreno agricolo che abbiano picchi di potenza superiore a 200 kw. E il governo, dopo i pronunciamenti delle commissioni parlamentari, deve approvare in via definitiva il decreto sulla promozione delle rinnovabili, che pone una serie di limitazioni agli impianti fotovoltaici a terra. Provvedimenti che ovviamente non avranno valenza retroattiva. E neanche nell’immediato: la moratoria decisa dalla Regione, ad esempio, diventerà effettiva quando la Finanziaria 2011, tuttora al vaglio del consiglio, sarà pubblicata sul Bur. Chi ha già presentato domanda di autorizzazione per nuovi impianti è salvo (e negli uffici veneti ce ne sono circa 200 che aspettano il via libera). Il progettato impianto nel veronese, poi, ha quasi completato l’iter.
Forse quello di Bussolengo non sarà la più grande distesa di pannelli a terra del mondo: lo scorso novembre, a San Bellino, Rovigo, è stato inaugurato un parco fotovoltaico di 850mila metri quadrati di superficie. La differenza è che nel polesine si trattava in parte di zona industriale. A Bussolengo - dove l’impianto sarà realizzato dalla società San Francesco Energy Srl dell’imprenditore locale Montresor per un investimento di oltre 100 milioni di euro - si tratta in buona parte di terreni a destinazione agricola, seminativa per la precisione. Ed è qui che scoppia la polemica: meglio ridurre le emissioni di anidride carbonica (597 milioni di chili di Co2 in meno) o meglio salvaguardare i terreni agricoli?
L’assessore Manzato, che già aveva ringraziato il consiglio regionale per la moratoria inserita in Finanziaria, tuona: «Adesso basta. L’obiettivo, semmai, è recuperare terreno per le produzioni agricole». Nulla contro le fonti di energia rinnovabili, sia chiaro. Il punto è su dove mettere i pannelli.«Sui tetti, mi pare chiaro», dice l’assessore Manzato. Che spiega: «C’è una corsa all’acquisizione di terreni agricoli e questo comporta tre ordini di problemi. Primo: questa corsa fa alzare il prezzo delle aree. Secondo: non c’è ancora, anche se ci stiamo attivando, una programmazione regionale in materia, per cui tutto è lasciato alla regolamentazione nazionale». Il terzo problema è condito da una serie di punti interrogativi, che bastano però a Manzato per mostrarsi scettico: «Pare che il fotovoltaico a terra possa creare problemi alla produttività agricola futura». Della serie: quando si toglieranno i pannelli solari, quella terra sarà ancora buona coltivarci il grano?
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Anonimo ha detto...

E a Legnaro il fotovoltaico del Comune come è andato a finire?
Ha partecipato qualcuno al bando?
saluti