mercoledì 6 ottobre 2010

Lali e i tre uccellini



Se questo blog ha un senso credo che sia racchiuso nei racconti di Vito. La condivisione dei ricordi, la comunità, la tradizione come fattore aggregante di un gruppo eterogeneo di persone. Come singoli siamo i nostri ricordi, come comunità siamo i ricordi di tutti. Cancella la memoria a un individuo e cosa rimante di lui?
Spero che Vito continui nei suoi racconti e che altri lo imitino: il blog è sempre a disposizione.

Consiglio questa storia ai bambini con non più di 10 anni
Cari bambini e bambine; vi racconto questa storia vera di tanti e poi tanti anni fa.
Lali é il sopranome di un mio compagno di scuola elementare. Voglio precisare che tutti noi a quei tempi avevamo un soprannome, il nome originale veniva usato solo nelle occasioni particolari: in classe con la maestra, al catechismo, ecc. Fuori da questi luoghi usavamo esclusivamente il sopranome. Voi vi chiederete il motivo dei sopranomi? Di preciso non ve lo so dire. La stessa domanda io l'ho fatta a mio nonno Lalo e lui mi disse “caro Vito, con il passare degli anni i nomi si consumano e avere il sopranome nella vita è sempre utile”. Parole sagge.
Lali parlava quasi sottovoce con una tranquillità pacata, silenzioso e sereno. Era un personaggio simpaticissimo, non disturbava mai nessuno, la sua passione erano gli uccellini, aveva l’arte di costruire gabbiette per uccellini piccoli e orfani senza mamma, oppure caduti dal proprio nido durante una violenta tempesta.
Questa è la storia di una famiglia di uccelli cinciallegra,(“sparinsoe” in dialetto veneto). Lei, la mamma, era una mamma sciagurata: abbandonò il proprio nido e se ne andò con un altro uccello, lasciando in abbandono i propri uccellini. Era sciagurata e bellissima come una top model.
La cinciallegra è elegante, ha un piumaggio tutto colorato; la parte superiore è verde e celeste con sfumature in rosso, le piume della coda sono di colore bianco nero e gialle, quando saltella sui ramoscelli degli alberi si gira con la testa in giù per catturare formiche e piccoli insetti. Costruisce il proprio nido nelle cavità dei vecchi alberi come il salice. Il salice infatti è una pianta che ospita molti insetti. La cinciallegra è sempre in movimento, mai ferma e si muove tutta a saltelli, canta sempre perché ha una bella voce, ma è un po' stonata.
Un bel giorno di primavera, si avvicinò alla cinciallegra con fascino e galanteria il ballerino cardellino tutto saltellante , tutto gaio e promettente. Il cardellino portava con sé un vermicello come dono del loro primo incontro. Lei, girando su se stessa per tre volte, si fermò accanto a lui, e con un’occhiata birichina, muovendosi sinuosa carica di grazia e dolcezza, accettò il dono. Credetemi, è stato un colpo di fulmine a ciel sereno per la velina cinciallegra.
Il cardellino è piumato con mille colori, sopra il becco ha tre anelli colorati rosso, giallo e celeste, due occhi guardinghi che sembrano due perle nere sempre in movimento.
Subito i due si innamorarono. Diciamo la verità, stavano bene assieme, erano una coppia che faceva invidia anche a principi e principesse uccelli. Di comune accordo, cinciallegra e cardellino si misero a cercare l'albero dove costruire il proprio nido, a fine lavori giurarono amore e fedeltà reciproca. Dalla loro unione nacquero tre uccellini: Piopio, Cincin e Zipzip. Dopo lo svezzamento dei piccini, quando furono pronti per volare fra mamma cinciallegra e papà cardellino qualche cosa non funzionò. Lei era davvero esigente, voglio questo, voglio quello, non fare questo, non fare quello: era diventata insopportabile. Lui, il ballerino cardellino non la sopportava più, un giorno battè le ali, prese il volo e se ne andò. Lei, mamma cinciallegra furbetta, conosceva un fringuello che da molto tempo le faceva la corte (il fringuello è un altro uccellino della categoria “becco gentile”, il colore del piumaggio è quello dell'arcobaleno). Sciagurata mamma, piantò tutto e se ne andò con il fringuello abbandonando i piccini Piopio, Cincin e Zipzip.
Lali, conosceva benissimo tutte le famiglie degli uccelli, le loro abitudini sia nel bene che nel male. Si accorse subito di quel nido abbandonato con tre uccellini affamati. Allora cosa fece? Salì sull'albero, prese nido e uccellini e se li mise nella tasca più grande della giacca , scese dall'albero e se ne andò a scuola.
E’ un mattino del mese di giugno, la maestra fa l'appello, al nome di Lali non risponde nessuno.
Come sempre Lali arrivò a scuola in ritardo, bussò la porta, entrò in aula, salutò la maestra, posizionò la cartella sopra il suo banco tutto silenzioso senza parlare, tornò indietro e se ne andò diritto diritto in castigo nello stanzino prima del cesso ( perdonatemi bambini, non lo posso proprio chiamare bagno perchè mancava l'acqua, mancava la carta igienica, mancava il sapone: c'era soltanto odore e quattro buchi sul pavimento; noi maschietti, avevamo gioco facile a fare centro, le bambine erano un po’ più in difficoltà).
La maestra non aprì bocca, Lali sapeva cosa doveva fare. Dopo qualche momento, la maestra lo chiamò e disse “Lali, vai al tuo posto a ultimare le lezioni” e lui “si! signorina maestra” e con la testa abbassata andò a sedersi sul suo banco a completare i compiti.Lali però preferiva restare nello stanzino: come avrete capito, non amava molto la scuola, amava soltanto la natura e sopratutto restare assieme agli uccellini orfani che teneva nella tasca della giacca.
Una volta seduto sul suo banco, estrasse dalla sua cartella di cartone il quaderno dei compiti. Fingeva di fare i compiti e invece dava da mangiare a Piopio, Cincin e Zipzip. I tre uccellini pigolavano a squarciagola: volevano mangiare di più! La maestra aveva l'udito fino, senti il cinguettio degli uccellini e disse “c'è un uccellino in aula! Bambini, liberate l'uccellino!” Lali liberò Piopio, l'uccellino volò diritto sul vetro della finestra, più volte cercò di uscire. Guido, detto “macchina”, era il più alto della classe; afferra con una mano l'uccellino, se lo avvicina a sé e lo porta all'altra finestra , ed esclamo “macaco! È questa la finestra aperta” e lo liberò.
La maestra seguì tutta la scena “Guido! Non si parla così a un uccellino piccolo e indifeso!” Guido rispose pronto “mi scusi signorina maestra ma quell'uccellino è tre volte macaco, perchè per tre volte ha cercato di uscire dalla finestra chiusa”. “Va bene, va bene ,vai pure al tuo posto”
“Si signorina maestra” e con un balzo saltò un banco vuoto e si mise seduto alzando le braccia a mani chiuse come in segno di vittoria. ( Ai bambini di oggi credo sia opportuno spiegare un dettaglio. I banchi della scuola avevano posto a sedere per due bambini; per scrivere non esisteva la penna a sfera o penna biro, si usava il pennino a inchiostro. Al centro del banco stava posizionato un calamaio a due vaschette, una vaschetta conteneva inchiostro nero o blu, l'altra vaschetta conteneva inchiostro rosso).
Lali allora cosa fece, prese l'altro uccellino Cincin, prelevò una piuma senza che lui se ne accorgesse , infilò la piuma sul pennino della penna da scrivere e la intinse nell'inchiostro blu e rosso, così dipinse l'uccellino, cambiando i colori originali di Cincin, e gli disse “con questi colori assomigli più al papà che alla tua sciagurata mamma. L'uccellino prese a cinguettare. La maestra sentì ancora un altro uccellino e disse “liberate quell'uccellino!”. Lali aprì la mano e liberò il secondo uccellino ancora fresco di inchiostro blu e rosso. Sentendosi libero, si alzò con volo incerto, carico di inchiostro, ma non va fuori dalla finestra, va diritto sul volto della maestra imbrattandolo di colore, poi riprende il volo, devia e se ne va fuori dalla finestra aperta.
La maestra rimase ferma un po’ scioccata, senza parole, ancora non si era accorta di avere una pittura di un uccellino sulla guancia. Noi tutti, con la testa abbassata e le mani sulla bocca per non scoppiare a ridere, nel vedere la maestra con quello stemma sul volto non riuscivamo più a resistere. A un certo punto la maestra si accorge di avere una mano sporca di inchiostro, subito estrae lo specchietto dalla tasca e si guarda. Cambiò immediatamente espressione, non sapeva cosa fare, piangere o ridere,nascondersi o fuggire. Per fortuna si è messa ridere. Meno male, è stato un sollievo per noi, abbiamo incominciato a respirare. La maestra chiama Lali “vai in castigo dietro la lavagna” e Lali “ si signorina maestra”.
Con fermezza disse a tutti noi: adesso il primo che si muove va a casa con uno “0” in condotta, avete capito? Noi tutti in coro: si signorina maestra!!.Lei si assentò per pulirsi dal bombardamento di inchiostro. Lali, in castigo dietro la lavagna, continua sempre lavorare con la sua fantasia devastante, sa benissimo di avere il nido in tasca con un altro uccellino.
L'uccellino Zipzip essendo rimasto solo, incominciò cinguettare anche lui . Lali non sapeva più cosa fare perchè Zipzip stesse zitto prima dell’arrivo della maestra, l'uccellino senza i fratellini aveva freddo, bisognava coprirlo con qualcosa, e trovandosi in castigo dietro la lavagna non aveva niente a portata di mano per poterlo coprire. C'era solo l'impermeabile della maestra , allora Lali che cosa fece? Con una mano cercò nella tasca dell'impermeabile e trovò un fazzoletto, prese l'uccellino Zipzip e lo avvolse nel fazzoletto, l'uccellino, per fortuna smise di cinguettare, e Lali tirò un sospiro. Subito dalla porta entrò la maestra, tutti noi per rispetto ci alzammo in piedi, la maestra disse ”seduti!”. Noi con gli occhi sbarrati puntammo lo sguardo sul viso, era ancora un po’ rossa, però si pulì bene. La maestra chiamò Lali e disse, “vai al tuo posto!” Lali in fretta e furia mise nella tasca dell'impermeabile il fazzoletto con l'uccellino zip zip avvolto e se ne andò al suo banco.
La maestra incominciò a dettare( erano i compiti per casa), e noi tutti intenti a scrivere ed ascoltare. A un certo punto la maestra starnutisce e poi ancora una volta, subito va dietro la lavagna cercando la tasca dell'impermeabile per prendersi il fazzoletto e li per li non succede niente. L'uccellino, essendo piccolo non si notava, lentamente aprì il fazzoletto portandoselo al naso , fece un respiro per soffiare, mentre aprì la mano, proprio sotto il naso, frullò via l'uccellino Zipzip imboccando giusto la finestra aperta . La maestra, fece un grido di paura e due passi indietro, si appoggiò sulla cattedra, con le mani si sostenne la testa e resto ferma per qualche minuto. Sembrava stesse per svenire. Regnò per alcuni istanti un silenzio tomba.
Lali , piano piano, mise il quaderno nella cartella e con molta delicatezza, in punta di piedi, lentamente, camminò verso l'uscita, aprì piano la porta e in silenzio se ne andò. Sono certo che da quel momento non entrò più in una aula di scuola.
Questo racconto lo voglio dedicare a Lali che se ne andò lontano, lontano e non tornerà mai più. Caro Lali, come vedi c'è sempre qualcuno che ti ricorda, quello che tu facevi, lo facevi con passione. Forse, noi tutti, compresa la maestra non ti abbiamo capito. Sono certo che qualcuno ti ha capito e accolto con devozione e passione per quello che tu eri: amico degli uccelli. Ciao Lali.

Vito Motti.

1 commento:

Marta da Firenze ha detto...

Come per bambini sotto i 10 anni?!?! anche per noi adulti! E' bellissima!