Per il momento mi astengo da giudicare quella che in realtà non è nemmeno una proposta concreta. Ma l'ipotesi è suggestiva.
PADOVA. Avanti con o senza il Comune. Il nuovo ospedale si farà, a costo di costruirlo altrove. Ad esempio a Legnaro. È questa l’idea che comincia a circolare in Regione di fronte alla ferma opposizione del neo sindaco a costruire una nuova struttura a Padova ovest.
Il vertice. Il summit convocato per il 28 luglio dal presidente della Regione per superare l’impasse, si preannuncia incandescente. Qualora Massimo Bitonci proseguisse sulla sua strada, ritirando la disponibilità dell’area - unica competenza dell’amministrazione assieme all’urbanizzazione - la Regione è determinata a scegliere un altro terreno, fuori dall’area comunale. In questo senso, l’ipotesi in circolazione è quella di riprendere in mano l’opzione Legnaro, ipotizzata a suo tempo, realizzando l’ospedale al ridosso dell’Istituto zooprofilattico.
Tempo scaduto. Diversamente dall’Usl, che si alimenta con una quota capitaria, l’Azienda ospedaliera vive sul numero dei pazienti che si rivolgono in via Giustiniani per curarsi, un patrimonio alimentato dalla credibilità plasmata in tanti anni di eccellenza, ma che si sta erodendo. Mentre Padova si interroga sul futuro della propria sanità, infatti, sono in via di completamento gli standard per definire le reti europee. Questo significa che nel giro di poco tempo diventerà possibile, se non addirittura facile, curarsi all’estero, semplicemente prendendo un treno per Innsbruck o Lione. Di fatto, quindi, invece di trasformarsi un polo di cura attrattivo a livello internazionale, l’Azienda rischia di impoverirsi, trascinando con sé la città.
Le firme. A fine mese, Zaia incontrerà il sindaco, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Dario, il commissario dello Iov Mantoan, il rettore Zaccaria e il reggente della Provincia Patron, riunendoli a un anno dalla firma del protocollo per la realizzazione della nuova struttura a Padova ovest per cui c’è già una richiesta ufficiale di 350 milioni alla Bei. E già a palazzo si interrogano su chi mai potrebbe avere il coraggio di firmare una delibera di retromarcia sconfessando 8 anni di lavoro. Dal 2007, anche di fronte alle diverse visioni - su localizzazione e finanziamento - tutti gli enti proponenti hanno sempre concordato sulla necessità di realizzare un polo nuovo.
Saluti Davide