giovedì 10 luglio 2014

Nuovo Ospedale, se Bitonci conferma il no spunta l’ipotesi Legnaro

Per il momento mi astengo da giudicare quella che in realtà non è nemmeno una proposta concreta. Ma l'ipotesi è suggestiva.

PADOVA. Avanti con o senza il Comune. Il nuovo ospedale si farà, a costo di costruirlo altrove. Ad esempio a Legnaro. È questa l’idea che comincia a circolare in Regione di fronte alla ferma opposizione del neo sindaco a costruire una nuova struttura a Padova ovest.
Il vertice. Il summit convocato per il 28 luglio dal presidente della Regione per superare l’impasse, si preannuncia incandescente. Qualora Massimo Bitonci proseguisse sulla sua strada, ritirando la disponibilità dell’area - unica competenza dell’amministrazione assieme all’urbanizzazione - la Regione è determinata a scegliere un altro terreno, fuori dall’area comunale. In questo senso, l’ipotesi in circolazione è quella di riprendere in mano l’opzione Legnaro, ipotizzata a suo tempo, realizzando l’ospedale al ridosso dell’Istituto zooprofilattico.
Tempo scaduto. Diversamente dall’Usl, che si alimenta con una quota capitaria, l’Azienda ospedaliera vive sul numero dei pazienti che si rivolgono in via Giustiniani per curarsi, un patrimonio alimentato dalla credibilità plasmata in tanti anni di eccellenza, ma che si sta erodendo. Mentre Padova si interroga sul futuro della propria sanità, infatti, sono in via di completamento gli standard per definire le reti europee. Questo significa che nel giro di poco tempo diventerà possibile, se non addirittura facile, curarsi all’estero, semplicemente prendendo un treno per Innsbruck o Lione. Di fatto, quindi, invece di trasformarsi un polo di cura attrattivo a livello internazionale, l’Azienda rischia di impoverirsi, trascinando con sé la città.
Le firme. A fine mese, Zaia incontrerà il sindaco, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Dario, il commissario dello Iov Mantoan, il rettore Zaccaria e il reggente della Provincia Patron, riunendoli a un anno dalla firma del protocollo per la realizzazione della nuova struttura a Padova ovest per cui c’è già una richiesta ufficiale di 350 milioni alla Bei. E già a palazzo si interrogano su chi mai potrebbe avere il coraggio di firmare una delibera di retromarcia sconfessando 8 anni di lavoro. Dal 2007, anche di fronte alle diverse visioni - su localizzazione e finanziamento - tutti gli enti proponenti hanno sempre concordato sulla necessità di realizzare un polo nuovo.

Saluti Davide

lunedì 7 luglio 2014

Piove non cresce più e taglia le case

Piove di Sacco, provincia di Marte. Laggiù le esigenze abitative che portano alla richiesta di nuova cubatura non somigliano nemmeno lontanamente a quelle di Legnaro. Sono così diverse che l'amministrazione aggiusta il tiro concedendo meno meri cubi del previsto. Sollevazioni popolari? No. Solo una diversa gestione del territorio.
Buona Lettura Davide

PIOVE DI SACCO. Da oltre 250 mila a meno di 100 mila metri cubi di nuovo cemento: il nuovo piano degli interventi promette di alleggerire la città di un abbondante cinquanta per cento del carico di volumetrie previste negli anni passati. E se da un lato ci ha pensato la scure del Pati (il piano di assetto del territorio) a far decadere il 60 per cento di edificabilità, dall’altro sono gli stessi proprietari delle aree edificabili a chiedere la riconversione in terreni agricoli. Un segno della crisi che ha colpito senza sconti anche nel Piovese e in particolare nella città capoluogo della Saccisica che ha visto negli anni Novanta un boom edilizio che ancora lascia il segno.
«Abbiamo oltre mille alloggi sfitti o invenduti», fa notare il sindaco Davide Gianella, «e tenendo conto dell’incremento demografico degli ultimi dieci anni, mantenendo lo stesso trend Piove non avrebbe bisogno di nuovi edifici residenziali per almeno altri vent’anni». A settembre del 2013 è scaduto il Piano interventi del Pati che ha comportato la decadenza del 60 per cento del potenziale edificatorio di alcuni Piani norma: il numero 3 in via Fratelli Sanguinazzi aveva 10.550 metri quadri commerciali (il vicino centro commerciale Piazzagrande è di 17 mila metri quadri) ed è ridotto a 4.220. I proprietari hanno chiesto un aumento fino a 8.200 metri quadri sui quali però va trovata una sorta di perequazione tramite il sistema dei crediti edilizi, ovvero aree di forestazione vincolate per 25 anni, recupero di vecchi immobili o realizzazione ex novo di opere di interesse pubblico a spese del privato. Tra le vie Borgo Padova e Monache, lungo la Piovese, erano previsti 51 mila metri cubi residenziali e 8.400 commerciali, ridotti a 20.400 e 3.360. Il Pn 16 di via Borgo Rossi, a sud del capoluogo, partiva da 41 mila metri cubi residenziali ma tutti i proprietari hanno manifestato parere positivo a mantenerne solo il 40 per cento, quindi 16.400. Vanno verso lo stralcio completo - con il ritorno ad aree agricole - il Pn 17 a Sampieri di Corte che prevedeva 9.800 metri cubi residenziali, il Pn 24 di Piovega che metteva in conto altri 20.250 metri cubi residenziali e il Pn 21 tra la zona industriale e la strada dei Pescatori con 37 mila metri destinati ad attività artigianali. Infine per il Pn 34 di Arzerello i proprietari hanno chiesto il mantenimento di una sola parte dei due comparti di cui è composto, con la cancellazione di almeno un centinaio di unità abitative. «Stiamo chiudendo le trattative con chi ha chiesto il ripristino di parte della cubatura», conferma il sindaco, «ma non si arriverà nemmeno a superare la metà di quanto era previsto. Non si può continuare a consumare il territorio: abbiamo introdotto il concetto di città pubblica nel nuovo Piano interventi che impone la realizzazione da parte del privato di opere utili alla collettività per recuperare cubatura».

giovedì 3 luglio 2014

È morta Agnese Masiero, attivista padovana contro la violenza sulle donne


Dal mattino di Padova:

    È morta Agnese Masiero, attivista padovana contro la violenza sulle donne. Ecco il ricordo del Centro Veneto Progetti Donna: «Se ne è andata una grande donna. Con Agnese Masiero abbiamo condiviso percorsi, passioni e ideali. La ricordiamo per il generoso e instancabile impegno sui temi delle donne, per la sua capacità di trovare sempre un terreno di condivisione anche nelle diversità, per la sua voglia di mettersi sempre in gioco. La ricordiamo come una persona autentica e appassionata che sapeva ancora indignarsi per le ingiustizie e prendere posizioni spesso scomode. Le siamo grate per il sostegno che ha sempre dato al Centro Donna e alle sue battaglie, per l'aiuto e la vicinanza nei momenti di difficoltà. La ricordiamo con affetto, anche per l'allegria che ci ha regalato».
    I funerali di Agnese Masiero saranno sabato alle 10 a Legnaro.