Trovi interessante lo spunto offerto da un lettore del blog in un recente commento (grazie). Ve lo offro in prima pagina così da stimolare le vostre considerazioni. Già oggetto di interrogazione consigliare lo scorso consiglio ( De Salvador) la decisione di vendere la Corte Benedettina desta molte perplessità.
Dal sito del Mattino di Padova
La Regione mette in vendita i gioielli di famiglia. Con la delibera del 18 ottobre 2011 la giunta Zaia ha infatti dato attuazione all’articolo 16 della legge 18 marzo 2011, con la quale sono state fissate le linee guida del Piano di alienazione e/o valorizzazione del patrimonio immobiliare. Nel piano sono contemplati gli immobili di proprietà della Regione per i quali siano venuti meno la destinazione a pubblico servizio o il pubblico interesse all’utilizzo.
«Il richiamo alla situazione congiunturale – afferma nelle premesse della delibera il vicepresidente della Regione Marino Zorzato – si evidenzia, in particolare, nel vincolo dall’utilizzo delle risorse derivanti dalle operazioni effettuabili: tali risorse dovranno essere destinate al finanziamento degli interventi sul patrimonio immobiliare regionale e alla costituzione di un fondo finalizzato al finanziamento dei settori strategici della politica regionale, quali il trasporto pubblico locale, il settore sociale e il lavoro».
Ma quali sono i beni immobili, ubicati nel Padovano, che verranno messi all’asta? Il bene più costoso è rappresentato dal Complesso Termale ex-Inps di Battaglia Terme, che la Regione si è vista trasferire dall’Istituto Nazionale della Previdenza sociale nel 2003. Nel 2005 il valore assicurato di ricostruzione è stato fissato in 15 milioni 235 mila euro. L’immobile, inutilizzato, vanta una superficie totale di 117 mila 861 metri quadrati (di cui 97 mila 939 mila scoperti): quattro piani fuori terra, uno interrato. Nelle note si specifica che «la valorizzazione dell’immobile risulta necessaria sia per un’eventuale alienazione quanto per una possibile concessione. Nella seconda ipotesi lo Stabilimento verrebbe dato in concessione a un privato che si assumerebbe gli oneri ordinari e straordinari per la ristrutturazione e il mantenimento dello stabile».
Altro bene di grandissimo pregio è il complesso della Corte Benedettina di Legnaro, complesso architettonico sorto nel ’400 e successivamente ampliato. L’immobile (valore di 8 milioni) ospita gli uffici di Veneto Agricoltura, un ristorante, un residence con foresteria e una sala convegni. La giunta regionale sottolinea che «il complesso è divenuto negli ultimi dieci anni un importante punto di riferimento per l’attività formativa, informativa e convegnistica del settore primario». Alla Corte è annesso pure un terreno edificabile, «che appare sicuramente appetibile».
Una stima di 4 milioni e mezzo è stata assegnata dalla Polizia di Stato (che la sta attualmente utilizzando) alla scuola ex- Gil di via Diaz. La superficie totale sfiora i 4 mila metri quadrati (di cui 1576 scoperti).
Un valore assicurato di ricostruzione, per il 2005, pari a 2 milioni 900 mila euro è stato invece attribuito alla villa veneta Nani Loredan di Sant’Urbano, di cui Palazzo Balbi è proprietario dal 1979. La superficie scoperta è di 39 mila 375 metri quadrati. Nelle note si legge che la che risulta «particolarmente utilizzata dal Comune di Sant’Urbano esclusivamente per la parte arborea, per l’esercizio dell’attività istituzionale».
Nell’elenco dei beni che la Regione mette in vendita troviamo infine anche un terreno inutilizzato (9 mila metri quadrati) ad Arquà Petrarca. All’immobile, già di proprietà dell’Opera Nazionale Combattenti, è stata attribuita, nel 2007, una stima d’ufficio pari a 5 mila 717 euro. «La giunta veneta – commenta Piero Ruzzante, consigliere regionale del Pd – conta di recuperare 78 milioni dalle alienazioni in tutta la Regione. Non ci sembra questo il momento migliore per la vendita: si rischia infatti di cedere i gioielli di famiglia sottocosto. Siamo comunque contrari alla vendita del patrimonio immobiliare se si tratta di beni di prestigio come la Corte Benedettina di Legnatro e lo Stabilimento Inps di Battaglia Terme».
Claudio Baccarin
Saluti Davide
sabato 3 marzo 2012
venerdì 2 marzo 2012
Le poste
Ricevo e pubblico:
Con la presente voglio portare all'attenzione la totale inaffidabilità, la mancanza di trasparenza dei
servizi postali di Poste Italiane S.p.a. e la pessima capacità di relazionarsi con il pubblico dei suoi
dipendenti, anche se si tratta di un servizio rivolto al pubblico.
Nonostante il servizio primario del gruppo Poste Italiane, come farebbe presagire anche il suo
nome, dovrebbe essere quello di recapitare a casa dei cittadini lettere e pacchi in tempi dignitosi,
tale servizio viene svolto in maniera del tutto inaffidabile.
Oramai oltre ai regolari disagi rappresentati da un recapito discontinuo, tra l'altro già segnalato da
mia madre in più di una circostanza all'ufficio postale del mio comune di residenza, ovvero
Legnaro; l'ennesimo disservizio mi ha spinto a chiedere una maggiore trasparenza da parte del
gruppo Poste Italiane.
La lettera dell'Università degli Studi di Padova datata 18 gennaio 2012, contenente i bollettini per
pagare la seconda e terza rata di tasse e contributi, inviata con Posta Massiva che dovrebbe
prevedere i seguenti tempi di consegna:
– Consegna in 3 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 94% degli invii
– Consegna in 5 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 99% degli invi
secondo la carta della qualità di Poste Italiane (scaricabile al seguente indirizzo
http://www.poste.it/azienda/ass_consumatori/carta_qualita_24_06_08.pdf ), mi è stata recapitata il
17 febbraio 2012.
Purtroppo la seconda rata universitaria aveva scadenza 15 febbraio 2012, perciò nei 23 giorni
lavorativi + quello di spedizione, intercorsi dal giorno del presunto invio, ho aspettato invano un
bollettino (che per mia fortuna son riuscito a stampare in tempo grazie al sito dell'università).
Arrabbiato per questa inefficienza, il giorno successivo il 18 febbraio 2012, lettera alla mano, mi
sono rivolto all'ufficio postale del mio comune di residenza. Parlo con l'impiegata e le chiedo come
mai mi è stata recapitata questa lettera (oltre ad altre, come due inviti ad un convegno, estratti conto,
un richiamo per una visita medica ecc.) con un mese di ritardo. Mi risponde che non è di
competenza dell'ufficio postale, consigliandomi di chiamare il numero 0497624275229. Chiedo di
poter parlare con il direttore dell'ufficio. Ancora una volta vengo rimbalzato, sentendomi dire che
lui non si occupa di queste cose, che mi darà lo stesso numero di telefono. Inoltre mi suggerisce di
fare un reclamo scritto.
Attendo il mio turno e vengo ricevuto dal direttore. Mi fa entrare, quasi non mi stinge la mano e nel
momento di chiudere la porta, sbuffa sonoramente. Pongo la medesima domanda posta
precedentemente all'impiegata, lui prontamente mi ripete che tutto ciò non è di sua competenza,
tutto dipende dalle poste centrali di Padova e di chiamare quel numero o fare un reclamo scritto.
Allora gli propongo di telefonare lui, visto che il reclamo di un direttore potrebbe essere più pesante
rispetto a quello di un normale cittadino insoddisfatto. La sua risposta mi provoca un'ironica ilarità:
“Oggi è sabato e non lavorano, se chiamo questo numero non mi risponderà nessuno”.
(Quindi se fossi tornato a casa con le informazioni fornitomi dall'impiegata, avrei telefonato ad un
numero inutile il sabato? Perché non mi ha avvisato che il sabato non lavorano? Non lo sapeva o ha
omesso volontariamente tale informazione?)
Insisto, finalmente il direttore fa un tentativo, rimane parecchio al telefono ed ovviamente nessuno
risponde. (Quando tornerò a casa proverò a telefonare nuovamente, ma il numero è staccato e non
serve aspettare un minuto per capire che non c'è nessuno. Magari son troppo malizioso io, ma ha
aspettato più del dovuto per farmi desistere?).
A questo punto domando come mai nella Posta Massiva non vi sia nessun riferimento alla data di
spedizione. Il direttore mi dice che c'è eccome, si tratta di quella sorta di codice a barre presente
sotto il campo del destinatario, però per leggerlo ci vuole un macchinario apposta, non presente
nella sede di Legnaro. (Mi chiedo come mai Poste Italiane non rende visibile la data per questo tipo
di posta? I dati presenti nella carta della qualità come possono essere veritieri se solo un
determinato dispositivo può leggerli? La trasparenza è sempre al primo posto di Poste Italiane!).
Ancora più arrabbiato faccio presente al direttore la volontà di comunicare a tutti, tramite mezzi
informativi online ed offline la totale incapacità di fornire soluzioni alle inefficienze postali che la
mia famiglia, residente a Legnaro, è afflitta; oltre al suo pessimo rapporto con il pubblico, come lo
sbuffare di fronte ad un cliente. Dopo un po' di discussione, gli chiedo com'è possibile fare un
reclamo scritto, visto che sembra il più potente mezzo a sua disposizione, finalmente mi propone un
modulo dove poter comunicare i disagi ricevuti. Lo compilo e lo spedisco insieme al direttore, che
alla fine si scusa per il suo comportamento iniziale e mi ripete la sua impossibilità a sopperire alle
inefficienze presenti nel gruppo Poste Italiane.
Posso capire la difficoltà nel gestire certe situazioni se poi non sei il principale responsabile, ma
trovo assurdo che mi sia stato comunicato un numero di telefono non attivo il sabato e non mi sia
stato fornito fin da subito il modulo per la lettera di reclamo. Tra l'altro ho scoperto che il reclamo è
possibile farlo anche online. Il direttore e l'impiegata non lo sapevano?
Nonostante mi tenga alla larga dai pessimi servizi proposti dalle Poste Italiane, sono costretto a
subire i suoi continui disservizi per quanto riguarda la posta in entrata. Visto che i servizi finanziari
sono diventati il cavallo di battaglia di questo gruppo, perché non cambia denominazione e lascia
perdere il servizio postale?
Federico Degan
Saluti Davide
Con la presente voglio portare all'attenzione la totale inaffidabilità, la mancanza di trasparenza dei
servizi postali di Poste Italiane S.p.a. e la pessima capacità di relazionarsi con il pubblico dei suoi
dipendenti, anche se si tratta di un servizio rivolto al pubblico.
Nonostante il servizio primario del gruppo Poste Italiane, come farebbe presagire anche il suo
nome, dovrebbe essere quello di recapitare a casa dei cittadini lettere e pacchi in tempi dignitosi,
tale servizio viene svolto in maniera del tutto inaffidabile.
Oramai oltre ai regolari disagi rappresentati da un recapito discontinuo, tra l'altro già segnalato da
mia madre in più di una circostanza all'ufficio postale del mio comune di residenza, ovvero
Legnaro; l'ennesimo disservizio mi ha spinto a chiedere una maggiore trasparenza da parte del
gruppo Poste Italiane.
La lettera dell'Università degli Studi di Padova datata 18 gennaio 2012, contenente i bollettini per
pagare la seconda e terza rata di tasse e contributi, inviata con Posta Massiva che dovrebbe
prevedere i seguenti tempi di consegna:
– Consegna in 3 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 94% degli invii
– Consegna in 5 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 99% degli invi
secondo la carta della qualità di Poste Italiane (scaricabile al seguente indirizzo
http://www.poste.it/azienda/ass_consumatori/carta_qualita_24_06_08.pdf ), mi è stata recapitata il
17 febbraio 2012.
Purtroppo la seconda rata universitaria aveva scadenza 15 febbraio 2012, perciò nei 23 giorni
lavorativi + quello di spedizione, intercorsi dal giorno del presunto invio, ho aspettato invano un
bollettino (che per mia fortuna son riuscito a stampare in tempo grazie al sito dell'università).
Arrabbiato per questa inefficienza, il giorno successivo il 18 febbraio 2012, lettera alla mano, mi
sono rivolto all'ufficio postale del mio comune di residenza. Parlo con l'impiegata e le chiedo come
mai mi è stata recapitata questa lettera (oltre ad altre, come due inviti ad un convegno, estratti conto,
un richiamo per una visita medica ecc.) con un mese di ritardo. Mi risponde che non è di
competenza dell'ufficio postale, consigliandomi di chiamare il numero 0497624275229. Chiedo di
poter parlare con il direttore dell'ufficio. Ancora una volta vengo rimbalzato, sentendomi dire che
lui non si occupa di queste cose, che mi darà lo stesso numero di telefono. Inoltre mi suggerisce di
fare un reclamo scritto.
Attendo il mio turno e vengo ricevuto dal direttore. Mi fa entrare, quasi non mi stinge la mano e nel
momento di chiudere la porta, sbuffa sonoramente. Pongo la medesima domanda posta
precedentemente all'impiegata, lui prontamente mi ripete che tutto ciò non è di sua competenza,
tutto dipende dalle poste centrali di Padova e di chiamare quel numero o fare un reclamo scritto.
Allora gli propongo di telefonare lui, visto che il reclamo di un direttore potrebbe essere più pesante
rispetto a quello di un normale cittadino insoddisfatto. La sua risposta mi provoca un'ironica ilarità:
“Oggi è sabato e non lavorano, se chiamo questo numero non mi risponderà nessuno”.
(Quindi se fossi tornato a casa con le informazioni fornitomi dall'impiegata, avrei telefonato ad un
numero inutile il sabato? Perché non mi ha avvisato che il sabato non lavorano? Non lo sapeva o ha
omesso volontariamente tale informazione?)
Insisto, finalmente il direttore fa un tentativo, rimane parecchio al telefono ed ovviamente nessuno
risponde. (Quando tornerò a casa proverò a telefonare nuovamente, ma il numero è staccato e non
serve aspettare un minuto per capire che non c'è nessuno. Magari son troppo malizioso io, ma ha
aspettato più del dovuto per farmi desistere?).
A questo punto domando come mai nella Posta Massiva non vi sia nessun riferimento alla data di
spedizione. Il direttore mi dice che c'è eccome, si tratta di quella sorta di codice a barre presente
sotto il campo del destinatario, però per leggerlo ci vuole un macchinario apposta, non presente
nella sede di Legnaro. (Mi chiedo come mai Poste Italiane non rende visibile la data per questo tipo
di posta? I dati presenti nella carta della qualità come possono essere veritieri se solo un
determinato dispositivo può leggerli? La trasparenza è sempre al primo posto di Poste Italiane!).
Ancora più arrabbiato faccio presente al direttore la volontà di comunicare a tutti, tramite mezzi
informativi online ed offline la totale incapacità di fornire soluzioni alle inefficienze postali che la
mia famiglia, residente a Legnaro, è afflitta; oltre al suo pessimo rapporto con il pubblico, come lo
sbuffare di fronte ad un cliente. Dopo un po' di discussione, gli chiedo com'è possibile fare un
reclamo scritto, visto che sembra il più potente mezzo a sua disposizione, finalmente mi propone un
modulo dove poter comunicare i disagi ricevuti. Lo compilo e lo spedisco insieme al direttore, che
alla fine si scusa per il suo comportamento iniziale e mi ripete la sua impossibilità a sopperire alle
inefficienze presenti nel gruppo Poste Italiane.
Posso capire la difficoltà nel gestire certe situazioni se poi non sei il principale responsabile, ma
trovo assurdo che mi sia stato comunicato un numero di telefono non attivo il sabato e non mi sia
stato fornito fin da subito il modulo per la lettera di reclamo. Tra l'altro ho scoperto che il reclamo è
possibile farlo anche online. Il direttore e l'impiegata non lo sapevano?
Nonostante mi tenga alla larga dai pessimi servizi proposti dalle Poste Italiane, sono costretto a
subire i suoi continui disservizi per quanto riguarda la posta in entrata. Visto che i servizi finanziari
sono diventati il cavallo di battaglia di questo gruppo, perché non cambia denominazione e lascia
perdere il servizio postale?
Federico Degan
Saluti Davide
giovedì 1 marzo 2012
COMMENSALI A PIOVE DI SACCO, CAMERIERI A PADOVA (ESAUTORATO IL CONSIGLIO COMUNALE?)
Ricevo e pubblico.
Di recente è stato approvato in via definitiva il PATI della città Metropolitana di Padova.
Il Comune di Legnaro vi ha aderito con una Delibera del Consiglio Comunale di adozione del piano, la n. 51 dell’ottobre 2009, in attesa di passare alla delibera definitiva di approvazione, dopo aver preso in visione i ricorsi presentati dai cittadini. Questa seconda delibera il Consiglio Comunale non l’ha mai approvata, perchè la decisione definitiva è stata presa altrove, espropriando così il Consiglio Comunale di un suo diritto di decisione.
L’aver aderito alla città Metropolitana ha comportato l’abbandono del Comune all’appartenenza dell’area della Saccisica di Piove di Sacco.
L’Associazione dei Comuni di Padova e cintura ha deliberato un progetto di viabilità: la progettazione di una seconda circonvallazione di Padova, che scaricherà il traffico pesante (camion, tir, ecc) su via Orsaretto del nostro Comune. In uno degli ultimi Consigli Comunali di Legnaro, all’unanimità, è stata approvata una delibera di protesta nei confronti di questo progetto, la n. 42 del 30/09/2011. La delibera non ha sortito alcunché. Del progetto divenuto definitivo con il consenso del competente Ministero Governativo, Legnaro non era stato nemmeno informato, segno che non conta nulla in seno alla Città Metropolitana.
Andiamo per gradi. Chiedo un po’ di pazienza perchè i fatti devono essere illustrati: cercherò di spiegarmi, cosa che non è sempre semplice.
Che cos’è il PATI (Piano Assetto Territorio Intercomunale)?
Lo prevede una Legge della Regione Veneto, la n. 11/2004, che invita i Comuni ad aggregarsi all’interno di una determinata area–zona- territorio (Patto) e poter così progettare soluzioni uniche per tutti gli aderenti. Esempio: viabilità, turismo, zone industriali, servizi civici, istruzione, ecc.
La Legge veneta riprende una vecchia idea del compianto prof. Feliciani dell’Università di Venezia grande studioso del territorio veneto che, per raggiungere migliori risultati, invitava gli Enti Locali ad unirsi in Comprensori, legati per affinità culturali, tradizioni economiche e paesane, storia vissuta fin da tempi remoti, e altro.
I Comuni, secondo questa Legge Regionale sono chiamati a scegliere liberamente l’aggregazioni cui associarsi.
Per Legnaro: con Padova o con Piove di Sacco?
Ragioniamo.
Il Comune di Legnaro da secoli è situato nel Piovese, la sua storia la sua tradizione ha radici nella Saccisica. Un documento della Repubblica Veneta del 1675, il “ Cattastico et perticazione della Sesta Presa del Piovado di Sacco”, comprende Legnaro nel consorzio per la liberazione delle acque di superficie.
Il Codice Diplomatico Saccense, “Raccolta di Statuti, Diplomi, Carte e altri documenti e regesti di Piove di Sacco” di Pietro Pinton (Roma 1894), ristampato dal Comprensorio del Piovese nel 1990,” sin dagli inizi dell’anno 1000 d.C., ricorda come il nostro Comune vivesse nel Piovese per tutte le attività e problemi di vita quotidiana, compreso il servizio del Monte di Pietà.
Con l’unità d’Italia Legnaro venne inserito nella circoscrizione del Mandamento di Piove di Sacco e nella giurisdizione della Pretura di Piove.
I Legnaresi facevano riferimento a Piove per l’ufficio delle Imposte, del Catasto, dell’Ospedale, e frequentazione settimanale del mercato e fiera bestiame.
Il conte Paolo Camerini, al tempo proprietario della corte Benedettina con tenuta di 800 ettari, con gli utili conseguiti a Legnaro ha concorso alla costruzione dell’Ospedale di Piove.
Il rifornimento dei negozi locali avveniva a Piove di Sacco, così per il Monopolio dello Stato: valori bollati, sale e tabacchi, ecc.
Dopo la guerra Legnaro aderì, con i dieci Comuni della Saccisica, al Consorzio Acquedotto del Piovese e al Comprensorio per lo sviluppo del Piovese
Legnaro deve gran parte della sua modernizzazione all’essere aggregato alla Saccisica. Ne sa qualcosa il sottoscritto; fu con la Saccisica che il Comune poté essere inserito nelle area di zona depressa e quindi accedere ai contributi europei FEOGA, potendo asfaltare e “risagomare” tutte le strade vicinali con carreggiate da 5 metri, creare l’acquedotto comunale e portare l’acqua potabile in tutte le famiglie del paese, prima sprovviste, a costo zero. In Comune godendo dei vantaggi fiscali riservati alle zone depresse, presero avvio gli insediamenti produttivi nella nostra zona industriale.
Il Piovese, territorio dei casoni, comprendeva Legnaro. E’ con il Piovese che venne approvata una apposita legge dal Parlamento Italiano, proposta dal Senatore Merlin di Padova, per abbattere tutti i casoni della Saccisica, sostituendoli sullo stesso sedime con abitazioni in pietra, per Legnaro una settantina.
Legnaro rientra nella giurisdizione della tenenza dei Carabinieri di Piove, lo stesso per la Polizia di Stato e pure per la Guardia di Finanza; fa parte del Distretto Scolastico del Piovese.
Legnaro ha contribuito alla delocalizzazione da Padova in Piove degli Istituti scolastici superiori, della sede dell’INPS e Vigili del Fuoco.
Legnaro è Saccisica!
Gli Istituti Universitari, l’istituto zooprofilattico ecc., li abbiamo fatti approdare in Legnaro non per merito di Padova, ma per merito nostro.
Il canale Bacchiglione di Ponte San Nicolò è sempre stato una barriera fisica naturale di separazione con Padova, rafforzato dalla presenza dell’autostrada.
Legnaro e i rapporti amministrativi con Padova.
Qualche esempio:
➢ Padova ha un impianto di acquedotto in grado di servire un’utenza di 500 mila residenti: la città non ha mai superato i 230mila abitanti.
Non si crederà, ma nessuno dei Comuni della cintura di Padova è servito dall’acquedotto di Padova, (meno uno, Abano Terme, e da poco due con Legnaro dopo il “fallimento” dell’Acquedotto del Piovese 2007); ci sarà un motivo se Saonara, Ponte San Nicolò, Casalserugo, Albignasego, Selvazzano Dentro, Cadoneghe, Limena, Vigodarzere, Vigonza , Noventa Padovana, Villafranca, Maserà di Padova, Saccolongo, Mestrino, Vigonovo, Pianiga, Mestrino, ecc., sono serviti da acquedotti periferici: Padova non regala nulla, anzi introita.
➢ Nel mezzo degli anni ottanta la Municipalizzata di Padova, interpellata, si offre per costruire la rete del metano a Legnaro, che ne era sprovvisto, e gestire la fornitura di gas per il costo di un miliardo di vecchie lire. Una ditta privata realizzò la rete e gestione di fornitura metano per tutto il territorio a costo zero per il Comune. Al momento Padova ha bisogno per esigenze, giustificate per loro, di superfici di territorio periferiche perché urbanisticamente esplode.
Nella cartografia del progetto approvato del PATI sono indicate delle frecce che indicano la zona di espansione della zona industriale di Padova, partono da via Ruffina di Granze di Camin dirette verso Legnaro; dalla zona industriale di Legnaro partono delle frecce di espansione dirette verso la zona di Padova.
Alla presentazione del PATI a Padova il Vice Sindaco della città, Ivo Rossi, come riportato dalla stampa locale, ha detto: basta zone industriali e il loro ampliamento, tranne solo l’espansione della zona industriale di Padova verso Sud. L’ampliamento verso Sud corrisponde al collegamento con la zona di Legnaro.
Il nostro territorio ha bisogno di quest’altra cementazione-ferita per accontentare Padova?
Padova ha bisogno della seconda circonvallazione per liberarsi del traffico pesante, che fa? Lo scarica in via Orsaretto a Legnaro, naturale.
L’ex Sindaco Bettini ha fatto di tutto per staccare Legnaro dai servizi dell’ospedale di Piove e passare a Padova, uno sgarbo per la Saccisica con danni. L’ULSS 16 del Capoluogo rimanda i Legnaresi per tutti i servizi di sanità: Distretto Sanitario, ricoveri Ospedalieri, trasporto ambulanze e urgenze del 118 a Piove di Sacco, a dimostrazione che Legnaro è naturalmente colà vocato. Bettini beffato, Legnaresi salvati!
I vantaggi con Padova secondo l’amministrazione sono che il Comune potrebbe usufruire del collegamento con la città mediante il treno urbano (metropolitana di superficie); non corrisponde al vero e lo dimostro. Quando portammo a Legnaro l’Università, gli accordi fatti dal sottoscritto con il prof. Merigliano, al tempo Magnifico Rettore, erano che con una linea apposita di autobus gli Istituti locali sarebbero stati collegati con Padova, come è avvenuto, senza interessamento alcuno del Comune: se il treno arriverà, arriverà all’Agripolis, per merito e interessamento dell’università , e no per il Comune di Legnaro.
Vi pare possibile che, per es. Saonara possa essere servita dal treno della città perche lo chiede l’Amministrazione?
Come ha fatto il Sindaco, la Giunta, la maggioranza, abbandonare la Saccisica e passare a Padova? L’amministrazione in segreto, prima di decidere, ha avuto un’ottantina di incontri con Padova (documentati), tenendo all’oscuro i Legnaresi e il Consiglio Comunale.
Nella Saccisica Legnaro è seduto a tavola, ha un peso politico importante, è il secondo Comune, il primo per prestigio nazionale e internazionale; a Padova Legnaro è solo un servitore, politicamente non conta nulla, come abbiamo visto con il fatto della strada in premessa. Dei 17 comuni che compongono la Città Metropolitana, per numero di abitanti Legnaro pesa un cinquantesimo nelle decisioni.
Una simile scelta, per altro non prevista nel programma amministrativo, per me, nasce dalla necessità di soddisfare la speculazione edilizia locale e dare un punto di forza nel vendere i nuovi appartamenti: sono in zona di Padova - dice la pubblicità - il prezzo può essere fortemente sostenuto con rese abbondanti.
Ma non dovrebbe l’interesse pubblico a prevalere?
Nell’interesse dei Legnaresi mi auguro in un ripensamento!!
Legnaro, 29/02/2012
Giovanni Negrato
Di recente è stato approvato in via definitiva il PATI della città Metropolitana di Padova.
Il Comune di Legnaro vi ha aderito con una Delibera del Consiglio Comunale di adozione del piano, la n. 51 dell’ottobre 2009, in attesa di passare alla delibera definitiva di approvazione, dopo aver preso in visione i ricorsi presentati dai cittadini. Questa seconda delibera il Consiglio Comunale non l’ha mai approvata, perchè la decisione definitiva è stata presa altrove, espropriando così il Consiglio Comunale di un suo diritto di decisione.
L’aver aderito alla città Metropolitana ha comportato l’abbandono del Comune all’appartenenza dell’area della Saccisica di Piove di Sacco.
L’Associazione dei Comuni di Padova e cintura ha deliberato un progetto di viabilità: la progettazione di una seconda circonvallazione di Padova, che scaricherà il traffico pesante (camion, tir, ecc) su via Orsaretto del nostro Comune. In uno degli ultimi Consigli Comunali di Legnaro, all’unanimità, è stata approvata una delibera di protesta nei confronti di questo progetto, la n. 42 del 30/09/2011. La delibera non ha sortito alcunché. Del progetto divenuto definitivo con il consenso del competente Ministero Governativo, Legnaro non era stato nemmeno informato, segno che non conta nulla in seno alla Città Metropolitana.
Andiamo per gradi. Chiedo un po’ di pazienza perchè i fatti devono essere illustrati: cercherò di spiegarmi, cosa che non è sempre semplice.
Che cos’è il PATI (Piano Assetto Territorio Intercomunale)?
Lo prevede una Legge della Regione Veneto, la n. 11/2004, che invita i Comuni ad aggregarsi all’interno di una determinata area–zona- territorio (Patto) e poter così progettare soluzioni uniche per tutti gli aderenti. Esempio: viabilità, turismo, zone industriali, servizi civici, istruzione, ecc.
La Legge veneta riprende una vecchia idea del compianto prof. Feliciani dell’Università di Venezia grande studioso del territorio veneto che, per raggiungere migliori risultati, invitava gli Enti Locali ad unirsi in Comprensori, legati per affinità culturali, tradizioni economiche e paesane, storia vissuta fin da tempi remoti, e altro.
I Comuni, secondo questa Legge Regionale sono chiamati a scegliere liberamente l’aggregazioni cui associarsi.
Per Legnaro: con Padova o con Piove di Sacco?
Ragioniamo.
Il Comune di Legnaro da secoli è situato nel Piovese, la sua storia la sua tradizione ha radici nella Saccisica. Un documento della Repubblica Veneta del 1675, il “ Cattastico et perticazione della Sesta Presa del Piovado di Sacco”, comprende Legnaro nel consorzio per la liberazione delle acque di superficie.
Il Codice Diplomatico Saccense, “Raccolta di Statuti, Diplomi, Carte e altri documenti e regesti di Piove di Sacco” di Pietro Pinton (Roma 1894), ristampato dal Comprensorio del Piovese nel 1990,” sin dagli inizi dell’anno 1000 d.C., ricorda come il nostro Comune vivesse nel Piovese per tutte le attività e problemi di vita quotidiana, compreso il servizio del Monte di Pietà.
Con l’unità d’Italia Legnaro venne inserito nella circoscrizione del Mandamento di Piove di Sacco e nella giurisdizione della Pretura di Piove.
I Legnaresi facevano riferimento a Piove per l’ufficio delle Imposte, del Catasto, dell’Ospedale, e frequentazione settimanale del mercato e fiera bestiame.
Il conte Paolo Camerini, al tempo proprietario della corte Benedettina con tenuta di 800 ettari, con gli utili conseguiti a Legnaro ha concorso alla costruzione dell’Ospedale di Piove.
Il rifornimento dei negozi locali avveniva a Piove di Sacco, così per il Monopolio dello Stato: valori bollati, sale e tabacchi, ecc.
Dopo la guerra Legnaro aderì, con i dieci Comuni della Saccisica, al Consorzio Acquedotto del Piovese e al Comprensorio per lo sviluppo del Piovese
Legnaro deve gran parte della sua modernizzazione all’essere aggregato alla Saccisica. Ne sa qualcosa il sottoscritto; fu con la Saccisica che il Comune poté essere inserito nelle area di zona depressa e quindi accedere ai contributi europei FEOGA, potendo asfaltare e “risagomare” tutte le strade vicinali con carreggiate da 5 metri, creare l’acquedotto comunale e portare l’acqua potabile in tutte le famiglie del paese, prima sprovviste, a costo zero. In Comune godendo dei vantaggi fiscali riservati alle zone depresse, presero avvio gli insediamenti produttivi nella nostra zona industriale.
Il Piovese, territorio dei casoni, comprendeva Legnaro. E’ con il Piovese che venne approvata una apposita legge dal Parlamento Italiano, proposta dal Senatore Merlin di Padova, per abbattere tutti i casoni della Saccisica, sostituendoli sullo stesso sedime con abitazioni in pietra, per Legnaro una settantina.
Legnaro rientra nella giurisdizione della tenenza dei Carabinieri di Piove, lo stesso per la Polizia di Stato e pure per la Guardia di Finanza; fa parte del Distretto Scolastico del Piovese.
Legnaro ha contribuito alla delocalizzazione da Padova in Piove degli Istituti scolastici superiori, della sede dell’INPS e Vigili del Fuoco.
Legnaro è Saccisica!
Gli Istituti Universitari, l’istituto zooprofilattico ecc., li abbiamo fatti approdare in Legnaro non per merito di Padova, ma per merito nostro.
Il canale Bacchiglione di Ponte San Nicolò è sempre stato una barriera fisica naturale di separazione con Padova, rafforzato dalla presenza dell’autostrada.
Legnaro e i rapporti amministrativi con Padova.
Qualche esempio:
➢ Padova ha un impianto di acquedotto in grado di servire un’utenza di 500 mila residenti: la città non ha mai superato i 230mila abitanti.
Non si crederà, ma nessuno dei Comuni della cintura di Padova è servito dall’acquedotto di Padova, (meno uno, Abano Terme, e da poco due con Legnaro dopo il “fallimento” dell’Acquedotto del Piovese 2007); ci sarà un motivo se Saonara, Ponte San Nicolò, Casalserugo, Albignasego, Selvazzano Dentro, Cadoneghe, Limena, Vigodarzere, Vigonza , Noventa Padovana, Villafranca, Maserà di Padova, Saccolongo, Mestrino, Vigonovo, Pianiga, Mestrino, ecc., sono serviti da acquedotti periferici: Padova non regala nulla, anzi introita.
➢ Nel mezzo degli anni ottanta la Municipalizzata di Padova, interpellata, si offre per costruire la rete del metano a Legnaro, che ne era sprovvisto, e gestire la fornitura di gas per il costo di un miliardo di vecchie lire. Una ditta privata realizzò la rete e gestione di fornitura metano per tutto il territorio a costo zero per il Comune. Al momento Padova ha bisogno per esigenze, giustificate per loro, di superfici di territorio periferiche perché urbanisticamente esplode.
Nella cartografia del progetto approvato del PATI sono indicate delle frecce che indicano la zona di espansione della zona industriale di Padova, partono da via Ruffina di Granze di Camin dirette verso Legnaro; dalla zona industriale di Legnaro partono delle frecce di espansione dirette verso la zona di Padova.
Alla presentazione del PATI a Padova il Vice Sindaco della città, Ivo Rossi, come riportato dalla stampa locale, ha detto: basta zone industriali e il loro ampliamento, tranne solo l’espansione della zona industriale di Padova verso Sud. L’ampliamento verso Sud corrisponde al collegamento con la zona di Legnaro.
Il nostro territorio ha bisogno di quest’altra cementazione-ferita per accontentare Padova?
Padova ha bisogno della seconda circonvallazione per liberarsi del traffico pesante, che fa? Lo scarica in via Orsaretto a Legnaro, naturale.
L’ex Sindaco Bettini ha fatto di tutto per staccare Legnaro dai servizi dell’ospedale di Piove e passare a Padova, uno sgarbo per la Saccisica con danni. L’ULSS 16 del Capoluogo rimanda i Legnaresi per tutti i servizi di sanità: Distretto Sanitario, ricoveri Ospedalieri, trasporto ambulanze e urgenze del 118 a Piove di Sacco, a dimostrazione che Legnaro è naturalmente colà vocato. Bettini beffato, Legnaresi salvati!
I vantaggi con Padova secondo l’amministrazione sono che il Comune potrebbe usufruire del collegamento con la città mediante il treno urbano (metropolitana di superficie); non corrisponde al vero e lo dimostro. Quando portammo a Legnaro l’Università, gli accordi fatti dal sottoscritto con il prof. Merigliano, al tempo Magnifico Rettore, erano che con una linea apposita di autobus gli Istituti locali sarebbero stati collegati con Padova, come è avvenuto, senza interessamento alcuno del Comune: se il treno arriverà, arriverà all’Agripolis, per merito e interessamento dell’università , e no per il Comune di Legnaro.
Vi pare possibile che, per es. Saonara possa essere servita dal treno della città perche lo chiede l’Amministrazione?
Come ha fatto il Sindaco, la Giunta, la maggioranza, abbandonare la Saccisica e passare a Padova? L’amministrazione in segreto, prima di decidere, ha avuto un’ottantina di incontri con Padova (documentati), tenendo all’oscuro i Legnaresi e il Consiglio Comunale.
Nella Saccisica Legnaro è seduto a tavola, ha un peso politico importante, è il secondo Comune, il primo per prestigio nazionale e internazionale; a Padova Legnaro è solo un servitore, politicamente non conta nulla, come abbiamo visto con il fatto della strada in premessa. Dei 17 comuni che compongono la Città Metropolitana, per numero di abitanti Legnaro pesa un cinquantesimo nelle decisioni.
Una simile scelta, per altro non prevista nel programma amministrativo, per me, nasce dalla necessità di soddisfare la speculazione edilizia locale e dare un punto di forza nel vendere i nuovi appartamenti: sono in zona di Padova - dice la pubblicità - il prezzo può essere fortemente sostenuto con rese abbondanti.
Ma non dovrebbe l’interesse pubblico a prevalere?
Nell’interesse dei Legnaresi mi auguro in un ripensamento!!
Legnaro, 29/02/2012
Giovanni Negrato
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