mercoledì 5 ottobre 2016

Il mio no!


Io al referendum di riforma costituzionale del 4 dicembre prossimo voterò NO.

1.La riforma prevede che il Senato sia composto da 100 senatori di cui 5 a nomina del Presidente della Repubblica e 95 selezionati fra consiglieri regionali e sindaci. In pratica nessuno dei senatori sarà stato eletto direttamente dalla gente. Si dirà che un sindaco, per essere tale, è stato eletto a suo tempo. Io ritengo che una cosa è ricevere mandato per fare il sindaco o il consigliere regionale, un'altra è riceverlo per fare il senatore. Ad esempio può capitare che in città come Verona un elettore, al ballottaggio, preferisca Tosi a qualcun altro, ma non per questo si ritenga rappresentato politicamente da Tosi. Io per esempio a Padova, al ballottaggio perle ultime elezioni comunali, avrei dato il mio voto a Ivo Rossi, ma mai e poi mai mi sentirei rappresentato da lui come senatore. Togliere il mandato degli elettori dai prerequisiti per fare le leggi è semplicemente inconcepibile.
1.2 Sono contrario per principio ai doppi incarichi. La riforma, non elimina il Senato ma ne propone uno depotenziato che conserva tuttavia molte prerogative e competenze importanti: succederà quindi che un organo composto da persone che hanno già una mole di lavoro enorme dovuto alla carica per cui sono stati già eletti, si dovrà occupare di cose delicate e importantissime come le future modifiche costituzionali e le leggi che riguardano gli enti locali. Nella vita di un sindaco non c'è spazio per molto altro figuriamoci fare competentemente e con dedizione il Senatore.
1.3 La riforma costituzionale prevede che la nomina a Senatore avvenga per mezzo di una legge ordinaria che però non esiste ancora. Ritengo che per approvare una riforma così complessa e importante si debba essere nelle condizioni di conoscerne tutti i particolari.
1.4 La maggioranza parlamentare che ha approvato la legge di riforma è tale grazie a un premio di maggioranza ottenuto per mezzo di una legge elettorale dichiarata incostituzionale. In altre parole la Corte Costituzionale ha detto che la maggioranza parlamentare così composta non è rappresentativa della maggioranza degli elettori. Nonostante questo incredibile vantaggio non sono riusciti a far approvare la legge con i due terzi dei voti, necessari per non passare per il referendum popolare. Le regole del gioco devono durare a lungo e solamente un accordo trasversale offre questa garanzia. Il cambio troppo rapido di regole fondamentali favorisce l'instabilità: ovvero il contrario di quanto si dice di andar cercando.
1.5 L'approvazione di questa riforma si dice che permetterà di risparmiare 500 milioni di euro all'anno, ma la stima è già stata smentita al ribasso portando la cifra a molto meno. La sua approvazione impedirà di fatto altre riforme costituzionali per almeno 10 o 20 anni. Mentre, se vince il NO, caduto il governo e passati per nuove elezioni il nuovo parlamento potrà immediatamente procedere a una riforma molto più conveniente anche dal punto di vista del risparmio.
1.6 il così detto riordino delle competenze fra stato e regione, il titolo V per intenderci, in sostanza depaupera gli enti locali dei loro poteri riaffermando un concetto di stato centralista che sembrava ormai abbandonato da tutte le forze politiche. Non solo: riapre un periodo di contenziosi fra stato e enti locali a causa della poca chiarezza con cui è stato scritto.

Non ho volutamente toccato nessun aspetto che riguarda il combinato disposto con la legge elettorale perchè ritengo che questa riforma vada bocciata e rispedita al mittente per quello che è in sè stessa.
Una riforma nata male, scritta male che mi auguro finirà male.

Saluti Davide

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