mercoledì 16 maggio 2012

Patrizia on the road

Patrizia M. è una donna sui 50 anni. Non passa inosservata: bionda, tacchi alti, vestito intonato e tanta energia. La sua vita non è stata in discesa e oggi i debiti con le banche le hanno portato via la casa. Patrizia cerca aiuto e prima di tutto ha provato la via istituzionale. Nel febbraio 2011, con la sua abitazione in vendita giudiziaria, si reca in comune a Legnaro e protocolla la domanda di un alloggio per fronteggiare la prossima emergenza abitativa. Una storia nata nel 2005 quando la piccola azienda familiare ( un bar ) fallisce, lontano dalla crisi di questi giorni, ma particolarmente somigliante a tutte quelle storie che occupano odiernamente le pagine dei giornali. Storie di gente che non ce la fa più e che, a volte, si toglie la vita. G. però non si toglie la vita, è convinta di potercela ancora fare, combatte, ma ha bisogno di aiuto. La domanda le fa guadagnare un incontro con sindaco, vice sindaco e assistenti sociali ma il risultato è scontato: le abitazioni di proprietà del comune destinate alle emergenze abitative o non si possono destinare a nessuno o sono già tutte occupate. Passa circa un anno, le case sono ancora occupate, l'ufficiale giudiziario riesce a concedere solamente una proroga di poche settimane: a giugno Patrizia è fuori di casa e non sa più veramente dove andare. La voglia di trovare una soluzione è tanta e Patrizia non demorde così fra un lavoro saltuario e l'altro si informa, si relazione con associazioni e sindacati, le viene un'idea. Se la casa in muratura per lei non c'è, se per trovarne una bisognerebbe mettere sulla strada qualcun altro, se tutto diventasse una guerra tra poveri allora Patrizia non vuole più una casa, ma un pezzo di terra dove poter mettere una casa mobile, ma per subito anche una tenda, una roulotte, un vecchio camper.Una vecchia idea americana dice lei, di Roosvelt, per risolvere il problema della casa. In effetti non è raro vedere nei film americani i quartieri di case mobili. Quartieri popolari e spesso rappresentati come luoghi degradati che diventano però una specie di sogno per chi non ha davvero alternative. Mi piace Patrizia è combattiva, sognatrice e a modo suo concreta e propositiva. Tutta un'altra pasta rispetto al classico soggetto di assistenzialismo misto a carità. Elettore perfetto perchè ignaro che quei favori in realtà sono suoi diritti. Senza giudicare chi, travolto dai debiti, si suicida, qui siamo di fronte a una reazione, una proposta concreta. La domanda che si fa Patrizia e io con lei è: quante persone presto o tardi, visti i tempi che corrono, si troveranno nella mia situazione? E io aggiungo: cosa può fare l'amministrazione comunale legnarese? Vale di più una rotonda da 400.000 euro o la casa per alcune famiglie? Facciamo un esempio: un campo dove fare il quartierino è già nelle disponibilità del comune, 100.000 euro per portare luce, acqua, gas e fognature, 30.000 euro a casa mobile arredata ( somma che può scendere di molto in gara di acquisto). Diciamo che una rotonda in statale vale la casa per almeno 20/30 persone le quali, contrariamente all'opera stradale, contribuirebbero mensilmente forse anche a totale compertura del mutuo per il finanziamento. Oggi però il problema da affrontare subito è quello degli alloggi esistenti qui a Legnaro che il comune ha deciso di destinare proprio a queste emergenze. Emergenza è un concetto legato a quello di temporaneo. Se termina non è più emergenza. Allora viene da chiedersi: perchè le abitazioni "Ex Lazaretto" di via Vittorio Emanuele e i due appartamenti dentro gli edifici scolastici a distanza di oltre un anno dalla prima richiesta sono ancora occupati o inaccessibili? Come sono gestite le emergenze abitative dei nuclei famigliari che vivono in questi alloggi? In che tempi si pensa di risolverle? Quali le azioni da parte dell'amministrazione per fronteggiare le richieste di alloggi di emergenza. Ci possono volere 2 mesi come 10 anni per trovare un alloggio definitivo, ma se smetti di cercare non lo troverai mai. La sensazione è quella di un abbandono, di una non gestione simile a quella che ha portato prima all'emergenza e poi all'ampliamento del cimitero. Forse è già tardi, ma non credo sbagliato, visto la cronaca di crisi, concentrarsi sul problema dell'alloggio di chi non può o non potrà più pagare un mutuo. Saluti Davide

14 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ex lazzaretto sito in Via Vittorio Emanuele II, non mi sembra propio serva ad ospitare famiglie in emrgenza....è in una situazione di degrado (anche se ultimamente è stato sistemato un po' ed apparre un po' meglio) anche perchè abitato per molti anni da persone incivili che una volta stabiliti in questa abitazione difficilmente l'hanno lasciata anche perchè era molto più economico e conveniente abitare lì che non in un'altro appartamento in affitto a propie spese. Il Comune quando affida queste abitazioni ad una famiglia in difficoltà dovrebbe dare anche una scadenza ed entro la quale l'appartamento dev'essere liberato, ma.......

Anonimo ha detto...

Mai letto così tante sciocchezze in testo solo..........

Anonimo ha detto...

Mi rivolgo all'ultimo anonimo. visto che affermi che sono tutte sciocchezze spiega tu che ne sai di più come stanno veramente le cose!!

Anonimo ha detto...

La temporaneità in questo paese diventa stabilità per tutta l'esistenza e anche oltre per le generazioni future appartenenti a questo modello. Si vedano gli alloggi affidati alla gente che si definisce in stato economico difficile, nullafacenti e poco collaborativi verso chi ha dato in bene loro, per dirla in breve scansafatiche, fannulloni sempre alla finestra e al terrazzo!

Davide Bianchini ha detto...

Il dibattito è interessante. Ogni società si è interrogata sul se e sul come aiutare che sta peggio. Oggi, tempi di crisi, le risposte devono sempre fare i conti con la scarsità di risorse. L'unico modo che può rendere meno amare le soluzioni adottabili è il rispetto delle regole: prefissate, ferree, uguali per tutti. A Legnaro è così?
P.S. Anche se non fa piacere è utile ricevere delle critiche. A volte mi piacerebbe poter scrivere anch'io che quello che scrivono gli altri sono tutte sciocchezze, magari un giorno.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo che dici"la temporaneità in questo paese diventa stabilità" in qualche caso hai ragione ma la responsabilità è di chi "vigila", oppure direi meglio di chi non "vigila". Chi amministra, soprattutto in momenti di crisi, dovrebbe, come dice Davide, prima darsi regole certe e naturalmente poi farle applicare. Il fatto è che è più facile , con i soldi dei cittadini, dare retta a chi chiede costantemente, peraltro sempre gli stessi, piuttosto chi, magari con problemi più gravi e reali SI PRESENTA UNA VOLTA SOLA PERCHE' SI VERGOGNA....

Anonimo ha detto...

All'ultimo commento: VIGILA o NON VIGILA questo è il problema; darsi regole CERTE e farle applicare MAH! Fra il DIRE e il FARE c'è di mezzo un OCEANO in questo periodo. Già presentandosi una volta SOLA ha già fatto il primo passo, poi ci sarà il secondo e via di seguito come ha sempre fatto chi è abituato a questo. Caro amico/a bisogna "TIRARSI SU' le MANICHE" come dicevano i nostri antenati, modelli di uomini che nella vita hanno sudato senza tanti tacchi! Auguri.

Anonimo ha detto...

Mi rivolgo a chi ha fatto l'ultimo intervento , non è vero che presentandosi una prima volta poi la persona lo rifarà,nuovamente c'è chi di carattere non riesce proprio a farlo. In certe situazioni, veramente molto gravi, bisogna trovarcisi e non si può fare di tutta l'erba un fascio. In questo periodo in cui non c'è lavoro, sono avvantaggiati gli extra-comunitari, che fanno gruppo e sono quelli più aiutati dai servizi sociali e dalle istituzioni in genere. Noi autoctoni , siamo ora veramente ultimi.

Davide Bianchini ha detto...

Secondo me è come durante la ritirata in battaglia. Tutti sparano per difendere se stessi, ad un certo punto un tuo commilitone cade ferito e non riesce a camminare. Non sai se lo ha centrato il nemico o se si è ferito da solo. Sai che non ce la può fare da solo e aiutarlo mette in pericolo anche te. Che fai? Lo aiuti, te ne freghi? Magari è anche un po' antipatico. Con la gente che chiede aiuti economici pubblici è un po' la stessa cosa. Spesso sono loro stessi la causa dei loro mali, a volte anche no. Che fai? Li aiuti o te ne freghi? Se quello dentro le lamiere della macchina, in fin di vita, è anche quello che ha provocato l'incidente che fai?E' un dilemma, ma evidenziare le colpe di chi si trova in difficoltà non aiuta un gran che. Ti devi schierare. Blaterare attorno al fatto che siano zingari o balordi nullafacenti non sposta di una virgola il problema. Li aiuti, non li aiuti, come li aiuti. Affrontare le conseguenze politiche di queste scelte può essere difficile è per questo che solo con l'anonimato vengono fuori certi ragionamenti. Vallo raccontare tu ai cattolici della parrocchia che daresti fuoco a tutti gli zingari, oppure spiega tu a tutti gli xenofobi che vuoi voui spendere 70.000 euro di soldi pubblici per ristrutturare una casa popolata da rom.
Ti devi schierare. Io sono per aiutare, provare a risolvere almeno le emergenze. Sono anche per far rispettare i regolamenti così che se un abitante di un alloggio dedicato alle emergenze riceve in assegnazione un alloggio ATER deve obbligatoriamente trasferirsi e così via....

Anonimo ha detto...

Diciamocela qua "SPORCARSE E MAN SE DIFISIE" se pì gratificante star sentai, vardare che altri che lavora e farse anche na risata; intanto ghe se sempre qualcuno che te ghe fe pecà e,par questo, el te iutarà" W l'ITALIA co i so REGOeamenti e i so SUSSIDI. Stiamo pagando ora tutti i regolamenti, le assegnazioni, gli svantaggi, i servizi sociali e altro. Ci vuole BUONSENSO e Voglia di fare per cambiare.

Anonimo ha detto...

La vicenda di Patrizia è certamente una di quelle che si prestano a mille considerazioni e interpretazioni:
1) Come è possibile che la signora Patrizia non sia riuscita in tanti anni a trovare una lavoro anche in periodi meno difficili rispetto a quello attuale???;
2) Come è possibile che neanche il figlio riesca a trovare un lavoro decoroso???
3) Come è possibile che in tanti anni non riesca a trovare un alloggio in altro comune come Padova (dal 1981 c’è stata una progressiva diminuzione della popolazione residente addirittura di circa 30mila unità)
Si potrebbe proseguire, ma mi incuriosiscono le risposte a queste considerazioni caro Davide.

Anonimo ha detto...

cerchi di riflettere l'ultimo anonimo: se Patrizia potesse, pensa che vivrebbe , con lo sfratto esecutivo il prossimo 29 giugno senza luce, senza acqua, senza gas. Io sono per aiutare, e risolvere come dice Davide. Non con fini assistenzialistici, ma con il principio dell'aiutati che Dio ti aiuta.

Davide Bianchini ha detto...

Visto che incuriosiscono le mie considerazioni...
Come ho già avuto modo di dire non credo che la soluzione del problema passi per il giudizio nei confronti di chi chiede aiuto. Molte persone che lo fanno sono le prime responsabili del loro stato di indigenza. Non sempre, ma spesso siamo di fronte a persone che hanno sbagliato e continuano a sbagliare. Adottano comportamenti aberranti e irrazionali. Una volta posti tutti questi individui nel peggior girone dell'inferno che facciamo? Potremmo punire la sig.ra Patrizia e tutti quelli come lei a vivere di elemosina sotto i ponti per poi cremare il cadavere al primo inverno rigido. Potremmo delegare al volontariato e ai benefattori privati tutta l'assistenza richiesta. In passato c'è chi ha voluto affrontare il problema alla radice trasferendo coattivamente queste persone ( specialmente se zingari) in campi di concentramento assieme ad altre categorie ritenute socialmente dannose. Sono soluzioni, non le mie, ma sono soluzioni. Finito di fare i giudici quindi rimane il problema: la sig.ra Patrizia chiede un posto dove stare. E' giusto che la comunità si prenda carico dei problemi di Patrizia? Meglio: è possibile per una comunità che si vuole definire civile ignorare le richieste della sig.ra Patrizia? La mia visione di comunità prevede che, nel limite del possibile, ci si prenda cura di tutti, anche di chi non se lo merita. Anche perchè sono convinto che non esista il fenomeno imitazione. La maggiorparte di noi non ama ricevere aiuti economici. Contrariamente a quello che si può pensare la maggior parte di noi rifiuta una casa gratis dal momento che se ne può permettere una. Non credo che molti di noi, in cambio di un affitto irrisorio, farebbero a cambio con la vita di Patrizia.
Le mie considerazioni non sono finite qui, ma oggi non ho tempo vi lascio con il testo di una canzone di DeAndrè: "la città vecchia"
Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.

Anonimo ha detto...

Mi inserisco nel dibattito con piacere, sono Alessandro Martello, figlio di Patrizia.
Capisco che in tempi di crisi e sospetti l idea di persone che lottano per una casa possa far venire il dubbio di una voglia di sistemarsi a vita con i soldi pubblici. Lo capisco ma vorrei da subito dire che non è così. In 9 anni senza corrente e acqua e gas non abbiamo mai chiesto pur essendo in nostro diritto un aiuto pubblico... Ci siamo arrangiati .. Lavorando... Acquistando un piccolo generatore, una stufa a legna e tante taniche d acqua che riempiamo grazie al buon cuore di alcune persone care.
Siamo abituati a lavorare e non abbiamo mai smesso, accettando anche compromessi poco edificanti, lavori saltuari, lavori in nero... Certo è che quando si parla di andar a lavorare certe volte si usa piu la demagogia che una cognizione reale della realtà.
Lavorando saltuariamente e con un passato infelice a livello bancario non si accede a mutui ne è facile ottenere un contratto d affitto...
Se poi Per essere credibili bisogna chiedere qualcosa elemosinando e accattonando allora spiacenti ma il non aver risorse economiche è un fatto che nulla c'entra con il non avere dignità e amor proprio. Lottare non significa umiliarsi.