giovedì 17 marzo 2011

150 anni di Italia unita.



Art. 5. Costituzione Italiana

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.


Esiste un modo legale per attuare la secessione? Chi la professa la vuole veramente o utilizza l'argomento per scopi personali?
A 150 anni dall'unificazione, in presenza di un rafforzamento dell'area politica che vuole un'Italia divisa è opportuno prendere posizione.
Nella costituzione vengono riconosciuti alcuni principi che per loro natura si ritiene non possano essere messi in discussione nemmeno con i procedimenti di revisione costituzionale: toccare il nucleo fondamentale della costituzione non rappresenterebbe una semplice modifica, ma uno stravolgimento tale da non poter più parlare della stessa costituzione.
Allora quale strada ipotizzano i vari secessionisti? Quale via?
Oggettivamente non rimane che la presa violenta di parte del territorio proclamando il diritto di una popolazione all'autodeterminazione. Da questa semplice considerazione discende la consapevolezza del tradimento perpetrato dai politici leghisti nei confronti della loro stessa base. Il federalismo come quello americano, svizzero o tedesco non sarà mai, a meno di una rivoluzione armata. Non l'hanno fatta i comunisti armati e filosovietici nell'immediato dopoguerra, la farà forse il Trota? O l'opulento Borghezio? Quello che si può fare, quello che tutti vogliono è già scritto molto chiaramente nella nostra Costituzione. Occorre individuare le funzioni essenziali da lasciar fare allo stato (difesa, politica estera, istruzione, perequazione fra regioni...) con i loro capitoli di spesa e la relativa tassazione, tutto il resto va delegato alle regioni e ai comuni che lo attueranno attraverso capitoli di spesa alimentati da tassazione ad hoc. I vari federalismi alla romana come quello municipale di questi giorni sono novità, pertanto vanno accolti come dei miglioramenti rispetto alla situazione precedente, ma consapevolmente va ribadito che il loro è un percorso inverso come quello dei salmoni. Partendo dal fondo infatti si rischia di non arrivare, di impattare sui muri che lo stato centralista erige a sua difesa.
Ma se alla luce dei fatti tutti vogliono uno stato regionale fortemente decentralizzato, con enti locali capaci di riscuotere le proprie imposte, con al di sopra uno stato snello e parsimonioso perchè non ci si arriva in fretta? A mio avviso la questione non è solo politica, ma prima di tutto morale: è la nostra classe dirigente, i nostri politici, a dover essere riformata tanto a destra quanto a sinistra. Parlamento pulito ( fuori i delinquenti), metodo elettorale con le preferenze nominali, un massimo di due mandati e poi tornare a casa propria.

Saluti uniti Davide

1 commento:

Vito ha detto...

Davide, tu capisci troppo e per tanto non puoi condividere il federalismo zoppicante, ingannevole per interessi solo per pochi. A mio avviso il federalismo per tutti non deve essere proposto da un partito con un 10% sugli elettori ma ben si da una commissione che faccia parte di tutti i partiti dell'arco costituzionale e poi si va votare il federalismo.