martedì 1 giugno 2010

L'acqua "es de todos"


Ricevo e pubblico.

L'acqua “es de todos”

di Francesco Bottaro

In queste ultime settimane diverse agenzie di stampa e alcuni rapporti di associazioni che lavorano sul campo hanno documentato le accese manifestazioni organizzate dalla CONAIE (Confederación de las Nacionalidades Indígenas del Ecuador), ECUARUNARI (Ecuador Runacunapac Riccharimui), FENOCIN (Confederación Nacional de Organizaciones Campesinas, Indígenas y negras) e altre organizzazioni indigene ecuatoriane contro la cosiddetta “Ley de Aguas” che prevede la riforma della gestione idrica dell'Ecuador. Proposta dal governo Correa e approdata all'inizio di maggio in Parlamento ha suscitato mobilitazioni radicali soprattutto nelle provincie di Azuay, Cotopaxi e del Pichincha, sfociate in scontri violenti con la polizia soprattutto a Quito. A metà maggio la protesta ha avuto l'immediato risultato di bloccare per ben due volte i lavori parlamentari senza tuttavia raggiungere lo scopo di ritirare la legge. La resistenza al progetto governativo, legittimato giuridicamente dall'art. 98 della Costituzione Politica dell'Ecuador del 2009, è quindi continuata con l'apporto di altri manifestanti, non solo riconducibili alle organizzazioni indigene, accorsi da tutto il Paese verso la capitale, presso il parco dell'Arbolito che sorge a due passi dal Parlamento. Dopo due settimane circa dall'inizio della mobilitazione, durante le quali si erano anche palesate chiare spaccature all'interno della maggioranza Alleanza Pais che sostiene il governo, il 21 maggio 2010 il presidente Correa ha dichiarato: “Chiederò ai parlamentari di archiviare domani questa legge, risolvendo il problema”.
La legge contestata prevedeva la creazione di una Autoridad Única del Agua controllata dal governo che secondo la CONAIE sarebbe stato il primo passo verso la privatizzazione delle risorse idriche, in aperto contrasto con quanto stabilito dall'art. 13 della Costituzione. Marlon Santi, portavoce della CONAIE, aveva inoltre precisato che un Segretario Nazionale dell'acqua di nomina governativa non avrebbe mai potuto operare con equità, come invece un Consiglio Plurinazionale formato da un pari numero di delegati provenienti dal governo e dalla società civile.
La protesta si collocava in una fase politica in cui le associazioni indigene contestavano al governo il suo rifiuto verso un reale dialogo con loro su un problema di fondamentale importanza per le comunità e la società. Il confronto si era fatto così aspro che, nonostante il ritiro della legge, la protesta sembra abbia messo in discussione anche la stessa revolución ciudadana di Correa, vista ormai come mero slogan pubblicitario.
L'assalto alla gestione dell'acqua da parte dei privati è in atto da anni anche in Europa. Pur constatando come alcuni Stati come Francia e Germania stiano compiendo vistosi passi indietro, in Italia alcune recenti leggi del governo Berlusconi impongono che la gestione dell'acqua debba passare nelle mani dei privati. In questo modo si sono aperte grandi possibilità di affari per le aziende del settore dei servizi originando fusioni, accorpamenti, acquisizioni. La gestione dell'acqua per questo entrerà a tutti gli effetti nei giochi perversi della borsa e risulterà controllata da banche, fondazioni, fondi finanziari e manager. Il risultato giuridicamente più rilevante e gravido di conseguenze per la collettività sarà l'impossibilità da parte dei comuni e dei cittadini di intervenire e controllare il servizio, soprattutto per quanto riguarda tariffe ed erogazione.
Il fatto che non se ne parli molto in televisione e che le maggiori forze politiche, anche quelle che sbandierano un “forte radicamento nel territorio”, snobbino il problema, induce a pensare che ci sia in ballo qualcosa di grosso. Il giro d'affari infatti è enorme, anche perchè riguarda un servizio irrinunciabile. Del resto questo silenzio risulta ancora più sospetto: l'operazione non deve essere proprio così vantaggiosa per chi paga la bolletta (cosa già dimostrata in alcune città che l' hanno già provata), visto che è meglio lasciare gli utenti all'oscuro di tutto, senza informarli sulle reali ricadute economiche e sociali
La presenza di multinazionali con chiari obiettivi globali come quello del controllo idrico in un mondo ormai senza frontiere per i beni e i capitali (ma rigidissime per gli uomini), impone alle comunità locali soluzioni efficaci per la difesa di questo bene comune. L'Ecuador ha trovato la sua strada. In Italia dalla fine di aprile un comitato ampio e trasversale sta raccogliendo le firme per la presentazione di tre quesiti referendari che mirano a fermare la privatizzazizone dell'acqua, facilitare un percorso di ripubblicizzazione ed eliminare i profitti dal bene comune acqua. Ogni Provincia del Veneto ha un suo referente al quale chiedere informazioni, su come partecipare e dove trovare i moduli per le firme. Per questo e per altre notizie dettagliate sull'argomento visitate www.acquabenecomune.org .
Fonti e riferimenti dell'articolo: per una panoramica sulla recentissima storia dell'America Latina e dei Caraibi è utile ed esauriente la raccolta di saggi Tra innovazioni e continuità. L'america latina nel nuovo millennio, a cura di Gabriella Chiaramonti, Padova, Cleup, 2009. In rete ci sono vari testi della Costituzione Politica dell'Ecuador del 2009. Mi sono servito della traduzione fatta dall'associazione A Sud: www.asud.net .Per saperne di più sulla protesta in Ecuador possono essere visitati i siti di www.misna.org ; www.yabasta.it ; www.peacelink.it .



Saluti Davide

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