venerdì 5 marzo 2010

Welfare e decrescita.




Di seguito il decimo punto di una più articolata dissertazione su welfare e decrescita.
Per i curiosi ecco il link di tutto il contributo di Maurizio Pallante.



10. Occorre ripristinare ed avere ben chiara la differenza tra il concetto di bene e il concetto di merce. I beni sono oggetti e servizi che rispondono a un bisogno o soddisfano un desiderio. Le merci sono oggetti e servizi che si scambiano con denaro. Questa distinzione è indispensabile per chiarire alcune confusioni.

a) Non tutte le merci sono beni e non tutti i beni sono merci. Esempi. Decrescita: diminuzione della produzione e del consumo di merci che non sono beni, aumento della produzione e dell’uso di beni che non sono merci.

b) Alcuni beni si possono ottenere solo in forma di merci. Alto contenuto scientifico e tecnologico. Di qui la fede nella scienza e nella tecnologia, nel progresso, la proiezione verso il futuro, le magnifiche sorti e progressive.

c) Altri beni non si possono ottenere sotto forma di merci, per cui non vengono presi in considerazione, ma la loro mancanza fa soffrire e spesso viene causata proprio dalla spasmodica tensione alla produzione e al consumo di quantità sempre maggiori di merci (affetti, stima degli altri, relazioni umane significative, salute. cfr. discorso pronunciato da Robert Kennedy il 18 marzo 1968).

d) Molti beni si possono autoprodurre più vantaggiosamente invece di comprare le imitazioni delle merci corrispondenti, però i beni autoprodotti e i servizi non comprati ma scambiati per amore non fanno crescere il pil, per cui in una società fondata sulla crescita del pil questa possibilità deve essere sradicata dalla testa delle persone.

L’operazione è stata realizzata agendo in più direzioni:

a) Il lavoro manuale è stato svilito ad attività di ordine inferiore (mentre invece una importante corrente di pensiero considera che nel saper fare guidato dalla progettualità consiste il più alto livello di realizzazione umana: R. Sennet, L’uomo artigiano).

b) L’autoproduzione è stata ridicolizzata come arretratezza tecnologica, fatica, perdita di tempo (mentre è vero il contrario: ci vogliono più tempo, più fatica, più soldi per comprare le imitazioni).

c) Il saper fare è stato cancellato dalla memoria collettiva. Il numero delle persone che non sanno fare niente cresce in continuazione (praticamente tutti gli abitanti delle città). Chi non sa fare niente deve comprare tutto e fa crescere il pil di più di chi sa fare qualcosa e non deve comprare tutto.

- Il concetto di lavoro (ogni attività finalizzata a ricavare dalle risorse naturali i beni necessari a soddisfare le esigenze vitali degli esseri umani) è stato ridotto al concetto di occupazione (attività, per lo più parcellizzate e prive di senso complessivo, che non hanno alcuna attinenza con la soddisfazione delle esigenze vitali di chi le compie, ma sono finalizzate a produrre merci in cambio del denaro necessario a comprare merci). Per l’Istat solo chi fa un lavoro salariato viene inserito nella categoria delle forze di lavoro.
Continua...

Saluti Davide

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