martedì 23 marzo 2010

Micro co-generazione

Vi propongo questo post tratto dal sito www.terranauta.it

Quando ho chiesto a un leghista perchè appoggiasse un governo che prima o poi vorrà mettere la centrale atomica anche in Veneto mi sono sentito rispondere: " e che cosa possiamo fare? abbiamo bisogno di energia..." Le alternative ci sono eccome, ma a guadagnarci sarebbero in troppi e allora non se ne fa niente!

Da tempo sentiamo parlare della crisi della Fiat e della possibile riconversione dello stabilimento di Termini Imerese. Eppure in Italia, un Paese nel quale ogni 1000 abitanti ci sono 768 autovetture, si sente ancora parlare di “ecoincentivi” e di rilancio dell’industria automobilistica. Un settore moribondo quello dell’auto, con problemi economici, finanziari, sociali, ambientali, occupazionali.
Problemi seri, che coinvolgono migliaia di persone e la loro possibilità di continuare ad avere un’occupazione. Solo dietro lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, infatti, si parla della perdita di 3.000 posti di lavoro compreso l'indotto.

“Riconversione”, quindi. Ma per produrre cosa, se nemmeno l’amministratore delegato Sergio Marchionne, dopo aver affermato che quello automobilistico è “un mercato che ha una sovra-capacità produttiva del 30%”, ha idea di cosa produrre nello stabilimento siciliano per evitarne la chiusura? Una risposta è stata trovata dall’ing. Palazzetti, un tempo impiegato presso il Centro Ricerche Fiat (CRF). Non adesso, ma quasi quarant’anni fa!

Risale ai primi anni settanta, infatti, l’invenzione più nota di Mario Palazzetti: il “Total Energy Module” (Totem), una “caldaia” che eroga 39kw di potenza termica alimentata a metano e 15kw di potenza elettrica, da piazzare dove si ha anche bisogno di energia termica. Fu creato usando a suo tempo il motore di una Fiat 127.

Peccato che una tale scelta risultava scomoda ai grandi enti fornitori di energia, i quali ne impedirono di fatto la diffusione su larga scala, insieme alla decisione di iniziare l’avventura nucleare in Italia. Insomma, una “caldaia” che, una volta installata ovunque ce ne sia lo spazio o la necessità, con il suo funzionamento può produrre sia energia termica per autoconsumo che elettrica.

Ora, in piena crisi occupazionale, energetica ed ambientale, il Totem potrebbe, anzi, dovrebbe essere preso in considerazione ed aiutarci a risolvere, dopo alcuni decenni, i più urgenti problemi attuali.

Ciò è molto difficile nel Bel Paese, soprattutto se si pensa al quasi monopolio di enti quali Enel ed Eni, dei quali oltretutto il principale azionista è proprio lo Stato italiano. In Paesi invece nei quali c’è stata davvero una liberalizzazione del mercato dell’energia, le cose stanno diversamente.


La Volkswagen ha siglato un accordo lo scorso settembre con la ditta energetica Lichtblick, che porterà alla costruzione ed installazione di centomila “mini-centrali” elettriche È il caso della Germania, dove la Volkswagen ha siglato un accordo lo scorso settembre con la ditta energetica Lichtblick, che porterà alla costruzione ed installazione di centomila “mini-centrali” elettriche entro il 2010 nella sola Repubblica federale. Mini-centrali aventi in sé sostanzialmente la stessa tecnologia del Totem e, quindi, di un’automobile.
Queste mini-centrali sono infatti apparecchiature molto simili al Totem di Palazzetti, e funzioneranno con un motore Volkswagen a biogas derivato dai propulsori di serie della Golf. Il motore, sempre come nel Totem, oltre a generare calore muove un generatore che fornisce energia per il consumo domestico, con un’efficienza di produzione di circa il 94% (contro il 38% circa delle grandi centrali).

Insomma, luce e riscaldamento dal motore dell’auto, con un rendimento nettamente superiore. E ad un costo molto ridotto, se paragonato alla costruzione di grandi centrali, magari nucleari.

Non è da escludere che ci troveremo presto ad importare tecnologia dall’estero che, in realtà, era già stata inventata in Italia. Del resto, non sarebbe la prima volta. Sempre l’ing. Palazzetti inventò con la sua equipe, negli anni ’60, l’Antiskid, un dispositivo che adesso si chiama ABS. Con l’Antiskid si provocò la legge americana sull’obbligatorietà per i veicoli industriali dello stesso dispositivo, che la Fiat produceva negli Stati Uniti per il mercato americano.

Non fu però prodotto in Italia, dove si è aspettato che negli anni ’80 arrivasse la Bosch con quello che ora si chiama, appunto, ABS. Dobbiamo per forza ripetere l’esperienza dell’Antiskid, diventato poi ABS, ossia inventiamo qualcosa, ma aspettiamo che in futuro ce lo vendano da fuori?


Per una questione di inerzia probabilmente il piano di riconversione non prenderà mai piedeÈ decisamente possibile riconvertire l’industria automobilistica, irrimediabilmente in crisi sia a livello economico che occupazionale. In Italia abbiamo competenze per ed urgenza di farlo, ma non l’approvazione di chi può veramente decidere: lo Stato ed i colossi dell’energia. La micro-cogenerazione diffusa proposta dall’ingegner Palazzetti porterebbe infatti a ridurre non solo le emissioni di CO2, gli sprechi di energia e le spese per gli utenti, ma anche i profitti per gli enti fornitori di energia ed i loro azionisti.
Usare meno energia significa spendere meno. Ma in questo modo, oltre a ridurre i profitti di cui sopra, si rischierebbe di rievocare lo spettro della Decrescita: minori consumi, minore circolazione di denaro, minori spese e sprechi. Per piacere, non scherziamo…

La cosa più strana, però, è che riconvertire l’industria automobilistica in questo modo dovrebbe rendere felici gli stessi paladini della crescita economica, ri-garantendo un’occupazione a così tante persone (e risolvendo un problema comunque enorme, dato che anche i sostenitori della Decrescita come il sottoscritto sanno benissimo che non c’è niente di peggio della crisi occupazionale in un contesto socio-economico come quello attuale).

Il fatto è che non succederà nulla di tutto ciò, anche solo, come ama ricordare lo stesso ing. Palazzetti, per una questione di inerzia, sia delle Istituzioni che dei grandi gruppi economici: non solo ancorati ai loro privilegi, ma anche alle loro “abitudini”. Sentiremo quindi una marea di slogan e di buoni propositi, ma nonostante in molti si riempiano la bocca con la parola “progresso”, questi esempi di vera innovazione restano quasi sempre in un cassetto, nell’ex Bel Paese.

Come nel caso dell’Antiskid diventato ABS, comunque, è curioso chiedersi se, fra qualche anno, agli ormai ex-operai della Fiat gli enti elettrici proporranno l’acquisto e l’installazione di una mini-centrale Volkswagen.


Saluti Davide

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