giovedì 1 maggio 2008

Asilo: lettera aperta di Michela

Michela, mia moglie, ha scritto questa lettera. Trovo che sia una questione interessante in quanto di mezzo ci sono i finanziamenti del comune. Nella vita di tutti i giorni chi paga vuole anche dire la sua sul servizio ricevuto in cambio, quando a pagare è il comune di Legnaro pare che non ci sia alcun interesse a fare richieste in merito alla qualità o alle modalità del servizio erogato. Di fatto i soldi dei cittadini diventano donazioni , il compenso per un servizio si trasforma in liberalità come se a eseguirlo fosse un cittadino compassionevole e non un assessore incaricato di far vivere bene i suoi concittadini.

Legnaro, 28 Aprile 2008

Al Comitato di Gestione della Scuola dell’Infanzia e Nido Integrato “S. Antonio” di Legnaro

Al Sindaco e al Consiglio Comunale di Legnaro

Per sei anni consecutivi ho frequentato la Scuola dell’Infanzia “S. Antonio”. Ora che il mio più piccolo, Michelangelo, sta per passare alla scuola primaria, mi accingo a lasciarla con molta nostalgia e riconoscenza. Grazie alle relazioni che ho intessuto con altri genitori della scuola mi sono inserita nel paese, di cui non sono originaria.
Sento il bisogno di proporre alla vostra attenzione due riflessioni, maturate dalla mia esperienza, che pecca nella conoscenza precisa dei dati e dei bilanci della Scuola.
La prima riguarda la frequenza da parte di bimbi non residenti nel Comune, che sono numerosi dato che la Scuola non attua, o non ritiene di dover attuare, verifiche attente a riguardo.
La nostra Scuola possiede in tutti i comuni limitrofi (e non solo) un’ottima reputazione, in primis per il suo impianto educativo-didattico di spessore, riconosciuto come migliore da molti genitori rispetto alla pubblica, la quale non sempre, a causa del frequente turn-over delle maestre o della dipendenza da dirigenti non sempre sensibili, riesce a garantire standard qualitativi paragonabili. La Scuola dell’Infanzia pubblica di Legnaro inoltre ha il difetto di essere collocata in un luogo periferico e isolato. Altri motivi dell’ottima considerazione del nostro istituto sono la sua visibilità (le feste in cui il cortile della scuola apre i battenti verso il paese e si riempie di famiglie e bambini si “vedono” eccome!) ed in secondo luogo i suoi pregi architettonici.
Non credo di esagerare affermando che la Scuola S. Antonio è uno dei luoghi fondamentali di Legnaro e spicca in un tessuto fatto sempre più solo di abitazioni, povero di servizi e luoghi sociali, se si eccettua l’ancora vitale parrocchia, di cui è parte, e le associazioni sportive. La Scuola materna tra esse ha però un ruolo particolare, dato che ha il pregio di accogliere le famiglie neoformate nel momento in cui si affacciano in un contesto extrafamiliare, nel periodo in cui si creano nuove relazioni che nascono in primo luogo tra i bambini. La scuola funge in questa fase da importante spinta propulsiva, attuando quella che in ambito pedagogico viene definita continuità orizzontale, fornendo un terreno di incontro di cui si sente sempre più la mancanza, perché sempre di più vengono a mancare i luoghi e le occasioni.
Molte famiglie esterne al comune usufruiscono del servizio della Scuola uscendone alla fine dei tre anni e proseguendo il loro percorso di vita nei luoghi di provenienza, dimostrandosi spesso poco interessate a vivere i momenti di comunità proposti, perché la famiglia e le relazioni risiedono altrove.
Ecco perché, a mio parere, la frequenza da parte di alunni esterni al comune è una perdita per l’intero tessuto sociale di Legnaro, non solo per quelle famiglie con genitori poco esperti o poco agguerriti che, vedendosi “soffiare” il posto che ritenevano garantito dalla vicinanza della loro abitazione, sono costretti a tragitti più lunghi e a sentirsi esclusi da un luogo chiave della socialità, sito non a caso nel cuore del paese.
In ultima analisi aggiungo, per prevenire una possibile osservazione, che pur essendo la Scuola S. Antonio paritaria e non statale riceve tuttavia (seppur esigui) fondi comunali, finanziati con le contribuzioni dei residenti.

Una piccola seconda riflessione che riguarda il calcolo delle quote per la frequenza del nido, in cui, dalle parziali informazioni che mi sono giunte, non si considerano le spese di mutuo o affitto delle famiglie, ma solo il reddito. Porto il mio esempio di ex-utente, con un reddito familiare inferiore ai 2500 euro mensili ed un mutuo mensile (per un appartamento) di 700 euro.


Michela Beltramelli

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