giovedì 28 gennaio 2010

Errata corrige



Mi vanto con gli amici al bar di scrivere sempre notizie vere e circostanziate, questo almeno il mio intento. Ciò non vuol dire che non sia di parte: solo gli stupidi credono che uno che scrive non sia di parte. Sono orgoglioso di essere della mia parte e di dimostrare le mie ragioni. Tutto questo per dire che se qualcuno nota degli errori o delle incongruenze può farle notare e casomai pretendere un adeguato risalto per la correzione invece di anonimamente bofonchiare al riparo da critiche.

Quindi il consiglio comunale è domani venerdì 29 alle 18e30 a non alle 20e30 come da me sostenuto.

Saluti di parte Davide

mercoledì 27 gennaio 2010

I tagli alla spesa del PDL



Il CONSIGLIO COMUNALE DI VENERDI' E' ALLE ORE 18e30!!!!

Tratto dal sito del Gazzettino online.
E la Lega dove sta? E le capacità tremontiane di tagliare gli sprechi e non i servizi?

" Anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti"


Padova. Lo Stato taglia i finanziamenti:
studenti ciechi restano senza aiuto

Chiusa l'unica sede veneta del "Libro parlato": «Hanno
sacrificato la nostra regione perché è più ricca di altre»




di Giovanna Frigo
PADOVA (25 gennaio) - Hanno chiuso la struttura di Padova del "Libro parlato". Era un servizio che registrava su cassette audio e cd-mp3 libri per persone ipo e non vedenti a prestito gratuito. Si trovava in via Braille ed era l’unica sede del Veneto. Dal 31 dicembre scorso le due dipendenti, una delle quali non vedente, sono state licenziate. Stessa sorte per i numerosi volontari che registravano, lasciati a casa nonostante l’esperienza maturata in anni di collaborazione.

«Ho telefonato a Roma e Giacomo Elmi, capo servizio del Centro nazionale del "Libro parlato" - racconta Stefano Miotti, 31 anni, di San Giorgio in Bosco - Dopo diversi tentativi di chiarimento mi è stato riferito che sono diminuiti i finanziamenti dello Stato. Tra le varie strutture hanno deciso di sacrificare quella in Veneto, perché è una regione più ricca delle altre. I nostri politici parlano tanto di difendere gli interessi del territorio, ma poi spariscono servizi storici e di civiltà come questo. Sto facendo una raccolta di firme perché venga ripristinato. Per chi fosse interessato mi contatti alla mail stefanovick@libero.it».

Stefano è iscritto all’Università di Padova. Il dieci febbraio ha un esame, ma non riesce a studiare su un libro normale. Purtroppo, una decina di anni fa la sua vista è fortemente diminuita a causa di una malattia, la retinite pigmentosa, che non gli ha però impedito di laurearsi in lingue con centodieci e lode, di trovarsi un lavoro anche se a termine e di assecondare il suo amore per la storia iscrivendosi ad una seconda laurea. Ce l’ha fatta anche grazie all’aiuto del "Libro parlato", ma ora questo servizio è stato soppresso.

«Ci sono tante persone nelle mie stesse condizioni - prosegue Stefano - Il libro che mi serve è già stato registrato, ma da quando hanno chiuso il servizio è diventato inaccessibile anche l’archivio. Anche l’Università di Padova ha un servizio di scannerizzazione testi, per aiutare gli studenti in difficoltà. Ma non si può paragonare all’alta qualità che garantiva il "Libro parlato". Siamo di fronte ad una grave discriminazione».

Saluti nonvedenti Davide

sabato 23 gennaio 2010

Consiglio comunale il 29 gennaio 2010



Mi pare di ricordare alle ore 21 o 20e30, il 29 gennaio 2010 si terrà il prossimo consiglio comunale a Legnaro presso il municipio.
Vorrei riportarvi l'ordine del giorno ma qualcuno si è dimenticato di pubblicarlo sul sito del comune, la prossima volta faccio una bella foto della porta del comune dove è appeso l'avviso del consiglio e pubblico quella. Se il sito comunale lascia sempre un po' a desiderare ( non solo quello) l'account di Facebook invece... Il 19 gennaio scorso è stata resa nota la notizia che il 22 gennaio ( tre giorni dopo, ndr) si sarebbe chiuso il bando di concorso per l'assegnazione di 5 premi speciali per studenti universitari (carpe diem). Era richiesta oltre a una notevolissima media del 28 anche l'80% dei crediti richiesti per l'anno in corso. All'interno del bando (oggi non più disponibile dal sito!?!) bisognava aver posseduto i titoli entro agosto 2008. La mia domanda è la seguente: perchè agosto 2008? Se il bando è di dicembre 2009 non sarebbe stato più coerente agosto 2009? Non sarebbe stato meglio istituire il premio per tempo così da utilizzarlo anche come stimolo per studiare con profitto oltre che per premiare chi già ha raggiunto ottimi risultati? A parte che non conosco le somme in gioco, visto la crisi economica, non sarebbe stato meglio inserire anche criteri legati al reddito?
Sono convinto che non ci sia alcuna malafede, si tratta piuttosto della solita sciatteria a cui ormai siamo fin troppo abituati, ma volendo pensare male: non è che qualcuno di ben preciso possedesse i requisiti fino ad agosto 2008 e proprio a lui era rivolto il premio? A pensare male qualche volta ci si azzecca diceva DiPietro.

Saluti universitari Davide

giovedì 21 gennaio 2010

La scuola come la vogliono i potenti

Da www.repubblica.it

Consiglio dei Ministri del prossimo venerdì 22 gennaio dovrebbe approvare la riforma della scuola superiore. Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali, in via di definizione, la geografia scompare del tutto - o quasi. Non si sono sentite proteste, al proposito. Ad eccezione di quelle sollevate, comprensibilmente, dalle "associazioni di categoria" (in testa l'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia e la Società Geografica Italiana), che hanno lanciato un appello accorato (su www.aiig.it e www.luogoespazio.info). Ma c'è da dubitare che troveranno grande ascolto. I problemi che contano e appassionano sono ben altri. Anche se il territorio continua ad essere evocato, per ragioni politiche e polemiche. I confini: vengono chiamati in causa quando c'è da respingere i clandestini. Frontiere invisibili divengono muri visibili per marcare la distanza dagli "stranieri". Per alimentare domanda di sicurezza, per richiamare la comunità perduta. Il nostro piccolo mondo che scompare, schiacciato dal grande mondo che incombe. Così si invocano le ronde, senza poi formarle. E i "confini" della città sono marcati da cartelli segnaletici che, accanto al nome di città "straniere" gemellate, avvertono: non vogliamo "stranieri", guai ai "clandestini". (Quasi che i clandestini si dichiarassero come tali, apertamente, all'ingresso della città).

Siamo orfani dei confini che, tuttavia, non riconosciamo. E non conosciamo più. Come il territorio. Rimozione singolare, visto che mai come in quest'epoca le identità ruotano intorno ai riferimenti geografici. L'Oriente e l'Occidente. Che, dopo la caduta del muro di Berlino, non sappiamo più come e dove delimitare. In Italia, il Nord e il Sud. La Lega Nord e il Partito del Sud. Si rimuove la geografia mentre la geografia si muove. Insieme ai confini. Centinaia di comuni vorrebbero cambiare provincia. Oppure regione. E molte province si spezzano; mentre, parallelamente, ne nascono altre di nuove. E se guardiamo oltre i nostri confini abbiamo bisogno di aggiornare le mappe. Un anno dopo l'altro. Per de-finire i paesi (ri)sorti in seguito al crollo degli imperi geopolitici. Per "nominare" contesti senza nome oppure ignoti, un attimo prima, il cui nome è rivendicato da popoli che ambiscono all'indipendenza. Da minoranze che vorrebbero venire riconosciute e da maggioranze che ne reprimono le pulsioni. Così, scopriamo, all'improvviso, dell'esistenza di Cecenia, Abkhazia, Ossezia, Timor Est. Mentre Cekia e Slovacchia sono, da tempo, felicemente divise. Ma molti non lo sanno e continuano a "nominare" la Cecoslovacchia.

In questo paese - ma non solo in questo - il "popolo" più detestato è quello Rom. Gli zingari. Accusati di molte colpe - talora a ragione. La principale fra tutte: non avere una patria. Una residenza. Rifiutarla. Troppo, per una società che ha dimenticato il territorio - sepolto sotto una plaga immobiliare immensa e disordinata. Ma continua a evocare le "radici". E non sopporta chi è nomade. Sempre altrove.

Questa società: non ha più bisogno di mappe, bussole, atlanti, carte geografiche. Basta il Gps. Ciascuno guidato da un satellitare o dal proprio cellulare. In auto ma anche a piedi, in giro per la città. Una voce metallica, senza accento, intima. "Ora girare leggermente a destra, poi andare dritto per 100 metri". Ma se finisci contromano, una marea di auto che ti corre (in)contro; oppure davanti a un muro, a un divieto di circolazione, e ti fermi, preoccupato, si altera: "Andare dritto!!". E quando cambi direzione, per non essere travolto, non si rassegna e ordina: "Ora fare inversione a U". Anche se hai imboccato una strada a senso unico.

La società del Gps è popolata di persone etero-dirette, che si muovono senza un disegno, né un progetto. Non sanno dove andare e neppure dove sono. Questa società - questa scuola - non ha bisogno di geografia, né di geografi. Ma neppure della storia: visto che la geografia spiega la storia e viceversa. Questa società - questa scuola - questo paese: dove il tempo si è fermato e il territorio è scomparso. Dove le persone stanno ferme. Nello stesso punto e nello stesso istante. In attesa che il Gps parli. E ci indichi la strada.

Grazie al governo saluti Davide

martedì 19 gennaio 2010

- EL STRASSARO -



EL STRASSARO era un commerciante ambulante, che passava una volta al mese: viaggiava su una specie di triciclo artigianale, con un pianale sulla parte anteriore. Aveva tre ruote maggiorate per sopportare carichi pesanti. Il signore che lo guidava, era una persona con una costituzione fisica assai robusta, non era tanto alto: era piu' largo del triciclo. Aveva una testa grossa, coperta di barba e capelli a cespuglio, portava le "soccoe con le broche" , sia dalla parte sotto che tutto in torno . Aveva un "tabaro" fatto con mezzo tendone da circo, serviva per mille usi; da coperta, per la pioggia, vento, freddo e sole. Diceva che veniva da lontano, non ricordo da dove venisse, mi sembra da Cartura. Ricordo un particolare , tutti noi bambini avevamo paura , lo chiamavamo l'uomo nero. I cani abbaiavano da lontano, anche loro avevano paura. Un cane di nostra conoscenza, si chiamava Fiume, non aveva paura neanche di un leone, si avvicino' per mordere questa specie umana. EL STRASSARO alzò una gamba, con la "soccoea"ferrata, e diede un calcio a Fiume, lo prese giusto sul naso e il cane se ne andò "scainando": caiii....caiii...caiii . Quella specie di orso nero si mise a ridere a squarcia gola, aprendo la grande bocca e mostrando denti come quelli di un ippopotamo pronunciando testuali parole: " quel cane non oserà più avvicinarsi a mé". I denti, erano di colore ruggine, forse quell'orso si nutriva di ferro vecchio, faceva paura ai cani, ma anche galline e anatre che stavano nei dintorni. EL STRASSARO , portava sempre con sé una tromba appesa al collo con una catena tutta ruggine. Quella tromba era il suo telefono cellulare ; soffiava forte su questa specie di strumento e faceva uscire dall'estremità dell'imbuto , liquido che sembrava un anaffiatoio, seguito dalla sua voce da baritono, gridava: EL STRASSAROOOO !! (strasse ,ossi, pee de coneio, seme de succa, peo de porseo, ferro vecioooo...Non serviva tanto chiasso; veniva annunciato prima che arrivasse dall'odore di tutto quel materiale che lui comperava, e non solo, soprattutto dalla puzza che teneva sul suo corpo: faceva scappare anche i topi. Le nostre mamme, qualcuna con il fazzoleto alla bocca, consegnavano quelli che erano considerati scarti di casa . EL STRASSARO pesava accuratamente con una bilancia a"tiraca", e metteva via dentro a sacchi differenziati. Dava dei soldi alle mostre mamme e gentilmente, con un sorriso accompagnato a una battuta, salutava dicendo "ci vediamo il prossimo mese".
Chi legge questo scritto: pensa che sia per bambini ! No, cari signori . Questo scritto é proprio per noi grandi.
Tutti quei sotto prodotti che le nostre mamme davano al signor onorevole nobile uomo , EL STRASSARO erano materiale da trasformare. Con gli stracci si faceva la carta . Con i semi di zucca , si faceva olio. Con le ossa, si faceva il sapone . Con il pelo di maiale, si facevano i pennelli per dipingere . Con la pelle di coniglio, si facevano le pellicce di lapen per le nostre mogli.
Ora tutto è immondizia, inquiniamo e basta, secondo me la pagheremo tutta, tutti.
E anche questa é una piccola, umile storia, dimenticata.
Vito Motti .

lunedì 11 gennaio 2010

L'era della connessione

Ho creato questo post utilizzando il mio cellulare.
Qui a fianco avrete notato le istantanee anch'esse uploadate dallo stesso cellulare.

Saluti digitali Davide

giovedì 7 gennaio 2010

Energia Nucleare



Vi siete mai chiesti perchè il dialogo sul nucleare è sempre incentrato sulla sicurezza delle centrali? E' per non parlare di altri aspetti. Per distogliere l'attenzione da agomenti un po' meno di stomaco e un po' più economicamente rilevanti. L'energia nucleare costa di più di qualsiasi altra energia, anche quando le centrali fossero stra sicure rimarrebbero un'infinità di altri problemi da risolvere a partire dall'approvvigionamento di uranio. Allora perchè il centro destra vuole le centrali? Mi piacerebbe che rispondessero i nostri referenti locali del PDL o della LEGA. Sarebbe interessante sentire il nostro sindaco che senza contraddire le sue gerarchie partitiche difende il territorio legnarese dalla costruzione di una bella centrale atomica. E la LEGA Nord che voleva la secessione come farà a far costruire le centrali fuori dalla Padania?
Vi lascio con la recente risoluzione di alcuni consiglieri regionali del PD.


CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

OTTAVA LEGISLATURA



RISOLUZIONE N. 65


NO ALLE CENTRALI NUCLEARI NEL VENETO. INVESTIRE NELLE
ENERGIE RINNOVABILI.

presentata il 7 settembre 2009 dai Consiglieri Gallo, Azzi, Berlato Sella,
Bonfante, Diego Bottacin, Causin, Frigo, Marchese, Michieletto, Rizzato, Tiozzo,
Trento, Atalmi, Bettin, Pettenò, Rossato, Franchetto e Zabotti


Il Consiglio regionale del Veneto

PREMESSO che in data 9 luglio 2009 il Senato della Repubblica ha
approvato in via definitiva un disegno di legge con cui la maggioranza di
centrodestra ha dato il via libera alla realizzazione di centrali nucleari in Italia, a
oltre vent’anni di distanza da uno storico referendum popolare che determinò
l’abbandono di tale tecnologia. Peraltro, ancor prima del voto in Senato e nella
perdurante assenza di un piano energetico regionale, il presidente della Regione
Giancarlo Galan aveva già manifestato, la disponibilità all’insediamento nel
territorio veneto di un impianto per la produzione di energia nucleare;
CONSIDERATO che il rilancio dell’energia nucleare in Italia è
quantomeno anacronistico e va nella direzione opposta rispetto a quanto accade da
molti anni nei principali Paesi industrializzati, dove lo sviluppo energetico non è
indirizzato verso la costruzione di nuove centrali nucleari ma è piuttosto
incentrato sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, pulita e sicura. L’ultimo
reattore nucleare costruito negli Stati Uniti d’America risale al 1979!
RILEVATO che l’ipotesi di costruire una centrale nucleare in Veneto
non può prescindere dall’analisi di alcune notevoli criticità. In primo luogo, il
rischio sismico. In secondo luogo, la forte antropizzazione del territorio, ovvero la
presenza di insediamenti abitativi diffusi, che rendono impossibile collocare un
impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati solitamente indicata per
garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo, la presenza di una centrale
nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull’economia turistica, specie se
l’impianto dovesse sorgere nelle vicinanze del litorale adriatico, del lago di Garda
o in altre zone ad alta vocazione turistica.
Ma in realtà, prima ancora delle controindicazioni di carattere locale, restano
irrisolti i grandi problemi di ordine generale posti dal ricorso all’energia nucleare:

la sicurezza degli impianti, lo smaltimento delle scorie, gli alti costi complessivi
dell’energia prodotta, i tempi di costruzione delle centrali e i tempi di esaurimento
del combustibile utilizzato, l’uranio. Come ha recentemente confermato il premio
Nobel per la fisica Carlo Rubbia, “non esiste un nucleare sicuro. (...) Si può
parlare, semmai, di un nucleare innovativo. (...) Poi resta il problema delle scorie
(...) che nessuno al mondo sa come smaltire”. In Veneto, e in generale in Italia,
sarebbe un problema anche individuare i siti per lo stoccaggio. Riguardo agli
aspetti economici, il premio Nobel osserva: “Si pensa che il nucleare possa ridurre
il costo dell’energia. Questo non è vero.”.
In merito ai tempi di realizzazione delle centrali, “noi sappiamo che per costruire
una centrale nucleare sono necessari da cinque o sei anni, in Italia anche dieci.”
La vita media di una centrale nucleare è di sessant’anni. Ma le riserve mondiali di
uranio accertate sono destinate a esaurirsi, secondo fonti dell’ENEA e del CNR, in
circa 40 anni di consumo al ritmo attuale;

esprime

contrarietà alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia e alla
costruzione di nuove centrali nucleari;

impegna la Giunta regionale

- a elaborare un piano energetico regionale contenente forti programmi
d’investimento per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di
energia rinnovabili;
- a procedere alla più ampia consultazione dei cittadini veneti e della società
organizzata, nel caso il governo intenda comunque procedere alla costruzione di
una centrale nucleare in Veneto.

Saluti esenti da scorie Davide

venerdì 1 gennaio 2010

Ricordo amaro

Il Blog è trascurato! Ma non è morto. Sonnecchia, ogni tanto riapre gli occhi e racconta qualcosa. La verità è che criticare l'amministrazione Legnarese oltre che essere come sparare sulla Croce Rossa è anche noioso e sicuramente non in cima ai miei pensieri. Continuerò a seguire da vicino la politica locale certamente, ma un racconto di Vito come quello che segue vale come 100 dei miei post.
E voi avete niente da raccontare?
Buon anno a tutti.




Ricordo, amaro.
Settembre 1944 : eravamo nella nostra aula di scuola elementare sempre "CAPITELOVOLPARO" suonava la campanella; (a mano perchè la luce elettricha non esisteva), segno di allarme. In fretta e furia andavamo tutti fuori dalla scuola rifugiandosi lungo i fossi della campagna Camerini. Era in corso una battaglia aerea sui cieli fra LEGNARO e Isola dell'ABBA' . Eravamo circa cinquanta bambini tutti stesi lungo il fondo dei fossi ,si sentivano le mitragliatrici di due aerei che si sparavano a vicenda, i proiettili fischiare sopra le nostre teste . Io, come tutti altri avevo tanta paura e nello stesso tempo avevo curiosità di vedere la battaglia degli aerei. Ricordo benissimo , il cielo era limpido e gli aerei, quando volteggiavano in alta quota, venivano illuminati dal sole riflettendo la luce su di noi, sembravano giocattoli mossi da bambini, creando un spettacolo unico. Ad un certo punto uno dei due aerei si dirige verso di noi, emanava fumo dalla fusuliera, era stato colpito ,avvitandosi verso il cielo cambiando il rumore del motore, all'improvviso si girò a picco verso terra girando su se stesso con una scia di fumo, precipitò a terra causando un'esplosione. Sembrava vicino a noi, invece ,cadde sulle terre di Isola dell'ABBA' (circa 800/1000 metri da noi) dopo seguì il silenzio. Da quel tragico momento non siamo più andati nelle aule della scuola. Io, assieme mio fratello Corrado, anzi mio gemello e altri due compagni di scuola, Cana Ponterotto e Sorse Bacchin (questi i loro soprannomi), andammo sul posto dove cadde l'aereo ; camminando lungo i fossi ci siamo avvicinati lentamente trovando in qua e in là pezzi di aereo lanciati dall'esplosione . Camminando con molta cautela a circa 50 metri dalla buca dell'impatto trovammo
una decina di persone curiose come noi guardare sull'erba con un certo sdegno; era il pilota del caccia . Era inglese. Era morto. Aveva i guanti strappati sulle mani , teneva ancora una specie di casco in cuoio nero aderente sulla testa. I vestiti erano strappati in parte bruciati, il viso era pallido e affumicato Una scena triste, commovente e orrenda nello stesso tempo. Nessuno poteva fare più niente. Subito dopo di noi arrivarono due donne in bicicletta, si avvicinano a quel soldato inglese morto . Una di loro, ben conosciuta nel paese di LEGNARO , (non faccio il nome ), fa un brutto sporco gesto "sputa sulla salma del pilota pronunciando le spudorate parole "to sporco inglese".
Noi, e tutti coloro che stavano nelle vicinanze di quelle due b....... con l'amaro in gola se ne andarono .
Caro Davide; anche questa come tante altre é una storia dimenticata .Ma non da mé.
Vito Motti