mercoledì 28 marzo 2012

La bufala dell'ospedale



E' notizia dell'altro ieri puntualmente riportata in un commento di un attento lettore del blog: chiuderanno l'ospedale di Piove di Sacco! Lo chiuderanno assieme ad altri 6 ospedali veneti.
Oggi un altro quotidiano locale smentisce tutto e racconta che mai il nome di Piove di Sacco è apparso in alcuna carta! E' tutta una bufala! Tiriamo un sospiro di sollievo.
Nel frattempo il sindaco di Piove di Sacco si sente il dovere di invitare tutti i sindaci e i consiglieri della Saccisica ad una riunione d'urgenza alla quale ho partecipato proprio questa sera. C'era tutta la politica o quasi dei comuni del nostro comprensorio. Curiosamente c'erano anche il nostro sindaco e il vice che da anni si comportano come se della Saccisica non gliene importasse nulla. Ma quando c'è da fare numero...
Erano tutti preoccupati "certe cose non accadono per niente!", "l'ospedale è importantissimo", "non si possono calpestare i diritti di migliaia di persone", "non è il numero di posti letto che qualifica un ospedale!" "non ci sono motivazioni tecniche a giustificare la scelta di chiudere"... e via così per una quarantina di minuti. Risultato: tutti d'accordo e sottoscrizione di documento comune da presentare d'urgenza alla 5° commissione in regione.
La cosa nausea un po'. Ma la verità è che chi più chi meno sono tutti d'accordo, non solo sull'ospedale ( vorrei vedere il contrario), ma anche sul metodo, sulle motivazioni.
Mi spiego: una regione arriva alla decisione di chiudere un ospedale, anzi 7 questa volta, essenzialmente perchè non ci sono soldi e bisogna far quadrare il bilancio tagliando le spese. Nessun politico chiuderà mai un ospedale per razionalizzare il servizio o perchè non ci sono i numeri per giustificare le spese: ci sono solo voti da perdere e nessuno da guadagnare. Lo chiude esclusivamente perchè non può fare a meno di far quadrare un bilancio, lo fa a bocca storta perchè sa che perderà un sacco di voti, lo fa perchè se no gli tocca intaccare i privilegi, le raccomandazioni di partenti e amici. Ma come è possibile che proprio il Veneto, che conferisce allo stato più tasse di quelle che riceve sotto forma di contributi, è costretto a tagliare la spesa sanitaria? La risposta non può che essere banale: fino ad oggi abbiamo alimentato la macchina pubblica aumentando il debito, da oggi il debito deve diminuire, con lui tutto lo stato sociale e in primis pensioni e salute.
Chi ha fatto crescere il debito pubblico negli ultimi 10 anni? Il centro destra. Chi governa il Veneto? Il centro destra. Con i voti di chi è stato eletto il sindaco di Piove di Sacco? Con quelli del centro destra. Chi decide di chiudere gli ospedali? Il centro destra. Non che se tutto fosse di centrosinistra cambierebbe gran che, ma sta di fatto che chi oggi si erige a gran difensore della comunità saccense e dei diritti degli ammalati è parte integrante e cosciente di quel gruppo che da 20 anni governa il paese. Lo stesso gruppo responsabile della mancata lotta all'evasione, alla corruzione, dell'aumento del debito pubblico e via dicendo....
In buona sostanza nessuno si è preso la ben che minima responsabilità di ciò che accade. Hanno la stessa tessera dell'assessore che taglia gli ospedali, ci mangiano assieme ad ogni incontro di partito, lo hanno sostenuto alle elezioni e lui ha ricambiato facilitando le cose su in regione... ma quando un giornale anticipa il taglio dell'ospedale fanno la parte degli offesi, degli impegnati, di quelli dalla parte del bene comune. La gente cosa vede: uno che aggredisce, l'altro che difende. Tutta una recita.
Fra 5 anni, quando avranno chiuso l'ospedale per davvero, saranno tutti vergini innocenti e ci sarà sicuramente qualcuno che dirà che è stata tutta colpa di qualcun altro. Vi ricorda qualcuno?
Un detto texano dice che se ha il colore della merda, se ha l'odore della merda, la consistenza della merda: allora è merda.

Saluti Davide

P.S.
Mi vergogno perchè quello che ho scritto adesso non ho avuto il coraggio di dirlo questa sera di fronte a un pubblico di una 50ina di persone: politici si può nascere o diventare, a quasi 40 anni probabilmente la mia strada è segnata.

sabato 24 marzo 2012

LA STORIA E LA CULTURA DI LEGNARO NON POSSONO ESSERE MESSI IN VENDITA !!

Ricevo e pubblico:

Il PD di Legnaro è fermamente contrario all’ipotesi di vendere il più prestigioso monumento del paese per risanare i debiti che i Legnaresi non hanno contribuito a fare.
La Corte Benedettina rappresenta il monumento più prezioso e significativo della Comunità di Legnaro, centro economico, sociale e culturale del paese, sorta nel 400 per iniziativa dei Monaci benedettini di santa Giustina di Padova e cresciuta nei secoli con l’aggregazione di edifici successivi.
La bellezza e la semplicità architettonica della Corte rispecchia bene quelli che sono i valori e la storia e la tradizione legnarese.
Siamo decisi a dare battaglia con l’aiuto dei legnaresi in 2 manifestazioni pubbliche:
1) la raccolta di firme per la difesa della Corte, già da domenica mattina prossima in piazza per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini,
2) l’organizzazione di un girotondo, attorno alla corte benedettina, con in testa donne, bambini e anziani. L’invito è rivolto anche a tutti i consiglieri comunali di opposizione. Per ribadire che il monumento benedettino e la cultura devono tornare ai legnaresi.

Siamo arrivati a questo punto di massimo degrado della storia di Legnaro grazie ad una Giunta Comunale sottomessa che ci governa, priva di idee, che non riesce ad andare oltre la quotidianità, e subisce sottomessa e prona tutte le decisioni della Giunta Regionale a danno dei Legnaresi.
Questa giunta rischia di portare in eterno il triste marchio di aver avallato la vendita della storia e la cultura dei Legnaresi, per mera incapacità di governo.

La Corte Benedettina è la nostra cultura, la nostra risorsa economica, da qui deve rinascere il paese, e come PD di Legnaro lanciamo la nostra 3° proposta quella più difficile:
il trasferimento dell’attuale municipio nella Corte Benedettina che diventerà NUOVA SEDE DEL MUNICIPIO DI LEGNARO. Chiediamo ai cittadini di venire in piazza per darci una mano, a firmare per realizzare tutti insieme questo grande sogno che resta la nostra battaglia politica già a partire dalla prossima campagna elettorale.

Dott. Antonio D’Alessio
Segretario PD di Legnaro.

giovedì 22 marzo 2012




Il circolo del Partito Democratico di Legnaro, in collaborazione con l’ Amministrazione Comunale, organizza un

INCONTRO PUBBLICO

IL RISCHIO IDRAULICO A LEGNARO

GIOVEDI’ 29 MARZO 2012 ore 20,30
MUNICIPIO DI LEGNARO SALA CONSILIARE


Presentazione
Pasquale Compagnin
Consiliere Consorzio di Bonifica Bacchiglione

Saluti e intervento
Oregio Catelan Ivano
Sindaco di Legnaro

Eugenio Zaggia
Presidente Consorzio di Bonifica Bacchiglione

Bacchiglione, Brenta e Idrovia dopo l’ alluvione
Ing. Tiziano Pinato
Direzione Difesa Suolo Regione Veneto

Le attività del Consorzio per la salvaguardia idraulica. Il Bacino Sesta Presa.
Ing. Francesco Veronese
Direttore Consorzio di Bonifica Bacchiglione

Dibattito

Conclusioni
Antonio D’ Alessio
Coordinatore circolo PD di Legnaro

mercoledì 21 marzo 2012

Il regolamento senza palle!



Cosa posso fare per escludere il Partito Democratico e la Lega dalla sagra paesana? Innanzitutto restringo gli spazi proibendo l'accesso al parco Cavour sede consolidata del ristorante del Pd. Sfrattato da li però il pervicace partito mi trova nuova collocazione proprio vicino al ristorante del calcio e questo riscalda gli animi.
Allora mi invento il regolamento della sagra e ci inserisco una fumosa definizione di chi può partecipare in modo tale che una possibile interpretazione escluda i partiti politici. Ah ah! mi sento un genio! Li frego tutti! Ma discriminare le associazioni in base a criteri politici è addirittura contro la Costituzione, rischio che la corte dei conti mi condanni a pagare i danni di tasca mia! Merda, questo non ci voleva! Mi gioco un'ultima carta: prima ancora di sapere chi vuole partecipare alla sagra, faccio la planimetria degli spazi, riservo quelli per i ristoranti alle due associazioni sportive che gestiscono in convenzione i due spazi in questione e abra cadabra voilà il Pd è escluso. Mi sento ancora un genio! Chi è il migliore? Ah ah ah.

Questo in estrema sintesi lo stream of consciousness di chi ha progettato il regolamento della sagra volto a escludere l'avversario politico in maniera vigliacca e subdola. Un po' di coglioni dico io! Scrivetelo chiaro! NON VOGLIAMO I PARTITI ALLA SAGRA! Affrontate per una volta il problema di petto, imponete il votro ragionamento , siate forti delle vostre idee.
No, andate in cerca di ottenere il risultato attraverso la creazione di un atto regolamentare che, lasciatevelo dire, non è pane per i vostri denti. Costruite case, forse un giorno anche rotonde e scuole, magari riuscite anche a fare complicate varianti al piano regolatore per agevolare gli amici, ma i regolamenti proprio non vi competono.
Un regolamento nasce per risolvere conflitti, questo ne risolve uno, ma ne crea 100.
Vi risparmio in questa sede il ragionamento per cui se tu vai a diminuire l'offerta forse il primo anno chi rimane mangia una fetta di torta più grande, ma gli anni a venire la torta diventerà sempre più piccola.E' la direzione opposta quella da intraprendere!
Vi risparmio la manfrina sul discorso che la sagra non può essere vissuta come un evento chiuso di anno in anno, ma che esiste il bisogno di una visione che vada un po' più in la: un progetto di rilancio e riorganizzazione che arrivi ben oltre l'anno e si prefigga risultati di miglioramento sia di affluenza che di offerta culturale e ricreativa. Polverara docet!
Ad ogni modo mi auguro che questa astiosità, questo abuso di potere renda consapevoli PD, Lega, PDL dissenziente, UDC, IDV e quant'altri vogliano unirsi dell'importanza di spazzare via questi amministratori incompetenti e assolutamente disinteressati al bene comune.
Per quest'anno, fate domanda tutti di partecipare alla sagra, consegnate le lettere di diniego a un avvocato il quale seguirà la causa nelle sedi opportune, nel frattempo organizzate una festa tutti assieme, d'inverno con il capannone riscaldato, quando nessuno (o quasi fa feste). In tempo di crisi farà piacere alle famiglie poter mangiare tutti con 10 euro a testa. Creerete l'opportunità non tanto di finanziarvi ma quella di veicolare le vostre idee per una Legnaro migliore finalmente libera dalla mediocrità chi di non ha nemmeno le palle per difendere esplicitamente le proprie idee.

Saluti Davide

Vi allego l'ultima proposta di regolamento in mio possesso.



Art. 1
Oggetto

1. Il presente Regolamento disciplina, le modalità di rilascio delle autorizzazioni all'attività di trattenimento e svago, di somministrazione di alimenti e bevande nonché l’effettuazione della fiera, in occasione della più ampia manifestazione denominata “Sagra di Legnaro”, ai sensi degli artt. 68 e ss. e 103 del T.U.L.P.S. approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773 e relativo Regolamento di esecuzione approvato con R.D. 6 maggio 1940, n. 635 nonché ai sensi della Legge Regionale 3 maggio 2002, n. 11.


Art. 2
Definizioni

1. Nel presente regolamento, con il termine:
a) Per “sagra” s’intende la manifestazione pubblica avente il fine di promuovere il territorio e le tradizioni locali con attività ludiche, culturali, d’intrattenimento nonché di somministrazione di alimenti e bevande e comunque l’insieme delle attività promosse da associazioni e/o gruppi locali ovvero associazioni religiose, di volontariato e sportive, regolarmente autorizzate, riconducibili per contenuto a finalità culturali, folcloristiche, di promozione sociale ed economica;
b) “commercianti su area pubblica” si intendono gli operatori che effettuano l’attività di vendita di merci e la somministrazione di alimenti e bevande al dettaglio su aree pubbliche muniti dell’autorizzazione per il commercio su aree pubbliche o i produttori agricoli. Tale attività viene disciplinata dal D.Lgs. 31.3.98, n. 114, artt. 27, 28 e 29 nonché dalla L.R 06.04.2001, n. 10 e dai criteri applicativi approvati con delibera di Giunta Regionale n. 1902 del 20.07.2001;
c) “fieristi” i commercianti su area pubblica che partecipano esclusivamente alla fiera che si svolgerà l’ultimo giorno della sagra, con l’utilizzazione delle aree e degli stalli individuati nel “Piano per il commercio su aree pubbliche” vigente, in virtù della specifica autorizzazione di cui sono in possesso;
d) “espositori” si intendono gli operatori che effettuano l’esposizione all’aperto di merci di tutti i settori merceologici (alimentare e non) finalizzata alla vendita su un’area opportunamente individuata e riservata alla mostra di tali prodotti o che pubblicizzano la propria attività (a titolo esemplificativo fanno parte di tale categoria coloro che espongono veicoli a motore, macchine agricole, materiale per l’edilizia, arredamenti, idropulitrici, i posatori di pavimenti, i restauratori di mobili, gli impiantisti, ecc.). Tali operatori effettuano la contrattazione e la vendita in loco ma non la consegna del prodotto che deve avvenire successivamente. Questi non rientrano nell’ambito di applicazione della normativa in materia di commercio al dettaglio su aree pubbliche essendo la fattispecie esclusa a sensi dell’art. 4, comma 2, del D.Lgs. 114/98.



Art. 3
Organizzazione della manifestazione e durata

1. La “Sagra di Legnaro” si svolge nel centro di Legnaro dal Venerdì precedente la festività della Natività di Maria (8 Settembre), per la durata di 12 giorni e quindi fino al primo o al secondo martedì successivo alla medesima festività.
2. La Giunta Comunale indicherà gli spazi utilizzabili, sia pubblici che privati aperti al pubblico, da utilizzarsi per lo svolgimento della sagra, rappresentandoli in un’apposita planimetria che sarà approvata con propria deliberazione da adottarsi entro il 30 Marzo di ogni anno, indicando all’Ufficio Commercio i criteri in base ai quali assegnare gli spazi ai soggetti di cui all’art. 2, comma 1, lettera “a” che abbiano segnalato l’interesse a partecipare alla sagra, entro il 30 Aprile.
3. I gruppi e le associazioni che già utilizzano le strutture comunali per altre finalità hanno, comunque, il diritto di prelazione per l’utilizzo degli spazi esterni alle medesime strutture; tale diritto potrà essere esercitato entro 7 giorni dalla comunicazione dell’Ufficio Commercio con la quale il soggetto interessato ad esercitare il diritto viene avvisato della richiesta dello spazio a lui in uso l’anno precedente da parte di un soggetto diverso. Decorso tale termine l’Ufficio Commercio potrà assegnare lo spazio in questione ad un nuovo assegnatario.
4. In mancanza di nuova delibera di cui al comma 2, sarà tenuta valida quella dell’anno precedente.
5. La Pro’ Loco di Legnaro curerà la promozione e la pubblicizzazione, l’organizzazione dei trattenimenti musicali e dello spettacolo iniziale e finale, definendo il programma generale dei festeggiamenti; curerà l’installazione degli addobbi e delle luminarie.
6. I vari gruppi e le associazioni, qualora intendano organizzare anch’essi talune attività, atte ad arricchire ulteriormente la manifestazione, le concorderanno con la Pro’ Loco, per l’inserimento nel programma generale ed ufficiale della Sagra.
7. Le attività ammissibili sono:
- spettacoli teatrali;
- spettacoli folcloristici e d’intrattenimento in genere;
- eventi di moda, mostre, rassegne e conferenze;
- esibizioni sportive;
- raduni di mezzi in genere;
- lotterie, pesche di beneficenza e tombole;
- stands gastronomici e di somministrazione in genere.
8. I singoli gruppi ed associazioni dovranno, quindi, formalizzare le richieste di concessione del suolo pubblico, all’Ufficio Tributi del Comune entro il 31 Maggio.
9. Ogni singolo gruppo od associazione sarà responsabile dell’allestimento e della gestione delle strutture che intende utilizzare, anche ai sensi della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro – D.Lgs 81/2008 e s.m.i.
10. Al Comune di Legnaro competerà la gestione della sicurezza di cui al Titolo XVIII del D.M. 19.08.1996 e al D.M. 10.03.1998; a tal fine commissionerà il “progetto degli allestimenti” da sottoporre all’esame delle Commissioni di Vigilanza ai sensi dell’art. 141 del Regolamento di Esecuzione al T.U.L.P.S. – R.D. n. 635/40 e s.m.i.
11. Per consentire la redazione del sopraccitato progetto, ciascun gruppo od associazione che utilizzerà strutture permanenti o temporanee dovrà trasmettere all’Ufficio Commercio o al professionista incaricato, tutta la documentazione che sarà indicata nel Regolamento per il funzionamento della Commissione Comunale di Vigilanza sui Luoghi/Locali di Pubblico Spettacolo, entro il 30 Giugno. Nelle more dell’adozione del predetto regolamento, la documentazione da presentare sarà quella indicata dal Professionista incaricato.
12. Successivamente, per le attività che intende svolgere tra quelle previste nel precedente comma 5, ciascun gruppo od associazione richiederà le prescritte autorizzazioni o presenterà la relative segnalazioni certificate a norma e nei termini di legge, all’Ufficio Commercio.
13. La pulizia dell’area della sagra è interamente a carico dell’Amministrazione Comunale, compresa la disinfezione e/o disinfestazione, la fornitura di idonei contenitori per lo smaltimento dei rifiuti e il posizionamento e la pulizia dei servizi igienici mobili.
14. Per consentire lo svolgimento in sicurezza della manifestazione il Comune potrà avvalersi della collaborazione del Gruppo Comunale Volontari di Protezione Civile, in particolare per la costituzione della squadra antincendio.
15. Sarà a carico del Comune anche l’organizzazione del servizio di Primo Soccorso, nei momenti di maggiore afflusso di pubblico.




Art. 4
Obblighi dei concessionari degli spazi
.
1. I concessionari degli spazi hanno l’obbligo:
• del pagamento della tassa di occupazione di spazi ed aree pubbliche;
• del pagamento della tassa per l’asporto dei rifiuti;
• del versamento della quota spese di cui al successivo art. 5;
• del versamento della cauzione di cui all’art. 6;
• stipulare idonea polizza RC a copertura di eventuali danni a terzi e al patrimonio comunale;
• di osservare tutte le disposizioni vigenti in materia igienicosanitaria, di pubblica sicurezza e di prevenzione incendio. La Commissione Comunale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo potrà impartire ulteriori prescrizioni, sia in sede di esame preventivo del progetto della manifestazione sia nel corso del sopralluogo.
2. Le spese di acqua, energia elettrica, materiale elettrico e altre attrezzature (palco, sedie, tavoli, panche, gazebo, tensostrutture, ecc.), comprese nel programma della sagra, saranno sostenute dai singoli gruppi che organizzano le proprie attività.


Art. 5
Spese per la promozione della sagra e per la gestione degli spettacoli
1. Riconoscendo che l’evento “Sagra di Legnaro” per sua natura esercita una funzione attrattiva sul pubblico, con ricaduta di valore aggiunto su ogni singola attività che vi si svolge, tutti i soggetti che intendono parteciparvi, trattandosi di servizio a domanda individuale, dovranno contribuire al pagamento delle spese sostenute per la promozione e gli eventi collaterali, di cui all’articolo 3, comma 2, nella misura stabilita annualmente dalla Giunta Comunale secondo l’allegato schema:
a. stand gastronomici gestiti dai soggetti indicati nell’art. 2, comma 1, lettera “a”: € ____ / mq. /giorno;
b. posteggi assegnati ai soggetti indicati nell’art. 2, comma 1, lettera “b”, eccetto titolari di autorizzazioni per il mercato settimanale; € ____ /mq./giorno;
c. posteggi assegnati ai soggetti indicati nell’art. 2, comma 1, lettere “c” e “d”: € ____ / mq. /giorno;
d. spazi assegnati agli esercenti lo spettacolo viaggiante: € ____ / mq. /giorno
2. Il Comune assegnerà alla Pro’ Loco un contributo per l’attività di promozione e pubblicizzazione, organizzazione dei trattenimenti musicali e dello spettacolo iniziale e finale, per la definizione del programma generale dei festeggiamenti; per l’installazione degli addobbi e delle luminarie, di importo comunque non superiore alle somme introitate ai sensi del comma 1.
3. Il predetto contributo sarà erogato con un acconto, su presentazione di dettagliato preventivo di spesa, entro il mese di Luglio ed il saldo entro trenta giorni dalla presentazione di debita rendicontazione delle spese effettivamente sostenute.


Art. 6
Cauzione
1. L’installazione delle strutture sulle aree pubbliche sono soggette al versamento anticipato di una cauzione, quantificata con atto di Giunta Comunale, a tutela del patrimonio pubblico, che dovrà essere effettuato almeno 20 (venti) giorni prima dell’inizio della manifestazione.
2. Dopo lo sgombero dell’area, il Settore Manutenzione e Patrimonio procederà ad effettuare un sopralluogo diretto ad accertare eventuali danni causati alle proprietà comunali al fine del rilascio del nulla-osta per lo svincolo della cauzione.
3. Il Settore Economico-Finanziario, sulla base del nulla-osta provvederà agli adempimenti conseguenti per la restituzione dell’importo versato.


Art. 7
Espositori su area scoperta e prodotti ammessi

1. Ferme restando le norme per lo svolgimento della tradizionale “fiera”, l’ultimo giorno della sagra, conformemente allo specifico regolamento Comunale per il commercio sulle aree pubbliche, nei limiti di disponibilità degli spazi espositivi su area indicata dalla Giunta Comunale ai sensi dell’art. 3, comma 2, sono ammessi alla manifestazione, su richiesta scritta, anche operatori sia pubblici che privati.
2. Hanno titolo di partecipare tutti gli operatori economici legittimati e qualificati dalla normativa nazionale e regionale, già iscritti al Registro delle Imprese, ai quali sarà rilasciata l’autorizzazione ai sensi dell’art. 3, comma 4, della L.R. 10/2001 e contestuale concessione per l’occupazione del posteggio.
3. Possono richiedere spazi anche associazioni di volontariato e più in generale le associazioni o gruppi no profit.
4. Le domande di partecipazione saranno esaminate in base all’ordine cronologico di presentazione privilegiando l’esposizione di macchine ed attrezzature agricole o altri prodotti legati all’economia e costumi locali che siano di particolare interesse per i visitatori.

mercoledì 14 marzo 2012

Alta Velocità: a quando un documento serio?

Dal Fattoquotidiano.it

Alta Velocità: a quando un documento serio? Il Governo italiano ha pubblicato, di fronte alle imponenti manifestazioni di dissenso alla proposta grande opera “Alta Velocità” Torino-Lione un breve documento di 9 pagine “Tav Torino-Lione: Domande e Risposte”.

Nel mondo scientifico e tecnico, questo documento ha causato imbarazzo. Fa davvero specie riscontare in un documento firmato dal Governo, e del quale il “tecnico” Monti si prende in qualche modo la responsabilità, l’affastellarsi di affermazioni approssimative, errate, e soprattutto – questa la cosa più grave – prive di fonti e studi verificabili a loro supporto. Lo scrivente, insieme ad un gruppo di tecnici e studiosi “seri”, sta elaborando un documento che metta in evidenza l’imbarazzante pochezza di questo compitino di nove pagine, evidentemente messo a punto allo stesso modo di quando noi, studenti delle medie, facevamo i compiti per la giornata scrivendoli sul tram che ci portava a scuola. Come è possibile che il governo ancora oggi non faccia uscire uno studio o un complesso di studi a supporto delle sue affermazioni che siano analizzabili e criticabili da esperti indipendenti?

Parlando di merito, farò un esempio unico, che concerne quel che mi compete. Dice il documento: “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L’impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile.”. Una affermazione molto netta, e basata sulle nuvole. Vediamo invece la realtà.

La Valsusa è stata per 40 anni oggetto di cantieri per grandi opere: la diga internazionale del Moncenisio, il raddoppio della ferrovia e dei tunnel ferroviari, il tunnel autostradale e l’autostrada del Frejus, poi l’impianto e la centrale idroelettrica di Pont Ventoux: la pretesa “sostenibilità” della nuova opera (a parte che il concetto di “sostenibile” non è definito se non in modo euristico) non viene mai valutata considerando l’impatto ambientale di quanto è già presente, che non è poco.

I cantieri danneggiano gravemente la salute degli abitanti: lo stesso studio di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) presentato da LTF, i proponenti l’opera [1], calcola un incremento del 10% nell’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari a causa dei livelli di polveri sottili prodotte dai cantieri. In base alle statistiche attuali questo aumento corrisponde a circa 200 morti in dieci anni. I documenti considerano le polveri sottili PM 10, senza considerare, ad esempio per la tratta italiana – le polveri sottilissime PM 2,5 e altri inquinanti: attendiamo quindi una valutazione seria su questi aspetti, che tuttora manca.

Il problema dell’amianto, poi, è stato minimizzato: si ammette la presenza di amianto solo per i primi 500 metri, in una zona dove per anni LTF ha negato che si potessero trovare rocce amiantifere. Salvo poi ammettere che “…la presenza di rocce potenzialmente contaminate da presenza naturale di vene asbestiformi (ofioliti, pietre verdi e serpentiniti) che possono determinare durante le fasi di scavo e movimentazione di materiale di risulta una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile”. Le misure di cautela per lo smarino amiantifero sono poi incredibili: dire che lo si chiuderà in sacchi per spedirlo all’estero significa non rendersi conto che anche solo 500 metri di tunnel di base corrispondono a 170.000 mc, pari al carico di 17.000 TIR. Per lo scavo del tunnel nella tratta italiana, si definisce come “tenore molto basso” un tenore sotto il 5% delle rocce potenzialmente riscontrabili durante lo scavo: che ne è del limite di legge, che parla di 0.1%?

Le mineralizzazioni di uranio in Valsusa sono una realtà: a presenza di uranio nelle rocce del massiccio D’Ambin oggetto dello scavo del tunnel di base sono ampiamente documentate fin dagli anni ’60 e ’70. Si va dallo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) del 1965 [2] alle prospezioni condotte dall’Agip nel 1978, alle misure dell’ARPA [3]. Sul versante francese, analoghe prospezioni furono svolte dalla società Minatome [4]. Chi propone l’opera afferma che sono stati effettuati dei carotaggi nei dintorni del tunnel geognostico e che tutti i valori “rientrano nella norma”. Appare peculiare, innanzitutto, che proprio nella zona dove si pensa di costruire il tunnel geognostico e poi il tunnel di base, decine di chilometri in totale, sia assente la presenza di uranio, quando tutta la Valle di Susa abbonda (se ne contano ben 28) di affioramenti di filoni uraniferi. In realtà, nulla si conosce su quello che si incontrerà scavando, se non la ragionevole probabilità di andare ad incocciare in filoni uraniferi grandi e piccoli. Inoltre, valutazioni indipendenti effettuate sulla base di “valori normali” del contenuto di uranio prevedono, a causa dell’emissione di gas radon da parte di queste rocce “normali”, la necessità di ricambiare ogni ora l’intero contenuto di aria del tunnel in fase di scavo, oltre al problema della risospensione di polveri e al dilavamento del materiale di smarino, con dosi alle popolazioni non trascurabili.

Per lo smarino, una stima conservativa darebbe un volume da mettere a discarica sul lato italiano di 15 milioni di metri cubi, pari al volume di 6 piramidi di Cheope, il triplo di quanto dichiarato dal progetto. E quindi per 2/3 senza alcuna ipotesi di collocazione a discarica.

In ultimo, un cenno va fatto al problema del dissesto idrogeologico in seguito agli scavi dell’opera, alla sparizione di fonti, falde, corsi d’acqua, all’enorme spreco di una risorsa preziosa come l’acqua. Il Mugello insegna. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto in un nostro precedente articolo: le belle parole passano, i grandi disastri restano, al Mugello, e resterebbero anche in Valsusa, qualora questa pazzia venisse effettivamente messa in opera. Ma tutte le evidenze – foss’anche soltanto la rigidità di chi dice “discutiamone pure, ma non si discute che l’opera si faccia” (un ossimoro quasi comico) – ci fanno capire come la vada a pochi. Occorre soltanto capire quanti ulteriori soldi pubblici verranno sprecati prima che il progetto venga abbandonato.
di Massimo Zucchetti | 11 marzo 2012

[1] LTF sas - Progetto preliminare in variante – Studio d’impatto ambientale-sintesi non tecnica (documento PP2-C3C-TS3-0105-A_AP-NOT del 9/7/2010 basato sull’originario trattato italo-francese del 29/1/2001)

[2] Studio geo-petrografico del versante italiano del massiccio d’Ambin; Lorenzoni S., Memorie degli Istituti di Geologia e Mineralogia dell’Università di Padova, 1965, vol. 25.

[3] ARPA Piemonte – documento prot. 3065 del 9/10/1997 relativo all’analisi delle rocce prelevate presso la miniera di venaus

[4] Le socle du massif d’Ambin (Alpes franco-italiennes); Gay M.; Vialette Y. , Bulletin de la Societe Geologique de France, 1974, Vol. 16, Issue 3, pp. 245-246

giovedì 8 marzo 2012

Tanti auguri Italia!




Sono molto felice di ricevere e pubblicare! Auguri Italia

Legnaro 08 marzo 2012

Un compleanno davvero speciale quello festeggiato giovedì 8 marzo, a Legnaro. E' quello di Italia Lampioni che si appresta a oltrepassare un nuovo e invidiabile traguardo di longevità. Italia nasce nel lontano 08 marzo 1908, cresce in una famiglia unita, dedita al lavoro e fortemente disponibile verso gli altri insieme al fratello Clemente e alla sorella Maria. Nel 1930 sposa Ariosto e con lui a Volparo, nel Comune di Legnaro, cresce la propria famiglia forte dei valori tramandati dai suoi genitori. Affronta gli anni difficili della guerra, dei sacrifici e delle sofferenze che questa ha comportato ma il momento più duro è la prematura scomparsa del marito che a soli 51 anni muore lasciandola sola con i quattro figli.
La vita in famiglia le ha regalato la felicità infinita prima di moglie poi di madre, nonna e bisnonna, quei valori che oggi sembrano avere il sapore di qualcosa di poco moderno ma che racchiudono invece il vero senso della vita.

La simpatica e distinta signora (guai a chiamarla “vecchietta”) ha varcato la soglia dei 104 anni ed è a tutti gli effetti e con grande onore la persona più anziana di Legnaro. Mente lucida, piglio energico e discreta salute sono le peculiarità che la contraddistinguono anche ora che ha abbondantemente superato la soglia del centesimo genetliaco, nonostante qualche comprensibile acciacco dell’età.

Riceve le visite dei compaesani ai quali dispensa la sua proverbiale loquacità snocciolando senza alcuna esitazione ricordi del secolo scorso, dagli aneddoti di fatti quotidiani della sua infanzia fino ad elencare i nomi di personaggi per raccontare poi antiche filastrocche e detti paesani. E’ sempre un piacere stare ad ascoltarla quando apre uno ad uno i cassetti della sua memoria e fa rivivere momenti della sua vita ormai lontani ma tanto vivi nel suo cuore e nella sua mente: senza alcun dubbio un gran dono della natura che fa di lei una donna originale, dotata di una memoria storica dalla quale attingere con interesse e curiosità. Non ha particolari segreti per la sua longevità perché non c’è un segreto, ci si arriva e basta.
Nonna Italia vive con il figlio Giuseppe e la nuora Miranda che con grande dedizione e benevolenza, malgrado i loro acciacchi dell'età, l’assistono quotidianamente assecondandola in tutte le sue necessità e richieste (è ancora molto esigente sia per la cura dell’aspetto che dell’alimentazione) . Un grazie a Palmira fonte inesauribile di vitalità e ilarità e agli altri figli e nipoti che si stringono intorno a lei con amore e devozione coscienti dell’inestimabile fortuna che hanno nel poterla avere ancora accanto e ascoltarla dispensare perle di saggezza, preziosi consigli e anche rimproveri! Per loro non vi è felicità più grande che ascoltare aneddoti e racconti conditi con arguta ironia e limpida saggezza.

Non ci resta che dire: Tanti tanti auguri nonna Italia!

Ariosto Borgato

sabato 3 marzo 2012

Effetto crisi, i palazzi della Regione sono in vendita

Trovi interessante lo spunto offerto da un lettore del blog in un recente commento (grazie). Ve lo offro in prima pagina così da stimolare le vostre considerazioni. Già oggetto di interrogazione consigliare lo scorso consiglio ( De Salvador) la decisione di vendere la Corte Benedettina desta molte perplessità.

Dal sito del Mattino di Padova
La Regione mette in vendita i gioielli di famiglia. Con la delibera del 18 ottobre 2011 la giunta Zaia ha infatti dato attuazione all’articolo 16 della legge 18 marzo 2011, con la quale sono state fissate le linee guida del Piano di alienazione e/o valorizzazione del patrimonio immobiliare. Nel piano sono contemplati gli immobili di proprietà della Regione per i quali siano venuti meno la destinazione a pubblico servizio o il pubblico interesse all’utilizzo.
«Il richiamo alla situazione congiunturale – afferma nelle premesse della delibera il vicepresidente della Regione Marino Zorzato – si evidenzia, in particolare, nel vincolo dall’utilizzo delle risorse derivanti dalle operazioni effettuabili: tali risorse dovranno essere destinate al finanziamento degli interventi sul patrimonio immobiliare regionale e alla costituzione di un fondo finalizzato al finanziamento dei settori strategici della politica regionale, quali il trasporto pubblico locale, il settore sociale e il lavoro».
Ma quali sono i beni immobili, ubicati nel Padovano, che verranno messi all’asta? Il bene più costoso è rappresentato dal Complesso Termale ex-Inps di Battaglia Terme, che la Regione si è vista trasferire dall’Istituto Nazionale della Previdenza sociale nel 2003. Nel 2005 il valore assicurato di ricostruzione è stato fissato in 15 milioni 235 mila euro. L’immobile, inutilizzato, vanta una superficie totale di 117 mila 861 metri quadrati (di cui 97 mila 939 mila scoperti): quattro piani fuori terra, uno interrato. Nelle note si specifica che «la valorizzazione dell’immobile risulta necessaria sia per un’eventuale alienazione quanto per una possibile concessione. Nella seconda ipotesi lo Stabilimento verrebbe dato in concessione a un privato che si assumerebbe gli oneri ordinari e straordinari per la ristrutturazione e il mantenimento dello stabile».
Altro bene di grandissimo pregio è il complesso della Corte Benedettina di Legnaro, complesso architettonico sorto nel ’400 e successivamente ampliato. L’immobile (valore di 8 milioni) ospita gli uffici di Veneto Agricoltura, un ristorante, un residence con foresteria e una sala convegni. La giunta regionale sottolinea che «il complesso è divenuto negli ultimi dieci anni un importante punto di riferimento per l’attività formativa, informativa e convegnistica del settore primario». Alla Corte è annesso pure un terreno edificabile, «che appare sicuramente appetibile».
Una stima di 4 milioni e mezzo è stata assegnata dalla Polizia di Stato (che la sta attualmente utilizzando) alla scuola ex- Gil di via Diaz. La superficie totale sfiora i 4 mila metri quadrati (di cui 1576 scoperti).
Un valore assicurato di ricostruzione, per il 2005, pari a 2 milioni 900 mila euro è stato invece attribuito alla villa veneta Nani Loredan di Sant’Urbano, di cui Palazzo Balbi è proprietario dal 1979. La superficie scoperta è di 39 mila 375 metri quadrati. Nelle note si legge che la che risulta «particolarmente utilizzata dal Comune di Sant’Urbano esclusivamente per la parte arborea, per l’esercizio dell’attività istituzionale».
Nell’elenco dei beni che la Regione mette in vendita troviamo infine anche un terreno inutilizzato (9 mila metri quadrati) ad Arquà Petrarca. All’immobile, già di proprietà dell’Opera Nazionale Combattenti, è stata attribuita, nel 2007, una stima d’ufficio pari a 5 mila 717 euro. «La giunta veneta – commenta Piero Ruzzante, consigliere regionale del Pd – conta di recuperare 78 milioni dalle alienazioni in tutta la Regione. Non ci sembra questo il momento migliore per la vendita: si rischia infatti di cedere i gioielli di famiglia sottocosto. Siamo comunque contrari alla vendita del patrimonio immobiliare se si tratta di beni di prestigio come la Corte Benedettina di Legnatro e lo Stabilimento Inps di Battaglia Terme».
Claudio Baccarin


Saluti Davide

venerdì 2 marzo 2012

Le poste

Ricevo e pubblico:

Con la presente voglio portare all'attenzione la totale inaffidabilità, la mancanza di trasparenza dei
servizi postali di Poste Italiane S.p.a. e la pessima capacità di relazionarsi con il pubblico dei suoi
dipendenti, anche se si tratta di un servizio rivolto al pubblico.
Nonostante il servizio primario del gruppo Poste Italiane, come farebbe presagire anche il suo
nome, dovrebbe essere quello di recapitare a casa dei cittadini lettere e pacchi in tempi dignitosi,
tale servizio viene svolto in maniera del tutto inaffidabile.
Oramai oltre ai regolari disagi rappresentati da un recapito discontinuo, tra l'altro già segnalato da
mia madre in più di una circostanza all'ufficio postale del mio comune di residenza, ovvero
Legnaro; l'ennesimo disservizio mi ha spinto a chiedere una maggiore trasparenza da parte del
gruppo Poste Italiane.
La lettera dell'Università degli Studi di Padova datata 18 gennaio 2012, contenente i bollettini per
pagare la seconda e terza rata di tasse e contributi, inviata con Posta Massiva che dovrebbe
prevedere i seguenti tempi di consegna:
– Consegna in 3 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 94% degli invii
– Consegna in 5 giorni lavorativi + quello di spedizione nel 99% degli invi
secondo la carta della qualità di Poste Italiane (scaricabile al seguente indirizzo
http://www.poste.it/azienda/ass_consumatori/carta_qualita_24_06_08.pdf ), mi è stata recapitata il
17 febbraio 2012.
Purtroppo la seconda rata universitaria aveva scadenza 15 febbraio 2012, perciò nei 23 giorni
lavorativi + quello di spedizione, intercorsi dal giorno del presunto invio, ho aspettato invano un
bollettino (che per mia fortuna son riuscito a stampare in tempo grazie al sito dell'università).
Arrabbiato per questa inefficienza, il giorno successivo il 18 febbraio 2012, lettera alla mano, mi
sono rivolto all'ufficio postale del mio comune di residenza. Parlo con l'impiegata e le chiedo come
mai mi è stata recapitata questa lettera (oltre ad altre, come due inviti ad un convegno, estratti conto,
un richiamo per una visita medica ecc.) con un mese di ritardo. Mi risponde che non è di
competenza dell'ufficio postale, consigliandomi di chiamare il numero 0497624275229. Chiedo di
poter parlare con il direttore dell'ufficio. Ancora una volta vengo rimbalzato, sentendomi dire che
lui non si occupa di queste cose, che mi darà lo stesso numero di telefono. Inoltre mi suggerisce di
fare un reclamo scritto.
Attendo il mio turno e vengo ricevuto dal direttore. Mi fa entrare, quasi non mi stinge la mano e nel
momento di chiudere la porta, sbuffa sonoramente. Pongo la medesima domanda posta
precedentemente all'impiegata, lui prontamente mi ripete che tutto ciò non è di sua competenza,
tutto dipende dalle poste centrali di Padova e di chiamare quel numero o fare un reclamo scritto.
Allora gli propongo di telefonare lui, visto che il reclamo di un direttore potrebbe essere più pesante
rispetto a quello di un normale cittadino insoddisfatto. La sua risposta mi provoca un'ironica ilarità:
“Oggi è sabato e non lavorano, se chiamo questo numero non mi risponderà nessuno”.
(Quindi se fossi tornato a casa con le informazioni fornitomi dall'impiegata, avrei telefonato ad un
numero inutile il sabato? Perché non mi ha avvisato che il sabato non lavorano? Non lo sapeva o ha
omesso volontariamente tale informazione?)
Insisto, finalmente il direttore fa un tentativo, rimane parecchio al telefono ed ovviamente nessuno
risponde. (Quando tornerò a casa proverò a telefonare nuovamente, ma il numero è staccato e non
serve aspettare un minuto per capire che non c'è nessuno. Magari son troppo malizioso io, ma ha
aspettato più del dovuto per farmi desistere?).
A questo punto domando come mai nella Posta Massiva non vi sia nessun riferimento alla data di
spedizione. Il direttore mi dice che c'è eccome, si tratta di quella sorta di codice a barre presente
sotto il campo del destinatario, però per leggerlo ci vuole un macchinario apposta, non presente
nella sede di Legnaro. (Mi chiedo come mai Poste Italiane non rende visibile la data per questo tipo
di posta? I dati presenti nella carta della qualità come possono essere veritieri se solo un
determinato dispositivo può leggerli? La trasparenza è sempre al primo posto di Poste Italiane!).
Ancora più arrabbiato faccio presente al direttore la volontà di comunicare a tutti, tramite mezzi
informativi online ed offline la totale incapacità di fornire soluzioni alle inefficienze postali che la
mia famiglia, residente a Legnaro, è afflitta; oltre al suo pessimo rapporto con il pubblico, come lo
sbuffare di fronte ad un cliente. Dopo un po' di discussione, gli chiedo com'è possibile fare un
reclamo scritto, visto che sembra il più potente mezzo a sua disposizione, finalmente mi propone un
modulo dove poter comunicare i disagi ricevuti. Lo compilo e lo spedisco insieme al direttore, che
alla fine si scusa per il suo comportamento iniziale e mi ripete la sua impossibilità a sopperire alle
inefficienze presenti nel gruppo Poste Italiane.
Posso capire la difficoltà nel gestire certe situazioni se poi non sei il principale responsabile, ma
trovo assurdo che mi sia stato comunicato un numero di telefono non attivo il sabato e non mi sia
stato fornito fin da subito il modulo per la lettera di reclamo. Tra l'altro ho scoperto che il reclamo è
possibile farlo anche online. Il direttore e l'impiegata non lo sapevano?
Nonostante mi tenga alla larga dai pessimi servizi proposti dalle Poste Italiane, sono costretto a
subire i suoi continui disservizi per quanto riguarda la posta in entrata. Visto che i servizi finanziari
sono diventati il cavallo di battaglia di questo gruppo, perché non cambia denominazione e lascia
perdere il servizio postale?
Federico Degan


Saluti Davide

giovedì 1 marzo 2012

COMMENSALI A PIOVE DI SACCO, CAMERIERI A PADOVA (ESAUTORATO IL CONSIGLIO COMUNALE?)

Ricevo e pubblico.

Di recente è stato approvato in via definitiva il PATI della città Metropolitana di Padova.
Il Comune di Legnaro vi ha aderito con una Delibera del Consiglio Comunale di adozione del piano, la n. 51 dell’ottobre 2009, in attesa di passare alla delibera definitiva di approvazione, dopo aver preso in visione i ricorsi presentati dai cittadini. Questa seconda delibera il Consiglio Comunale non l’ha mai approvata, perchè la decisione definitiva è stata presa altrove, espropriando così il Consiglio Comunale di un suo diritto di decisione.
L’aver aderito alla città Metropolitana ha comportato l’abbandono del Comune all’appartenenza dell’area della Saccisica di Piove di Sacco.

L’Associazione dei Comuni di Padova e cintura ha deliberato un progetto di viabilità: la progettazione di una seconda circonvallazione di Padova, che scaricherà il traffico pesante (camion, tir, ecc) su via Orsaretto del nostro Comune. In uno degli ultimi Consigli Comunali di Legnaro, all’unanimità, è stata approvata una delibera di protesta nei confronti di questo progetto, la n. 42 del 30/09/2011. La delibera non ha sortito alcunché. Del progetto divenuto definitivo con il consenso del competente Ministero Governativo, Legnaro non era stato nemmeno informato, segno che non conta nulla in seno alla Città Metropolitana.

Andiamo per gradi. Chiedo un po’ di pazienza perchè i fatti devono essere illustrati: cercherò di spiegarmi, cosa che non è sempre semplice.

Che cos’è il PATI (Piano Assetto Territorio Intercomunale)?
Lo prevede una Legge della Regione Veneto, la n. 11/2004, che invita i Comuni ad aggregarsi all’interno di una determinata area–zona- territorio (Patto) e poter così progettare soluzioni uniche per tutti gli aderenti. Esempio: viabilità, turismo, zone industriali, servizi civici, istruzione, ecc.
La Legge veneta riprende una vecchia idea del compianto prof. Feliciani dell’Università di Venezia grande studioso del territorio veneto che, per raggiungere migliori risultati, invitava gli Enti Locali ad unirsi in Comprensori, legati per affinità culturali, tradizioni economiche e paesane, storia vissuta fin da tempi remoti, e altro.
I Comuni, secondo questa Legge Regionale sono chiamati a scegliere liberamente l’aggregazioni cui associarsi.
Per Legnaro: con Padova o con Piove di Sacco?
Ragioniamo.
Il Comune di Legnaro da secoli è situato nel Piovese, la sua storia la sua tradizione ha radici nella Saccisica. Un documento della Repubblica Veneta del 1675, il “ Cattastico et perticazione della Sesta Presa del Piovado di Sacco”, comprende Legnaro nel consorzio per la liberazione delle acque di superficie.
Il Codice Diplomatico Saccense, “Raccolta di Statuti, Diplomi, Carte e altri documenti e regesti di Piove di Sacco” di Pietro Pinton (Roma 1894), ristampato dal Comprensorio del Piovese nel 1990,” sin dagli inizi dell’anno 1000 d.C., ricorda come il nostro Comune vivesse nel Piovese per tutte le attività e problemi di vita quotidiana, compreso il servizio del Monte di Pietà.
Con l’unità d’Italia Legnaro venne inserito nella circoscrizione del Mandamento di Piove di Sacco e nella giurisdizione della Pretura di Piove.
I Legnaresi facevano riferimento a Piove per l’ufficio delle Imposte, del Catasto, dell’Ospedale, e frequentazione settimanale del mercato e fiera bestiame.
Il conte Paolo Camerini, al tempo proprietario della corte Benedettina con tenuta di 800 ettari, con gli utili conseguiti a Legnaro ha concorso alla costruzione dell’Ospedale di Piove.
Il rifornimento dei negozi locali avveniva a Piove di Sacco, così per il Monopolio dello Stato: valori bollati, sale e tabacchi, ecc.
Dopo la guerra Legnaro aderì, con i dieci Comuni della Saccisica, al Consorzio Acquedotto del Piovese e al Comprensorio per lo sviluppo del Piovese

Legnaro deve gran parte della sua modernizzazione all’essere aggregato alla Saccisica. Ne sa qualcosa il sottoscritto; fu con la Saccisica che il Comune poté essere inserito nelle area di zona depressa e quindi accedere ai contributi europei FEOGA, potendo asfaltare e “risagomare” tutte le strade vicinali con carreggiate da 5 metri, creare l’acquedotto comunale e portare l’acqua potabile in tutte le famiglie del paese, prima sprovviste, a costo zero. In Comune godendo dei vantaggi fiscali riservati alle zone depresse, presero avvio gli insediamenti produttivi nella nostra zona industriale.

Il Piovese, territorio dei casoni, comprendeva Legnaro. E’ con il Piovese che venne approvata una apposita legge dal Parlamento Italiano, proposta dal Senatore Merlin di Padova, per abbattere tutti i casoni della Saccisica, sostituendoli sullo stesso sedime con abitazioni in pietra, per Legnaro una settantina.

Legnaro rientra nella giurisdizione della tenenza dei Carabinieri di Piove, lo stesso per la Polizia di Stato e pure per la Guardia di Finanza; fa parte del Distretto Scolastico del Piovese.
Legnaro ha contribuito alla delocalizzazione da Padova in Piove degli Istituti scolastici superiori, della sede dell’INPS e Vigili del Fuoco.
Legnaro è Saccisica!
Gli Istituti Universitari, l’istituto zooprofilattico ecc., li abbiamo fatti approdare in Legnaro non per merito di Padova, ma per merito nostro.
Il canale Bacchiglione di Ponte San Nicolò è sempre stato una barriera fisica naturale di separazione con Padova, rafforzato dalla presenza dell’autostrada.

Legnaro e i rapporti amministrativi con Padova.
Qualche esempio:
➢ Padova ha un impianto di acquedotto in grado di servire un’utenza di 500 mila residenti: la città non ha mai superato i 230mila abitanti.
Non si crederà, ma nessuno dei Comuni della cintura di Padova è servito dall’acquedotto di Padova, (meno uno, Abano Terme, e da poco due con Legnaro dopo il “fallimento” dell’Acquedotto del Piovese 2007); ci sarà un motivo se Saonara, Ponte San Nicolò, Casalserugo, Albignasego, Selvazzano Dentro, Cadoneghe, Limena, Vigodarzere, Vigonza , Noventa Padovana, Villafranca, Maserà di Padova, Saccolongo, Mestrino, Vigonovo, Pianiga, Mestrino, ecc., sono serviti da acquedotti periferici: Padova non regala nulla, anzi introita.
➢ Nel mezzo degli anni ottanta la Municipalizzata di Padova, interpellata, si offre per costruire la rete del metano a Legnaro, che ne era sprovvisto, e gestire la fornitura di gas per il costo di un miliardo di vecchie lire. Una ditta privata realizzò la rete e gestione di fornitura metano per tutto il territorio a costo zero per il Comune. Al momento Padova ha bisogno per esigenze, giustificate per loro, di superfici di territorio periferiche perché urbanisticamente esplode.

Nella cartografia del progetto approvato del PATI sono indicate delle frecce che indicano la zona di espansione della zona industriale di Padova, partono da via Ruffina di Granze di Camin dirette verso Legnaro; dalla zona industriale di Legnaro partono delle frecce di espansione dirette verso la zona di Padova.

Alla presentazione del PATI a Padova il Vice Sindaco della città, Ivo Rossi, come riportato dalla stampa locale, ha detto: basta zone industriali e il loro ampliamento, tranne solo l’espansione della zona industriale di Padova verso Sud. L’ampliamento verso Sud corrisponde al collegamento con la zona di Legnaro.

Il nostro territorio ha bisogno di quest’altra cementazione-ferita per accontentare Padova?
Padova ha bisogno della seconda circonvallazione per liberarsi del traffico pesante, che fa? Lo scarica in via Orsaretto a Legnaro, naturale.
L’ex Sindaco Bettini ha fatto di tutto per staccare Legnaro dai servizi dell’ospedale di Piove e passare a Padova, uno sgarbo per la Saccisica con danni. L’ULSS 16 del Capoluogo rimanda i Legnaresi per tutti i servizi di sanità: Distretto Sanitario, ricoveri Ospedalieri, trasporto ambulanze e urgenze del 118 a Piove di Sacco, a dimostrazione che Legnaro è naturalmente colà vocato. Bettini beffato, Legnaresi salvati!

I vantaggi con Padova secondo l’amministrazione sono che il Comune potrebbe usufruire del collegamento con la città mediante il treno urbano (metropolitana di superficie); non corrisponde al vero e lo dimostro. Quando portammo a Legnaro l’Università, gli accordi fatti dal sottoscritto con il prof. Merigliano, al tempo Magnifico Rettore, erano che con una linea apposita di autobus gli Istituti locali sarebbero stati collegati con Padova, come è avvenuto, senza interessamento alcuno del Comune: se il treno arriverà, arriverà all’Agripolis, per merito e interessamento dell’università , e no per il Comune di Legnaro.
Vi pare possibile che, per es. Saonara possa essere servita dal treno della città perche lo chiede l’Amministrazione?

Come ha fatto il Sindaco, la Giunta, la maggioranza, abbandonare la Saccisica e passare a Padova? L’amministrazione in segreto, prima di decidere, ha avuto un’ottantina di incontri con Padova (documentati), tenendo all’oscuro i Legnaresi e il Consiglio Comunale.
Nella Saccisica Legnaro è seduto a tavola, ha un peso politico importante, è il secondo Comune, il primo per prestigio nazionale e internazionale; a Padova Legnaro è solo un servitore, politicamente non conta nulla, come abbiamo visto con il fatto della strada in premessa. Dei 17 comuni che compongono la Città Metropolitana, per numero di abitanti Legnaro pesa un cinquantesimo nelle decisioni.
Una simile scelta, per altro non prevista nel programma amministrativo, per me, nasce dalla necessità di soddisfare la speculazione edilizia locale e dare un punto di forza nel vendere i nuovi appartamenti: sono in zona di Padova - dice la pubblicità - il prezzo può essere fortemente sostenuto con rese abbondanti.
Ma non dovrebbe l’interesse pubblico a prevalere?
Nell’interesse dei Legnaresi mi auguro in un ripensamento!!



Legnaro, 29/02/2012
Giovanni Negrato