martedì 9 febbraio 2010

Il moscheto




Ricevo e pubblico. Buon fine settimana!


Il moscheto non é un fucile! Per me é una vergognosa piccola storia che dopo oltre mezzo secolo ricordo ancora. Avevo circa otto-nove anni,assieme a me stavano mio fratello gemello e il nostro amico Cana. Era di sabato, vigilia di Pasqua, giorno da non dimenticare, perché? Non si andava a scuola! Nel casone di paglia dietro di noi abitavano due vecchietti. lei si chiamava Meme, lui Piero . L' indomani era Pasqua e questi due vecchietti sarebbero andati a Messa delle nove. Dopo messa, a piedi, sarebbero tornati a casa, verso le dodici. Avevano preparato da mangiare il giorno prima, in modo tale che al rientro dalla S. Messa, avevano il pasto già pronto. A quei tempi non c'era la luce elettrica e tantomeno il frigorifero e per tenere in fresca il cibo lo si metteva nel "MOSCHETO ". ( Si chiama moscheto perché proteggeva il cibo dalle mosche). Era a forma di un cubo con uno sportellino, tutto coperto di retina sottile per fare evaporare i cibi caldi, e nello stesso tempo , tenere protetto dagli insetti. Lo sportellino e veniva chiuso con un gancio fatto a saltarello e all'interno aveva un calto per appoggiare il cibo. Il tutto veniva appeso su un balconcino alla tramontana, al fresco del casone di paglia. Noi conoscevamo tutte queste abitudini e comunque si sentiva dagli odori cosa mangiavano quel giorno! Era di sabato, avevano cucinato bollito di pollo: per rispetto delle leggi del clero la vigilia di S. Pasqua era giorno di digiuno . Dopo mezzodi' (preciso un particolare: non si usava dire dopo pranzo, perché non tutti i giorni si mangiava), i due anziani, tutti i giorni andavano a letto a riposare. Mentre questi due simpatici vecchietti dormivano, il cane Leo faceva la guardia a tutto il casone: oh, quante volte abbiamo giocato con il cane Leo! Noi tre assieme a Leo andammo alla tramontana del casone, il balcone era alto, ma per noi non c'erano problemi. Io a gatto, con le mani e ginocchia a terra , gli altri due sopra la mia schiena. Leo dalla gioia mi leccava il naso e anche le orecchie; quei due che avevo sopra di me uno teneva saldo il moscheto, l'altro, prendeva il pollo già cotto ancora caldo.
Noi tre piu' il cane ce ne andammo nel fosso, dietro a un cespuglio per dividerci il pollo. I due simpatici vecchietti avevano peccato quel giorno; perchè al pollo, mancava una coscia e un'ala. Non avevano rispettato il digiuno della vigilia della S. Pasqua! Comunque noi non lasciammo nessuna traccia, tutto llo mangiammo, anche le ossa! Ora mi dispiace, e tengo dentro di me un rimorso. Forse quei due vecchietti il giorno della S. Pasqua non mangiarono, forse avevano solo quel pollo, e noi, siamo stati cattivi con loro. Meritiamo di essere puniti. Oramai i due vecchietti non ci sono piu'. Da molti anni sono andati in paradiso, e non si ricorderanno piu' del 3/4 di pollo che noi gli mangiammo. Sono passati oltre sessantanni, ma io ricordo ancora Meme e Piero.
Quello che segue non è un'altra storia, è sempre la stessa: di chi ha sofferto e di chi sta soffrendo. Come sapete tutti, la terra ha tremato nell'isola di Haiti. La distruzione delle città porta la disperazione dei sopravvissuti. Noi siamo lontani da quella povera gente che soffre, e che ha bisogno di tutto, da tutti. Io mi sento vicino a loro: penso che tutti ci sentiamo vicini a loro e uniti nel loro dolore. Faccio una premessa: dobbiamo avere fiducia delle istituzioni umanitarie, anche loro hanno bisogno di noi. Quei due simpatici vecchietti, Meme e Piero mi hanno suggerito di donare ai terremotati di Haiti, il loro pollo, che io mi sono mangiato finchè loro dormivano. Mi hanno ispirato di calcolare il prezzo di un pollo già cotto, fare un arrotondamento che non sia inferiore di €10.00 e mandarli come un contributo ai terremotati dell'Isola Haiti. Cosa che io ho fatto immediatamente . Ciao Meme! ciao Piero!!.
Vito Motti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La vita è spesso una scuola dove col tempo si imparano molte cose che se vogliamo ci aiutano a non commettere più gli errori del passato.
grazie Vito.