venerdì 3 giugno 2011

A proposito di referendum e acqua pubblica

Ricevo e pubblico questa lettera del Cav. Giovanni Negrato:

A Legnaro l’acqua è già nelle mani di privati.
Lo ha deciso l’Amministrazione Comunale.
Un danno di 50 milioni di Euro per i cittadini.


L’acqua è un bene indispensabile per ogni uomo, per ogni essere vivente, amato e desiderato! Se viene a mancare ne va di mezzo la vita. Speculazione economica o finanziaria sull’acqua sono per me un peccato grave, un insulto alla comunità sociale, per questo la gestione deve restare in mani pubbliche.
Una società privata che gestisce l’acqua potabile è costituita dagli azionisti che a fine anno devono portare a casa gli utili e possibilmente tanti, il prezzo lo fanno loro.
La gestione pubblica non ha fini di lucro, se ci sono degli utili vengono reinvestiti o ridotto il costo dell’acqua.
A Legnaro, nel 2007, in una sola serata, il Consiglio Comunale, su proposta del Sindaco Bettini ha votato il “regalo” dell’acqua pubblica a una società privata, l’ACEGAS-APS, società per azioni quotata in borsa a Milano. In due ore il Comune ha perso la gestione e la proprietà dell’acquedotto e relativa rete fognaria. Solo per Legnaro un danno valutabile in oltre 50 milioni di Euro. Uno dei tanti fallimenti della Amministrazione Bettini: una Caporetto finanziaria e amministrativa. Quel che avvilisce ulteriormente è che c’è stato in Consiglio Comunale un solo voto contrario, quello del sottoscritto consigliere di opposizione. Strano, destra e sinistra votarono assieme.
I motivi del dissesto sono stati esposti dall’ultimo Presidente dell’Acquedotto del momento, ancora in carica, presente alla seduta consigliare: pessima gestione contabile, pessima gestione amministrativa-operativa, incompetenza degli amministratori e, aggiunse, “Sto pensando di portare i libri contabili in tribunale per dichiarare fallimento”. Con il fallimento dell’Ente Acquedotto, gli amministratori avrebbero dovuto rispondere anche finanziariamente del loro comportamento alla Corte dei Conti, fallimento che venne evitato facendo incorporare l’Ente Acquedotto del Piovese alla società ACEGAS- APS. Un capitale di 500 milioni di Euro venne ceduto per circa 700 mila Euro. Tecnicamente si chiama fusione per incorporazione. Non si è trattato di dare in concessione l’ente per X anni, ma perderlo per sempre.

Che amministratore sei se perdi la ragione del tuo amministrare?
Dal 1999 al 2007 Bettini, in qualità di Sindaco, ha rappresentato il nostro Comune all’interno dell’Ente Acquedotto. Una domanda: non si è mai accorto di nulla? Mai si è preoccupato, cosa grave, di riferire in Consiglio Comunale sulla gestione dell’Ente. Forse all’insaputa del Consiglio Comunale aveva delegato qualche compare al suo posto, e, se l’ha fatto, chi era? Come sempre tutto si è messo a tacere perchè nessuno deve sapere, anzi , la disfatta è stata presentata come una vittoria.
Fra i tanti esempi ne faccio uno di incapacità gestionale: al tempo erano sotto gli occhi di tutti le continue rotture, con relative perdite di acqua, delle condotte idriche. In Consiglio Comunale avvertii più volte il Sindaco di provvedere facendo abbassare la pressione di esercizio dell’acqua che era pari se non superiore alla 5 atmosfere. Di notte saltavano i bollitori dell’acqua calda nelle famiglie. Nessuna risposta. Il nuovo gestore che distribuisce l’acqua, come prima cosa ha provveduto, da subito, a ridurre la pressione regolandola a 3,5-4 atmosfere e le rotture si sono, di colpo, diradate. Nella città di Padova l’acqua viene distribuita con una pressione di 2,8 atmosfere, ci sarà un motivo!
Veniamo al referendum.
Nel 2008, il Governo in carica, con un provvedimento legislativo, decide che l’acqua potabile deve essere gestita da società private. Con il referendum possiamo annullare questa legge.
Concordo con quanto scritto a proposito dal Vescovo di Locri-Gerace, mons. Giuseppe Fiorini Morosini
“Non si tratta di patteggiare per un candidato o per un altro, si tratta di difendere un bene comune. L’acqua fra qualche anno sarà più preziosa del petrolio. Non possiamo permettere che sia il privato a gestirla: si finirà come per la benzina, con rincari sempre più forti. Difendiamo il bene comune. Andiamo a votare e votiamo SI. A favore dell’acqua come bene comune”.
Alcune note.
Il Comune di Legnaro, sin dagli anni ‘60 e fino al 2007, aderiva al Consorzio Acquedotto del Piovese, Consorzio che aveva nel suo Statuto pure competenza sulle fognature. Veniva gestito dai Comuni della Saccisica, giustamente in mano pubblica.
La rete di distribuzione dell’acqua nel nostro Comune misurava 75 kilometri, mentre la rete fognaria misurava 27 kilometri (dati rilevati dalla relazione di bilancio comunale). Una struttura di tutto riguardo, un valore economico di oltre 50 milioni di Euro, di proprietà dei Legnaresi. Il valore, all’epoca, dell’intero Consorzio Piovese si aggirava sui 500 milioni di Euro (una rete idrica di 700 Km., quattro depositi –funghi della capacità complessiva di 3.000 mc., un deposito a terra di 5.000 mc., la centrale di Boscochiaro in quel di Cavarzere, 250 Km. di rete fognaria con depuratori ,ecc.ecc.
Nella seconda metà degli anni ‘70 veniva nominato presidente dell’Acquedotto Piovese un legnarese, il sottoscritto, insieme a una Giunta-Deputazione di favolosi amministratori: i sindaci della Saccisica. Considerato il territorio piovese zona agricola, si potè usufruire di un ingente contributo a fondo perduto dalla Comunità Europea, e in soli cinque anni venivano costruiti 300 Km. di condotte idriche (a Legnaro venne servito il 95% del territorio), raddoppiata la centrale di prelievo dell’acqua, costruiti i depositi sollevati di via Ardoneghe, di Codevigo, della centrale di Boscochiaro e il grande deposito a terra di Arzergrande: praticamente l’ossatura sul territorio dell’Acquedotto. Veniva approvato il primo grande progetto generale delle fognature per l’intera Saccisica con relativo depuratore, inteso a salvare dall’inquinamento la gronda lagunare, e aprire alla possibilità di accedere agli ingenti fondi della Legge su Venezia, come successivamente avvenne.
Amministrare non sempre è un problema di soldi, il problema è saperli gestire.
Legnaro 01/06/2011
Giovanni Negrato

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Gianni, Ora la tubazione no regge più, è un colabrodo, gli allacciamenti sono aumentati al quadrato anzi, al cubo. le portate delle tubazioni non ce la fanno più a portare acqua a tutte le abitazioni, allora cosa fanno le ditte che gestisce le acque? aumentano le pressioni dell'acqua, di notte quando la richiesta dell'acqua è inferiore, la pressione aumenta e spacca le nostre tubazioni e caldaie saltano . Tanto, la ditta che gestione le acque se ne sbatte. Come disse Totò;(E io pago)

Anonimo ha detto...

mi sembra che all'epoca TUTTI i comuni del piovese fossero d'accordo nel passare la gestione dell'ex APGA ad APS (destra e sinistra) con la sola eccezione del comune di Correzzola che negli ultimi tempi ha riconosciuto di avere sbagliato (voci di corridoio). P.S.= L'amministratore di APGA era di area centro-sinistra..... riflettete gente.... riflettete!!!

Anonimo ha detto...

Il problema è che, salvando i pochi amministratori onesti e intelligenti, la maggioranza degli amministratori (leggi sindaci e assessori) è menefreghista, corrotta, concussa, arrogante e non capisco come diavolo fanno ad essere eletti mentre andrebbero buttati giù dalla torre.
Ma, come disse fra Cristoforo:"giorno verrà" che si pentiranno del loro malagire.

Anonimo ha detto...

È importante l'acqua e credo che la cattiva gestione sia più colpa dei cittadini che degli amministratori che si sono limitati a seguire la volontà di chi li ha eletti. Non si possono eleggere sindaci che fanno speculazione edilizia e poi lamentarsi della cattiva gestione dell'acqua: è un controsenso.

Comunque mi lamento anche del sito che gestisce l'ICI del comune di legnaro. Se provate ad usarlo (in home page del sito del Comune c'è il link) vedrete che è inutilizzabile in quanto non è collegato alla banca dati ne del catasto ne dell'archivio comunale, per cui non è possibile calcolare l'ICI.

Il bello è che è pubblicizzato nel foglio delle istruzioni dell'ICI che arriva a casa, sembra quasi che i nostri cari amministratori l'abbiano messo per farsi belli, sicuri che nessun cittadino andrà mai a verificare se serve a qualche cosa oppure no. Forse erano sicuri che chi vota loro non andrà a vedere se il sito funzioni.