giovedì 25 ottobre 2012

Altro contributo per il Biogas


Ricevo il link e pubblico:

Le centrali a biogas 'agricolo' imbroglio ecologico e speculazione spudorata

pubblicata da La Voce del Campanone il giorno Sabato 11 febbraio 2012 alle ore 11.04 ·

Veri agricoltori, contribuenti, consumatori, utenti elettrici, residenti nei pressi delle 'centrali' pagano un prezzo molto alto per favorire il bioinganno del biogas che nasconde solo un fenomeno speculativo favorito da normative improvvide e dal sostegno degli apparati burocratici. In molte regioni del nord d’Italia il vento sta cambiando. Dove esistono le centrali stanno crescendo gli oppositori agli impianti a biogas, che vanno dalle singole amministrazioni comunali coinvolte, ai cittadini, che sono riusciti a bloccare singoli progetti qua e là. Un obiettivo non facile perché l’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili (Direttiva 2001/77/CE del 27 settembre 2001) ha la strada spianata. I procedimenti autorizzativi sono stati semplificati, unificati, velocizzati in nome dei vantaggi ambientali, sociali e economici della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, insomma una “utilità sociale”, come stabilisce il primo comma dell’art. 12 D. Lgs. 387/03 che dispone che: "Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti sono opere di pubblica utilità indifferibili ed urgenti". Però negli ultimi mesi qualcosa si sta muovendo. Dal Veneto all'Emilia alla Lombardia sino al Trentino aumentano le amministrazioni pubbliche che si stanno opponendo al biogas selvaggio (anche con ricorsi amministrativi) e 'comitati spontanei' si attivano quando il Comune appare inizialmente favorevole a concedere l'autorizzazione.


NO AL BIOGAS: I CASI NAZIONALI - In Veneto, il Comune di Conselve, è riuscito a bloccare un impianto a biogas e ha promosso una 'lega' di dieci Comuni che chiedono lo stop per tutti gli impianti a biogas 'agricolo'. Tra gli impianti bloccati quello di Casnigo in Val Gandino (Bergamo) e Lomaso-Fiavé in Trentino. Nella pianura veronese esiste un "Comitano no centrali a biomasse agricole" e nel padovano un "Comitato No Biogas" a Trebaselghe. A Somaglia (Lodi) si è opposta all'impianto a biogas la minoranza consigliare. A Galliera (Bologna) è in corso una ferma opposizione ad un progetto di impianto di biogas 'agricolo'. Comitati contro il biogas sono sorti anche nel piacentino (Lusurasco) e nel parmense. Una forte opposizione ad un impianto a biogas da realizzare nel comune di Zanica (alle porte di Bergamo).
 
Panorama: vista del Lago Trasimeno da Panicale

IL BIOGAS RISOLVE I PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA? É un contributo  per una sana economia che restituisce al territorio stesso beni servizi e occupazione? La risposta è NO. I Piani di sviluppo rurale prevedono generosi contributi a fondo perduto per gli impianti a biogas fino al 40% della spesa ammissibile. É un mercato “drogato”, ai contributi in conto capitale fanno riscontro le allettanti tariffe omnicomprensive. Ma non è finita.

CUMULO DEGLI INCENTIVI - Dal 2009 per alcuni tipi di impianti è orevisto il cumulo tra la tariffa fissa omnicomprensiva e altri incentivi pubblici (nazionali, locali o comunitari) in conto energia, conto capitale o conto interessi con capitalizzazione anticipata, non eccedenti il 40% dell'investimento. Queste disposizioni invitano a nozze gli speculatori per mettere le mani sull'agricoltura. Gli speculatori che non hanno il terreno sufficiente lo prendono in affitto o lo comprano da agricoltori che diventano 'soccidanti' provando così l’aumento del prezzo degli affitti del terreno agricolo (ma anche dell'insilato). Questo non è 'fine sociale' che assimila le centrali a biogas a 'impianti di pubblica utilità'.

PAGONO SEMPRE I CITTADINI - Nel sostegno drogato al 'biogas' ci sono poi i contributi europei della PAC (Politica Agricola Comune), che gli imprenditori agricoli (veri o fasulli) incassano, in forza del fatto che coltivano tot ettari di superficie. Ma la ratio della PAC è garantire la sicurezza alimentare, sostenere l'economia agricola europea basata sull'agricoltura familiare. Incassare centinaia di euro per ettaro per alimentare dei digestori, sottraendo terre per la produzione di foraggi o alimenti per l'uomo è in sintonia con le finalità della PAC? É eticamente sostenibile concedere i contributi della PAC per far produrre mais ad agricoltori o pseudoagricoltori che lo usano per fare biogas ed ottenere energia  pagata, attraverso gli incentivi, 5 volte più del costo del kWh ottenuto con i carburanti fossili? Ovviamente gli incentivi sono pagati dai cittadini direttamente in bolletta, e molti neanche lo sanno. Forse, però, sanno che in Italia le bollette sono le più care d'Europa e gli incentivi per le 'rinnovabili' i più alti d'Europa 3 volte la Germania.

Patrizia Mari

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