giovedì 16 febbraio 2012

Voglio reagire!

Di seguito vi riporto un articolo apparso su www.ilfattoquotidiano.it . La questione è molto semplice: più costa il petrolio e più soldi Italiani se ne vanno all'estero impoverendo le nostre casse e la nostra economia in generale. Fino ad oggi i nostri grandi statisti nazionali hanno al massimo pensato di differenziare le fonti comprando oltre che al petrolio anche gas e carbone. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Solamente Polverara invece è andata contro tendenza. Polverara? Si proprio Polverara e qualche altra sparuta realtà in Italia. Non voglio credere che sia tutto oro quello che luccica, ma il teleriscaldamento a legna è una realtà sotto gli occhi di tutti, i soldi rimangono in Italia ( impianti e cippato made in Italy) e le famiglie pare risparmino il 16%, che non è poco. Mi riferiscono che a breve ci sarà anche un altro generotare che oltre al calore farà energia elettrica facendo pure incassare qualche euro al comune.
Io a Legnaro agevolerei lavori di ristrutturazione in chiave di risparmio energetico delle abitazioni private. Le famiglie risparmierebbero sulle bollette e le imprese edili locali potrebbero tirare una boccata di ossigeno. In fin dei conti si parla di cappotti esterni o interni, sostituzione caldaie, realizzazione di microcogeneratori, pannelli solari termici...tutta roba già fatta!
Pensate che ogni anno la regione assiste migliaia di persone con contributi economici per il riscaldamento e , spiace dirlo, a Legnaro parecchie persone ricevono questi soldi. Coibentando le loro pareti, facendoli risparmiare sul riscaldamento, lo stesso contributo potrebbe valere di più. Basterebbe rinuciare a un chilometro di pista ciclabile o a una parte del cimitero nuovo ( inutile) e al posto di poche grandi ditte di appalti e pochi progettisti, potrebbero beneficiarne tante piccole aziende locali e un sacco di famiglie.
Non trascurabile in oltre l'apporto all'economia nazionale che vedrebbe ridurre i consumi di combustibili fossili con grande giovamento della bilancia commerciale.
Altro che piangere che siamo il comune meno pagato di tutta la provincia: io voglio reagire!




Dieci recessioni su undici causate dagli aumenti del petrolio: la crisi secondo Nature Secondo il report del settimanale britannico, "il prezzo del greggio ha probabilmente dato un forte contributo ai problemi dell'euro perché i Paesi dipendono in gran parte dall'oro nero estero". Per uscire dalla difficile contingenza economica la soluzione è affrancare la società dai combustibili fossiliTra lo spread altalenante, i debiti sovrani che appesantiscono i bilanci degli stati e i severi giudizi delle agenzie di rating, l’oro nero era quasi passato in secondo piano. Tutti credevano che la crisi fosse di carattere finanziario, eppure è ancora lui uno dei protagonisti principali di questi tempi difficili. Lo sostiene la prestigiosa rivista scientifica Nature, che ha pubblicato un’approfondita analisi sull’incidenza del prezzo del petrolio nella crisi globale. Secondo il report del settimanale britannico, “delle undici recessioni verificatesi negli Usa dopo la Seconda guerra mondiale, dieci, tra cui l’ultima, sono state precedute da un balzo improvviso dei prezzi del greggio”. E’ la stessa Agenzia internazionale per l’energia a certificare che, quando il prezzo del petrolio supera i 100 dollari al barile (in questo periodo è attorno ai 110) è l’intera economia mondiale a entrare in sofferenza.

“A partire dal 2005 la produzione convenzionale di greggio non è cresciuta di pari passo con la crescita della domanda, malgrado un aumento del prezzo del Brent sulla piazza di Londra di circa il 15 per cento all’anno – sottolinea il periodico inglese – Anzi, la capacità produttiva dei campi petroliferi sta declinando in tutto il mondo a un tasso annuo compreso tra il 4,5 e il 6,7 per cento e sembra aver raggiunto un tetto negli ultimi sette anni”. Meno petrolio estratto, domanda di energia in crescita e prezzi che s’impennano. Un circolo vizioso difficile da spezzare. “Se continuerà questa curva decrescente – stima Nature - avremo bisogno di nuovi giacimenti che diano più di 64 milioni di barili al giorno, una cifra quasi corrispondente all’intera produzione odierna. Ed è molto improbabile che ciò accada. Non vuol dire che stiamo restando senza oro nero, ma - denuncia Nature - stiamo finendo il petrolio che può essere prodotto con facilità e a basso prezzo”. Le risorse degli altri combustibili fossili non sembrano in grado di colmare il buco. La produzione di carbone degli Stati Uniti, per esempio, ha toccato il suo massimo nel 2002 e il picco mondiale, secondo le proiezioni di Nature, dovrebbe raggiungersi nel 2025.

Intanto, sia gli Usa che l’Europa spendono un miliardo di dollari al giorno per importare petrolio. Con la conseguenza che “gli alti prezzi dell’energia pesano sui bilanci delle famiglie e remano contro la ripresa economica”, afferma lo studio inglese. Che fa l’esempio del nostro Paese. L’analisi è impietosa: “Nel 1999, al momento dell’entrata in vigore dell’euro, l’attivo commerciale annuo dell’Italia era pari a 22 miliardi di dollari. Da allora, la sua bilancia commerciale è cambiata in modo rilevante e oggi il Paese ha un passivo di 36 miliardi di dollari”. La differenza è in gran parte dovuta proprio all’aumento dei costi dell’oro nero. In base alle stime di Nature, “l’Italia, malgrado un calo delle importazioni pari a 388mila barili al giorno rispetto al 1999, spende oggi 55 miliardi di dollari ogni anno per importare petrolio, contro i 12 di tredici anni fa”. Dati che spingono la rivista britannica a dichiarare che “il prezzo del greggio ha probabilmente dato un forte contributo alla crisi dell’euro nell’Europa meridionale, i cui Paesi dipendono in gran parte dal petrolio estero”.

Una conferma della nostra vulnerabilità arriva dal primo rapporto sull’efficienza energetica in Italia, presentato dall’Enea a dicembre. Si legge che “più del 70 per cento dell’energia è prodotta utilizzando fonti non rinnovabili (petrolio e gas naturale) importate dall’estero”. Anche la domanda di energia primaria, secondo il rapporto dell’Enea, è cresciuta nell’ultimo anno: “Nel 2010 si è attestata sui 185,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep), il 2,7 per cento in più rispetto all’anno precedente, mentre i consumi finali sono stati pari a 137,5 Mtep, con un incremento del 3,6 per cento rispetto al 2009″.

Intanto, il Fondo Monetario Internazionale continua a stimare una crescita economica pari al 4 per cento del prodotto interno lordo per i prossimi cinque anni. Diverse le previsioni di Nature, in base alle quali “per realizzare una crescita simile ci vorrebbe un eroico incremento della produzione di petrolio del 3 per cento annuo. La soluzione necessaria, quindi, è un’altra: affrancare la società dai combustibili fossili”.



Saluti Davide

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Sig Davide, siamo per ringraziarla per il suo interessamento per il richiesto intervento per le aule con finestre che non chiudevano nel plesso della locale Scuola Media. Dopo 10 giorni sono passati due tecnici che hanno constatato l’inconveniente. Hanno provvisoriamente riparato la parte mobile delle finestre rafforzando con ulteriore nastro adesivo, rimandando la riparazione definitiva alla prossima estate. Lei capisce, una finestra che rimane parzialmente aperta in un'aula.. con quel che costa il riscaldamento ……
Ci permettiamo di segnalarle un altro problemino, le porte d’ingresso alle aule dal corridoio non chiudono e alcune restano aperte. Per chiuderle cosa assolutamente necessaria per fare lezione, lo si fa con la chiave dall’interno, situazione che apre altri problemi..
Noi non capiamo, all’inizio di ogni anno scolastico la Giunta deve accertarsi che tutto funzioni e sia in ordine, si capisce lontano un miglio che ciò non avviene.
Sarà che gli amministratori sono novellini e mancano di esperienza. Pensiamo si possa dire che se non hanno imparato in 10 anni… maliziosamente aggiungiamo che la scuola per loro è l’ultimo dei pensieri.

Anonimo ha detto...

I contributi per il riscaldamento non provengono dalla Regione, ma direttamente dalle casse del Comune.

Anonimo ha detto...

Prima di pagare chi ha fatto i lavori di ristrutturazione il capo settore responsabile del comune dovrebbe verificare che i lavori siano stati fatti correttamente. Se questo non avviene anche l'Assessore "responsabile", dovrebbe verificare: Ma forse è Irresponsabile!!

Anonimo ha detto...

Sono un ingenuo! Ero convinto che in municipio comandassero gli amministratori, non mi ero accorto che è stato conquistato, sono esposte le bandiere dei vincitori sui pilastri del portone d’ingresso. Sono accerchiati, fa pena vedere la Giunta assediata e incapace di difendersi; dovremmo darle una mano ma non so come fare, perché oltre tutto il municipio è anche mio!! Aspetto il grido di allarme del Sindaco. Poverini…

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere che il problema della finestra sia in via di risoluzione o meglio si spera che questa estate ci sia qualcuno che metterà a posto la finestra e poi che ci sia qualcuno che controlli il lavoro fatto.

Comunque ritornando in tema del post dell'attento consigliere, posso dire che mi aspettavo di più come risparmio per quanto riguarda il teleriscaldamento tramite cippato (legna frantumata). C'è un blog di una consigliera dell'opposizione di Polverara che esprime dei dubbi sull'operato di alcuni membri della Giunta: non so se siano fondati o se si sparga solo malevolenza.

Comunque l'operato della Giunta del comune rosso limitrofo è eccezionale: si può fare di più? certamente, ma nessuno qui vicino l'ha ancora fatto.

Detto questo la cogenerazione è una tecnica magnifica per risparmiare soldi. In pratica si tratta di fare quello che fanno le automobili: riscaldano e, tramite l'alternatore, producono elettricità. L'efficienza di questo sistema (cogenerazione) è vicina al 100% mentre le centrali ENEL che producono elettricità hanno efficienza media del 46%.

Ovviamente questa elettricità verrà venduta e sarà pagata molto bene facendo (si presume) risparmiare il cittadino polverarese che più si riscalda e più risparmia...

Detto questo il risparmio di solo il 16% non mi sembra tanto. Con la cogenerazione si otterrà sicuramente di più. Ho sentito che la legna dalle nostre parti costa 10 euro al quintale per cui è di molto inferiore al costo del metano da riscaldamento.

Grosso modo 1kg di legna ha 4kWh di energia mentre 1 m^3 di gas ha 10 kWh di energia. Quindi 2.5 kg di legna che costa 0.25 euro, equivalgono a 1 m^3 di gas metano che costa quasi un euro (0.80€ ?).

Quindi la legna conviene tre volte tanto e non mi spiego il risparmio del solo 16%. Senza contare che un impianto centralizzato dovrebbe essere molto più efficiente e meno costoso oltre che ad avere grossi sconti sul combustibile. Per questo presumo che il blog che dissemina zizzania potrebbe non avere tutti i torti.

http://insiemeperpolverara.blogspot.com/

Comunque sia nel caso che ci sia una crisi energetica i polveraresi (se così si chiamano) saranno al sicuro dal freddo, noi no.

Sandro.

Loki ha detto...

Complimenti, hai un blog molto...concreto. Per così dire. Bravo, bravo, bravo.

Davide Bianchini ha detto...

Allora, con ordine. Sono contentissimo quando posso essere utile agli altri. Mi fa pertanto piacere che dopo la segnalazione al blog e la mia relativa mail di sollecito abbia trovato momentanea soluzione il problema della finestra alla scuola media del centro. Rimango tuttavia perplesso. Non mi sembra plausibile che un genitore, un insegnante non trovi una via interna alla scuola stessa per affrontare e risolvere questo piccolo problema. Non voglio che venga abbandonata la via maestra in favore del blog semplicemente perchè quest'ultimo è più comodo e anonimo. In futuro sarò estremamente felice di essere di aiuto, ma vorrò accertarmi che ogni tentativo "ufficiale" sia già stato esperito.
Rimanendo in tema è intimamente patetica la mail dell'assessore che mi dice di come, 15 giorni dopo la mia segnalazione, abbiano già provveduto a risolvere il tutto indipendentemente dal mio intervento.

Davide Bianchini ha detto...

Ciao Sandro, il risparmio del teleriscaldamento è senz'altro più consistente del 16%, ma devi considerare il guadagno di chi ha investito nell'impianto, l'assenza di caldaia e relative manutenzoni nelle abitazioni. Di fatto è una questione di etica girare tutto o solo una parte del vantaggio. Più attenta disamina con i dati concreti, per ora mi basta dimostrare come sia possibile per una piccola amministrazione comunale intervenire efficacemente in questi temi. Visto che non si tratta di colore politico ( il sindaco Bertipaglia è del PDL come i nostri amministratori) ne desumo che sia una questione di qualità personale.

Anonimo ha detto...

Il problema del teleriscaldamento dal mio punto di vista è un po’ complesso. Considero positivo che l’argomento venga sollevato per lo meno a livello di discussione.
A quanto credo di ricordarmi, a Brescia il teleriscaldamento nasce come sfruttamento del calore residuo del termovalorizzatore che brucia i rifiuti domestici, oltre produrre energia elettrica.
Nel trentino e Alto Adige il teleriscaldamento utilizza i derivati di scarto delle grandi segherie visto che nel territorio il legname non manca.
Come si vede in entrambi i casi non c’è spesa per il reperimento della materia prima, si aggiunga che in trentino ed Alto Adige i boschi appartengono agli enti pubblici, considerazione non peregrina sul costo finale.
A Polverara il Comune ha ricevuto dalla Regione Veneto un contributo considerevole a fondo perduto di 360 mila euro per la realizzazione dell’impianto. Per quanto ho capito ha cominciato funzionare da questo inverno, è presto per tirare conclusioni. E’ stato dato vita ad una società che a fine anno i soci reclameranno gli utili….. ci sarà un presidente, dei consiglieri…..indennità…..??
Possiamo pensare sempre ad un intervento pubblico a fondo perduto? O i soldi si sono liquefatti come neve al sole… con i tempi che corrono…
La legna buona da bruciare viene dalla Slovenia… sempre estero è…..
Un particolare: durante questo inverno il Sindaco di Vicenza ha vietato per una ventina di giorni, per ragioni di inquinamento atmosferico, l’uso di stufe, caldaie di ogni genere a legna e derivati.