lunedì 4 aprile 2011

Da ilfattoquotidiano.it

L’Aquila, due anni dopo il sisma è
ancora una città fantasma


Nonostante il tempo trascorso, il capoluogo abruzzese continua ad essere in stato d'abbandono. 15mila abitazioni vuote con la zona rossa presidiata dai militari. Simbolo perfetto del fallimento della gestione emergenziale.


“La realtà è un’altra cosa, non è quello che fanno vedere alla televisione”. Queste parole sono state raccolte in una tendopoli verso la fine della primavera del 2009, pochi mesi dopo il terremoto che sconvolse tutto l’Abruzzo.

Due anni dopo, quei campi non esistono più, ma la realtà continua ad essere un’altra cosa da quello che viene raccontato. A partire dall’impressionante sforzo in termini di comunicazione messo in campo da Governo e Protezione civile: 26 numeri di una rivista in quadricromia, 34 mila brochure, migliaia di locandine e volantini. Il tutto per raccontare di un terremoto brillantemente affrontato e risolto.

Per immaginare l’eredità lasciata nel cratere sismico, si può visualizzare L’Aquila di oggi come a una ciambella. Le C.A.S.E. (complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) sono divise in 19 “new village”, una periferia rarefatta, senza luoghi di aggregazione, senza collegamenti, senza servizi, dormitori, disgregati dal tessuto sociale preesistente e per nulla sostenibili. Gli abitanti del piano C.A.S.E. quasi non osano lamentarsi, ma sono stati sradicati dalla loro vita precedente.

Emblematico, l’insediamento di Collebrincioni, a dieci chilometri dall’Aquila e seicento metri più in alto: ci abitano, perlopiù, aquilani che prima risiedevano nel centro storico.

Che è il vuoto della ciambella. Sono 15 mila, infatti, le abitazioni del centro storico in stato d’abbandono. Quelle con danni gravissimi, per le quali sono appena iniziate le procedure di valutazione per i lavori da compiere. La zona rossa è ancora presidiata dai militari, simbolo in divisa del fallimento.

Secondo la logica dell’emergenza, si sono imposti i commissari e si sono progressivamente esautorate le autonomie locali. Fino al gesto estremo del sindaco, Massimo Cialente, che si è dimesso dal proprio incarico. Le conseguenze di queste dimissioni, al momento, non sono valutabili: potrebbero essere ritirate, potrebbero far piombare la città nel baratro definitivo del commissariamento per un intero anno. I commissari sono figure non elette, nominate dall’alto, che agiscono con poteri d’ordinanza e in deroga alle leggi vigenti. Bertolaso è stato commissario per l’emergenza terremoto per quasi un anno. Ha gestito tutto dalla Di.Coma.C., la Direzione di Comando e Controllo. Poi gli è subentrato Gianni Chiodi, Presidente della Regione, affiancato da una Struttura di Missione (ancora oggi con organico incompleto), coordinata dall’architetto gaetano Fontana che, dopo mesi di lavoro, produce le Linee guida per la ricostruzione. Senza un piano complessivo con una visione a lungo termine. Poi arriva una Commissione d’esperti, quindi un vice Commissario, Antonio Cicchetti, che fa parte della Famiglia Pontificia. E’ a capo dell’ennesimo organismo creato ad hoc: la Struttura di Gestione dell’Emergenza.

Il tutto con risultati risibili. L’ordinanza che chiarisce definitivamente le procedure di rimozione delle macerie è solamente del 18 febbraio 2011. 684 giorni dopo il terremoto. Dovrebbe essere la prima preoccupazione, dopo un evento sismico. Invece ci si è preoccupati d’altro.

Di far sentire gli aquilani in dovere di ringraziare per l’aiuto ricevuto, per esempio. Come se non fosse un diritto ma il regalo di un sultano.

E così, gli aquilani, dopo le proteste, hanno provato a scrivere da soli un progetto di lungo periodo che manca sul territorio e hanno iniziato a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare: se dovesse essere approvata, sarebbe una pietra miliare anche per il futuro. Non solo dell’Aquila, ma dell’intervento in caso di catastrofe.

Eppure, nonostante questa buona volontà, non è detto che la città, sopravvissuta al terremoto, sopravviva anche alla gestione emergenziale.

“Voi siete come alieni: cercate di fare il mondo più bello”. Lo ha detto Aurora, una bimba aquilana, ad alcuni terremotati che si riunivano, fin dai primi giorni dopo il 6 aprile, per capire come salvare la propria città.
Forse, L’Aquila potrebbe essere salvata da quegli alieni.



Saluti Davide

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono un pensionato mediocre, nel mio piccolo di essere, più volte ho dato un mio piccolo contributo, il massimo di quello che sono le mie possibilità e ancora sto dando anche ad altre catastrofi naturali. questo è una cosa spontanea che mi viene dal cuore e lo faccio volentieri per aiutare quelle famiglie, quei bambini. senza guardare il colore della pelle, senza guardare la nazione o lo stato che appartengono. il mio desiderio sarebbe quello di sapere se il mio piccolo contributo dato viene usato per aiutare veramente quella comunità per qui è stato dato, o invece vanno arricchire i famosi furbetti? grazie

Anonimo ha detto...

Temo ci sia un equivoco: un responsabile c'è e si chiama Sindaco de L'Aquila, delegato con poteri speciali (e schei, tanti schei...) al post emergenza. che significa smaltimento materiale, individuazione dei siti di stoccaggio, individuazione di priorità ed interventi sul centro storico etc. se il caro amico Cialente (dimissionario... chissà come mai!) pensa di scaricare le sue responsabilità e deleghe su altri, magari di diverso colore politico, vediamo se fa lo stesso anche col suo stipendio! Cordiali saluti, buona coerenza a tutti

Davide Bianchini ha detto...

L'Aquila oggi è ancora da ricostruire, sfollati ce ne sono ancora 15.000. Il governo, rectius Berlusconi, promise promise promise. Senza voler difendere il sindaco Cialente (http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Cialente ) in qualità di vice commissario è un funzionario del governo. Se raggiunge i risultati o meno ne è responsabile il governo che lo ha nominato. In fine si parla di coerenza. In che senso? In questa chiave la parola risulta inutilmente provocatoria, populista e fuoritema.

Anonimo ha detto...

spetta un po', caro davide, lo sai che non è come dici tu: l'opcm che regge il terremoto de l'aquila stabilisce che transati i soldi sulle mani di cialente, sia lui a spenderli! l'opcm stabilisce come, ma non stabilisce di tenerli fermi! dunque cialente risponda!