lunedì 20 dicembre 2010

E' di scena lo spreco!



Ricevo e pubblico. Consiglio la visione del video in quanto molto semplice da capire.

L’Editore di questo blog, Davide Bianchini, in più occasioni con foto allegate, si è interessato della cattiva gestione nella accensione dei punti luce comunali nel territorio di Legnaro, significando che , in un periodo di crisi economica, il risparmio anche di soli 10 € è importante, dal punto di vista economico ed educativo.
I lampioni devono essere accesi quando servono. Sono considerazioni fatte da un normale cittadino, padre di famiglia: condivisibili, da sottoscrivere a occhi chiusi.
Signor Editore, si trattasse di 10€: nel nostro caso sono decine e decine di migliaia di Euro all’anno sprecate, anzi, oltre 50.000? Nel nostro Comune, lo spreco è di casa e resta in cattedra sovrano.
Il fatto va spiegato e chiedo un po’ di pazienza, altrimenti restano solo parole.
Per un punto luce (lampione o lampadina) il Comune di Legnaro spende di media circa 135€ all’anno: costo energia più manutenzione ordinaria.
Un paese vicino al nostro, stesso anno di contratto, stesse condizioni, spende di media 90€ anno (documentato).
Una differenza in meno di circa 45€ anno per ogni punto luce, un risparmio del 33%.
Con la Delibera di Giunta Comunale n° 105 del 10/07/2008, l’illuminazione pubblica di Legnaro, senza gara alcuna, è data in gestione diretta, per cinque anni – 2008/2012-, ad una grossa SpA, Società per Azioni, della provincia di Vicenza. L’importo che il Comune paga viene ogni anno adeguato agli indici Istat.
Per questi contratti la norma prevede l’assegnazione mediante gara di appalto pubblico. Mediamente il contratto ha durata di tre anni; vengono preferite aziende artigianali della zona che hanno costi di gestione inferiori ad una SpA.
Se i nostri punti luce rispetto al Comune prima accennato hanno cadauno un maggior costo di circa 45€ , il calcolo è presto fatto:
1251 (punti luce) x 45€, sono 56.295€ per ogni anno di maggior spesa, moltiplicata per 5 (anni della convenzione) sommano € 281.475. Non sono bruscolini: fra l’averli o no la differenza è grande.
Se la gestione di una lampadina pubblica costa ai cittadini di Legnaro 135 € anno, bisogna riflettere bene dove collocarla. A quanto pare ciò non è avvenuto e non avviene.
Un punto luce, per una intera notte ha il costo fisso di gestione, il consumo di energia elettrica, “la bolletta”, di media si aggira su 76 € anno.
I nostri punti luce sono recenti per l’85%.
Nel territorio di Legnaro ci sono zone dove i punti luce abbondano non giustificati. Esempio: l’innesto di via De Gasperi con via Vittorio Emanuele 2° e dintorni, su un raggio di 10 metri ci sono cinque punti luce, uno spreco; questa situazione è più volte ripetuta altrove.
Altro esempio: da un cittadino proprietario, l’Amministrazione Comunale acquisisce in proprio un’area situata fra due nuovi edifici di una ventina di appartamenti ciascuno, quest’area e la bretella che la immette su via XXV aprile è illuminata con una ventina di punti luce. Si moltiplichi i punti luce per 135€, si ottiene il costo che ogni anno i Legnaresi pagano per illuminare un “cortile” di “uso privato”. Clientelarismo puro! Una operazione di non senso amministrativo.
Ancora un esempio: stessa operazione ripetuta. L’edificio ex mulino, lato Nord-Est, visto dal crocevia del centro paese, un centinaio di unità immobiliari, per me una “casbah”, un corridoio-viottolo seminascosto, largo due metri, inscatolato fra due mura, collega la “casbah”con la zona Belvedere. I suoi trenta metri di lunghezza sono illuminati con cinque punti luce situati sotto il pavimento . L’Amministrazione, non si sa perché (in Consiglio Comunale il Sindaco Bettini non l’ha chiarito), lo acquisisce in proprietà e scarica sui cittadini il costo di gestione: 135 € per ognuna delle 5 lampade ogni anno.
Che c’entra il Comune? Sono favori fatti a spese di noi tutti.
Nelle lottizzazioni fatte dai privati, per renderle appetibili al mercato, abbondano i punti luce (tanto, vengono scorporati dagli oneri di urbanizzazione) ma passano a carico dei Legnaresi, molti dei quali, essendo residenti da sempre sono al buio.
Altri esempi di spreco: viene rifatta l’illuminazione della piazza del Municipio. Accesi i nuovi lampioni, diversamente dai precedenti, la piazza resta parzialmente buia. Per ovviare all’errore vengono montati fuori posto, sotto il cornicione del Municipio, quattro grossi fari, antiestetici, che illuminano la piazza, compresi i lampioni (strano vedere lampioni illuminati dai fari), fatte il conto: 4 fari per 135€.;
stessa cosa sul il piazzale della Chiesa, fari su lampioni, con l’aggiunta che ci sono lampioni collocati fra il fogliame degli alberi. In precedenza la facciata del meraviglioso monumentale complesso Chiesa/campanile era interamente illuminato, ora con il nuovo impianto lo sono solo per metà. Uno sfregio alla cultura locale e scarsa sensibilità.
Signor Davide editore, non parliamo dei punti luce che in modo alternato potrebbero essere spenti dopo una certa ora. Nel parcheggio del campo di calcio, dietro il Cimitero, ci sono 23 punti luce: di notte profonda ne basterebbero 5/6, diversamente si illumina il nulla.
Un documento pubblico ufficiale del Comune, il n° 399 del 18/11/2010, riferisce che la Gemmo SpA , la Società che gestisce l’impianto di illuminazione pubblica, ha chiesto al Comune un conguaglio di 32.000 € perché i punti luce non sono 1188 come da contratto, ma dopo una verifica risultano essere 1251, cioè 63 in più sin dall’origine; l’Amministrazione, senza contradditori alcuno, paga sull’unghia. Nemmeno sanno contare!!!
Sembra impossibile, ogni volta che si approfondisce un aspetto amministrativo locale , ti viene naturale: come siamo amministrati?
Legnaro, 15/12/2010
Giovanni Negrato



Saluti Davide

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"ad occhi chiusi si compra solo Arrigoni" diceva una vecchia pubblicità che il sig. Negrato si ricorderà bene.....figuriamoci sottoscrivere le considerazioni dello stesso signor Negrato..... andate a vedere i famosi 5 punti luce in 10 metri fra via De Gasperi e Via Vitt.Emanuele II, poi ne parliamo....
Come sempre l'ineffabile signor Negrato, ex sindaco, ex amministratore comunale ed oltre, ex capopopolo della Democrazia Cristiana ed ora dell' UDC, ex consigliere comunale, attuale coscienza di tutta l'opposizione alla attuale amministrazione comunale, non si smentisce mai....della serie..."l'uso della mistificazione come strumento di lotta politica"..... un bell'insegnamento alle nuove generazioni...grazie signor Negrato

Anonimo ha detto...

Lei che può darci il buon e il "BELLO", perchè oramai si guarda solo al bello a LEGNARO, ci elenchi l'insegnamento ESEMPLARE per le NUOVE generazioni.
Le sue considerazioni mi fanno riflettere alquanto e anche mi preoccupano.
Già che dentro di sè ha la lotta politica AUGURO un GIOIOSO NATALE e un Anno NUOVO colmo di FELICITA' perchè la VITA è PIENA!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Bisogna proprio ringraziarlo il Signor Negrato.
E' l'unico che riesce a portare a galla, attraverso documentazione scritta e non a PAROLE, le pecche dell'attuale e passata amministrazione di Bettini e company che è abituata a parole e promesse all'aria.Ci vogliono i fatti non i sorrisi.

roberto ha detto...

In risposta al primo post, ed in rispetto dell’opinione degli altri, il sig. Negrato non è la coscienza dell’opposizione, almeno per quanto mi riguarda, visto che la maggior parte dei componenti del gruppo VivereLegnaro ha esperienze culturali, professionali e sociali diverse da quelle di altri che invece posseggono una tessera di partito da diversi anni.
Quello che ci accomuna è uno spirito critico nel “leggere” gli eventi che accadono nel paese e nello stesso tempo dire che se un’azione, un servizio che funziona o un opera è qualcosa che aumenta la qualità di vita di tutti i cittadini, ( o almeno di una gran maggioranza ) non importa che sia stata decisa da destra, sinistra o centro. Le idee geniali o le buone idee nascono sempre come risposta ad un bisogno, una domanda comune ma magari cambiando il punto di vista del problema si trovano soluzioni migliori. Visitate http://www.ted.com/ e capirete il perchè.

roberto ha detto...

Quello che invece emerge dalla riflessione del sig. Negrato, per mia opinione, che molto spesso ( sopratutto nei piccoli paesi o nei quartieri residenziali di espansione ai margini delle città ) i soggetti lottizzanti, per scomputare oneri di urbanizzazione, lasciano in carico al comune, alla fine del collaudo, certamente punti luce, cestini , panchine , un paio di giochi per bambini ed un fazzoletto di prato definito “parco”.
Osservando poi la qualità di questi spazi aperti pubblici ed i relativi arredi urbani, tra lottizzazione e lottizzazione si vede un “patchwork“ di stili che poco si integrano con quelli subito adiacenti, senza poi parlare della qualità stessa degli arredi ( molto spesso la più economica ) e i materiali con i quali sono realizzati, che non garantiscono certo una durabilità nel tempo ( penso a tutte le panchine in acciaio zincato con doghe in legno ed i giochi con strutture in legno), caricando sulla collettività effettivamente, anche seppur minima, una quota economica da destinare alla loro manutenzione.
Perché non pensare quindi, in accordo tra gli assessorati dell’edilizia privata ( che sono interessati nella prima parte del procedimento di autorizzazione di una lottizzazione ) e l'assessorato ai lavori pubblici ( che dovrà invece gestire e mantenere queste aree pubbliche e le relative reti tecnologiche) ad un abaco, un disciplinare tecnico, una norma tecnica od un regolamento che individuata la lottizzazione, in base a dove verrà realizzata, in centro paese, in campagna, in agglomerato urbano esistente ecc, ed identificato questo, obbligare i soggetti lottizzanti ( senza ovviamente citare marche o prodotti particolari ) di installare magari panchine in acciaio verniciato, in calcestruzzo, in materiali plastici ecc rispetto ad altre in doghe di legno togliendo quindi l’onere di successive manutenzioni ( salvo i danni causati dai teppisti), o pretendere cestini di un tipo rispetto ad altri, o meglio ancora lampioni di un aspetto rispetto ad altri in modo da definire lampione in ambito urbano, lampione per aree pedonali , lampione stradale ecc.
Qualcuno potrebbe obbiettare che questo favorirebbe solo alcuni prodotti rispetto ad altri, ma in commercio esiste una gran varietà di prodotti di tutte le marche, di tutte le qualità ma sopratutto di tutti i prezzi. Basterebbe definire chiaramente i requisiti tecnico-prestazionali e forse anche l’arredo urbano potrebbe essere in qualche modo di aiuto per il raggiungimento della qualità degli spazi pubblici aperti.
Per sperimentare provate a fotografare ed osservare la via Piovese da Legnaro a Padova, ma qualsiasi altra strada veneta ( vedi riviera del brenta, s.s. 11 padova- vicenza ecc ) e verificate la “varietà” di stili per la cartellonistica pubblicitaria, le insegne luminose, i dissuasori, le barriere proteggi pedone ai lati del marciapiede, ecc ,e con del semplice fotoritocco digitale togliete tutto ciò che disturba, scoprirete sicuramente, che qualche volta, un certo ordine ed uniformità, ( od un’unica “regia” del progetto) almeno negli spazi urbani, serve per renderli più vivibili, e piacevoli per la qualità che comunicano anche solo con pochi elementi che li caratterizzano e li definiscono.

roberto pescarolo

roberto ha detto...
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