venerdì 20 agosto 2010

Buon weekend





Dal momento che c'è una legge elettorale che lascia i partiti completamente liberi di scegliere i loro candidati scippando al cittadino la possibilità di esprimere una preferenza, nel momento in cui si è sicuri di non appartenere più alle liste di coloro che verranno confermati la prossima volta: ecco, una volta maturato il diritto alla pensione da parlamentare ( ci vogliono 2 anni e 6 mesi di legislatura), che appaiono i ribelli. In questa confessione parlano di vergogna. Credo che sia il sentimento giusto. Ma non so se si debbano vergognare di più per aver sputato sul piatto in cui hanno mangiato fino a ieri, o del fatto di aver disprezzato anche la loro stessa intelligenza facendo finta che fosse tutto normale. In ogni caso questa gente non è degna di sedere in parlamento. La questione morale passa innanzi tutto attraverso il rinnovo della classe politica italiana: da destra a sinistra ci vuole gente giovane, disinteressata al denaro e con un bagaglio di idee nuove. La politica di professione che vede i vari Fassino e consorte, Fini, Dalema, Buttiglione, Casini.... eternamente rieletti, eternamente foraggiati di denaro pubblico, depositari di poteri, deve trovare il muro del divieto di fare più di due mandati in una vita. Chi poi è capace troverà posto nei partiti come propulsore di nuove idee. I partiti non devono più contare su i rimborsi elettorali. E tutto ciò a ogni livello.


Tratto da www.farefuturofondazione.it
Non è una questione politica:
adesso, è una scelta di libertà
di Filippo Rossi
Eravamo convinti che fosse un semplice dibattito politico, il confronto tra due idee di centrodestra. Eravamo convinti che si trattasse di un normale dialogo tra idee diverse, opzioni diverse, leadership complementari. Eravamo sinceramente convinti che tutto potesse scorrere tranquillamente nei canali della democrazia interna a un partito. Era una sicurezza che derivava da una certezza cresciuta negli anni: Berlusconi non era il Caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da "editti bulgari"; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con una sogno, una lucida follia; Berlusconi, insomma, non era come lo descrivevano i suoi nemici. Ed é in base a queste certezze che lo abbiamo difeso per anni, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista.
Adesso è cambiato tutto e niente sarà più come prima. Perché nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida integralmente con le sue espressioni più appariscenti e drammaticamente caricaturali. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare scientificamente l’avversario e magari distruggerlo. Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non si nutra di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario. Ma tanto non ci proveranno nemmeno, a convincerci.
E, purtroppo, il pensiero corre agli eventi passati, all'editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c'è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore.
Eravamo convinti che tutto fosse un semplice dibattito politico. Sbagliavamo. È molto, molto di più. È una questione di civiltà. Di democrazia. E di libertà. Questioni forse più grandi di noi, che impongono una scelta difficile. Intendiamoci, tutto questo poi non impedisce la “politica”, non impedisce di assumersi la responsabilità di trovare accordi per governare il paese. Si parla d’altro. Si parla di qualcosa di più. Perché quello che abbiamo visto in questi ultimi tempi, tra documenti di espulsione e attacchi sguaiati alle istituzioni che sembrano concepite come proprietà privata e non come bene pubblico, relazioni internazionali di dubbio gusto e killeraggi mediatici, per non parlare delle questioni etiche trasformate in propaganda di partito, ecco, tutto questo dimostra che c’è una distanza culturale prima di tutto. E che la scelta, a questo punto, è se stare o meno dalla parte di una politica che si possa dire davvero laica e liberale.
19 agosto 2010

Saluti vergognosi Davide
P.S.
Il video non c'entra con il discorso se non riguardo alla vergogna di essere rappresentato in giro per il mondo in questa maniera. Chi vota B. e i suoi alleati non si vergogna nemmeno un pochino?

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