sabato 7 marzo 2009

Il 20% dell'irpef ai comuni!

Ieri sera, in consiglio comunale a Legnaro si è tenuta l'assemblea pubblica per spiegare ai cittadini come i sindaci del nord, tutti i partiti meno la Lega, hanno proposto una legge per ottenere il 20% dell'irpef prodotta dai cittadini dei rispettivi territori.
Il principio è: consumare ricchezza là dove viene prodotta. Un principio di buon senso tanto caro anche alla nuova ecologia che suggerisce di consumare per esempio la frutta e la verdura nel luogo di produzione, risparmiando in trasporti e guadagnando in freschezza e qualità.
Una buona presentazione da parte dei sindaci ospiti ( Legnaro, Brugine e Noventa padovana) ha spiegato come oggi (e da 30 anni) i soldi non vengono distribuiti dallo stato ai comuni sulla base delle reali necessità, ma con criteri talvolta impossibili da comprendere. Per ogni cittadino legnarese lo stato affida all'amministrazione locale circa 105 euro all'anno. Senza andare in Campania o, peggio ancora, in Sicilia, a Polverara lo stato versa circa 175 euro pro capite. Ci sono comuni italiani che ricevono somme di 500 euro per cittadino. Tutto ciò nonostante gli anni di governo della Lega nord, che non a caso di fronte a una proposta di legge semplice e trasversale rifiuta di aderire.
In sala infatti ieri sera c'era anche il responsabile di zona del partito in questione. Scambiando il momento delle riflessioni per un comizio, ha provato a spiegare come la Lega al governo non conti nulla e che se vogliamo il federalismo fiscale dovremmo tutti appoggiare le idee di Bossi "fucili caldi", Calderoli "legge porcata" e Borghezio " no comment" . Quale sia stata la funzione della Lega al governo per 5 anni (e adesso con più voti di prima), non lo si saprà mai: forse che il federalismo fiscale lo hanno inteso applicare ai localissimi portafogli di deputati, ministri e senatori del carroccio? Ogni onesto leghista ( la maggior parte della base militante) prima di parlare in pubblico dovrebbe farsi spiegare come mai la Sicilia assorbe da sola il 20% delle risorse destinate a tutte le regioni, come mai il Veneto paga e basta e la Campania spende sempre di più.

Vi lascio con una considerazione che ho scritto per l'occasione:
Il federalismo fiscale non è una prerogativa culturale e politica della Lega e del PDL.
La necessità di fornire agli enti locali gli strumenti finanziari adeguati deriva infatti dalla costituzione del ’48!!
A tutt’oggi, mai applicata fino in fondo, rimane il riferimento legislativo e culturale da dove nasce e prende vita la richiesta di cui oggi i comuni del nord si fanno portavoce: non a caso è una richiesta trasversale. E’ una richiesta dettata dal buon senso e quindi condivisibile da chiunque: nasce dalla gente che chiede all’istituzione pubblica più vicina di prendersi cura degli interessi collettivi in maniera sempre più attiva e propositiva. La costituzione come insieme di valori forti non può che portare a un federalismo innanzitutto concreto e perciò fiscale e non solo di facciata e propagandistico incentrato sull’odio raziale e la conseguente discriminazione.
La ricchezza deve rimanere in buona parte dove è stata prodotta. Questo, oltre che a rispondere all’esigenza di giustizia ed equità particolarmente sentita nel popolo del nordest, incentiverà le aree arretrate del paese a svilupparsi in armonia con le richieste dei propri cittadini. Ormai è assodato che l’assistenzialismo statale è la principale causa del ritardo economico e culturale di vaste aree della nostra penisola.
Senza dimenticare il principio di perequazione fra zone economicamente differenti e il principio di solidarietà bisogna tuttavia decisamente affermare il principio che la ricchezza deve essere prodotta e consumata nello stesso luogo.
Il secondo e utopico passo sarà produrre solamente ciò di cui abbiamo bisogno, ma questa considerazione è un po troppo in là da venire.
La proposta del trasferimento del 20% dell’irpef appare quanto mai di buon senso e adeguata, ma porta con se un problema troppo spesso trascurato a causa della propaganda quasi mai incentrata su una corretta comunicazione con la gente.
Un aumento dei trasferimenti economici significa per lo stato la necessità di tagliare spese o di trasferire oltre che il denaro anche compiti e attribuzioni che, con i loro costi, potrebbero soffocare i benefici di tutti o quasi i trasferimenti.
E’ compito quindi delle amministrazione locali non solo chiedere quanto dovuto, ma anche indicare le vie razionali da percorrere che una tale proposta comporta.
Il trasferimento del 20% deve quindi essere accompagnato da tagli agli sprechi ma l’individuazioni dei quali spesso ( sempre) non compete ai sindaci. I soggetti dotati dei poteri adeguati sono proprio quei soggetti non interessati ad effettuare la riforma. L’arma più indicata è quella quindi di individuare noi per primi proposte concrete che, per il loro buon senso, trovino meno ostacoli possibili alla loro realizzazione. (La vendita di aree militari dimesse assieme all’introduzione di un esercito europeo potrebbe sortire effetti positivi, l’eleminazione di tutti i privilegi del corpo politico, anche il controllo sugli aiuti comunitari troppo spesso caduti in mano ai mafiosi amici dei politici porterà un contributo positivo. La riduzione dei rappresentanti in parlamento e nei consigli regionali, l'eleminazione delle province...).
A fianco della ragionevolissima richiesta del 20% dell'irpef bisogna però cominciare secondo me anche un altro ragionamento. Rinunciando alla politica del campanile e alle piccole rendite di posizione, considerando la politica come missione per la nostra gente e non come difesa di interessi di parte, dobbiamo cominciare a parlare di unione di comuni piccoli per formare amministrazioni di medie dimensioni più efficenti ed economiche. Ad esempio con Legnaro e Polverara unico comune si potrebbe ottenere un beneficio paragonabile al 20% di irpef. Questa proposta non ha bisogno di nuove leggi, infatti dal 2000 questa possibilità è prevista e regolamentata dalla legge n° 267 del 2000. Cominciamo a parlarne: è una mia proposta.
Possiamo agire e non solo limitarci a chiedere, affinché il 20% di irpef ai comuni non rimanga propaganda ma si trasformi in realtà concreta e meravigliosamente tangibile: un vero vantaggio per la nostra gente!

Saluti Davide

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