venerdì 16 gennaio 2015

Solidarietà marchiata.


Marchiare la solidarietà per le vittime del terrorismo con i simboli della lista civica e del gruppo politico locale sono due errori/orrori in uno.
Il primo di ordine etico: non ci si appropria dei sentimenti della compassione e della paura che sono di tutti. Appropriandosene si divide il mondo fra chi partecipa e chi no come se solo i primi siano quelli sinceri, i buoni i migliori e gli altri no.
Il secondo errore è di natura politica: illuminando l'iniziativa con i propri colori politici si deve anche prendere posizione in merito ai temi che di fatto si affrontano.
La strage di Parigi pone molti problemi che la buona politica deve affrontare con chiarezza e decisione. Il rapporto fra la cultura occidentale e quella islamica, il rapporto con gli stranieri e il processo di integrazione, i limiti (o non) della libertà d'espressione. Radunare le persone con in mano una fiaccola, farlo, accaparrandosi l'iniziativa politicamente senza dichiarare con decisione come la si pensa in merito a tutte queste questioni è fondamentalmente scorretto e profondamente opportunistico. Un danno per la credibilità di tutti i politici locali e non: partecipanti e non.
Anche nascondere le proprie sigle di partito dietro ai simbolini delle civiche locali non è di certo fare chiarezza: non è corretto nei confronti di una cittadinanza che innanzitutto desidera esprimere la propria commozione.
Il  livello politico locale ha bisogno di parlare di temi che uniscono, ha bisogno di riflettere sul proprio territorio, sul modo di fare amministrazione. Temi di politica nazionale e internazionale è bene che siano appannaggio dei partiti e dei movimenti che appunto hanno dimensione nazionale. Mischiando tutto in unico calderone si frantuma ogni possibilità di accordo fra le persone che, invece, l'accordo su temi più vicini e concreti lo possono trovare. Non c'è visibilità alcuna che valga di più di un cammino di concertazione.
Di fronte alla strage di Parigi le persone fuori dai contesti della politichina locale non scendono in piazza per appoggiare questo o quel gruppo, questa o quella ideologia. Vogliono condividere i propri sentimenti per non sentirsi sole e per contrastare proprio quel terrore che tutto quel sangue ha inevitabilmente creato. Per queste persone spero che l'occasione di questa sera sia proficua. Per loro ho rilanciato volentieri la notizia della fiaccolata fregandomene di tutto il resto.
Sono vicino a tutti coloro che si sentono spaventati e che non sanno bene come reagire. Perchè io sono spaventato e non so bene come reagire. Sento la necessità di riflettere, di informarmi, di ragionare perchè quando vedo un giovane nordafricano entrare in un negozio io non vorrei essere Charlie. Quando penso alla condizione delle donne in molti paesi musulmani io non voglio essere Charlie. Quando apprendo di ragazzi italiani e europei di religione islamica che raggiungono i territori siriani per prendere parte a una guerra fondamentalista io non voglio essere Charlie.
E' per questo che la politica locale dovrebbe stare fuori da certi ambiti. La politica, quella dei partiti intendo, almeno dal punto di vista comunicativo, divide, rende necessariamente semplici cose anche molto complesse: o sei di qua o di là. La pensi come me o contro di me.
Oggi invece, di fronte a fatti così gravi, vorrei cercare di comprenderne la complessità, con calma, lentamente, ma senza esitazioni. Mi sarebbe piaciuto stare accanto a chi è frastornato come me, senza sigle politiche, senza venire tacciato di farmi pubblicità: sarà per un'altra volta...anzi spero proprio spero non ce ne sarà più occasione.
Buona fiaccolata a tutti gli intelletualmente onesti che parteciperanno!

Saluti Davide

P.S.
prego di notare come la foto di copertina brilli per l'assenza di ogni bandiera di partito!


5 commenti:

Unknown ha detto...

Venerdi non mi sembra di aver visto bandiere appese in Sala Consiliare nè tantomeno bandiere sventolare durante la fiaccolata in strada.

Elia Bozzolan

Davide Bianchini ha detto...

Ciao Elia, la tua bandiera era ben esposta nel cartellone dell'iniziativa. Grazie a questo gesto molte persone, in particolare giovani, non sono venute a una manifestazione sostanzialmente ogranizzata da politici per "farsi pubblicità"(cit. una discussione su fb tra ragazzi). La solidarietà per le vittime del terrorismo è un sentimento che accomuna tutti indistintamente e non ha bisogno di manifestazioni a 10 giorni di distanza dagli eventi dopo che anche i capi di stato di tutto il mondo hanno ipocritamente sfilato in favore di telecamera. Oggi c'è bisogno di prendere posizione in merito al concetto di integrazione e se vuoi anche a quello di libertà di stampa. Ma questi sono argomenti che non permettono a NCD, Forza Italia, Pd, Lega e Sel di manifestare uniti.

roberto ha detto...

Sono stato a Parigi i giorni prima, durante e dopo l'attentato, e fino alla manifestazione di domenica, e devo dire che ho imparato molte cose dai francesi, in quei giorni di tensione.

La tensione, dopo l'attentato al giornale, cresceva ora per ora, per il fatto che non si erano catturati ancora gli esecutori materiali del fatto, e altri probabili fatti tragici potevano ancora accadere, come poi si è verificato, ma al di là di questo, quello che era chiaro, fin dal primo pomeriggio di mercoledì 7 gennaio, era che domenica 11 gennaio ci sarebbe stata la manifestazione in piazza con tutti.

Chiara fin da subito era la data e l'ora, e altrettanto chiaro era che nessun colore, nessuna bandiera, nessun simbolo di partito doveva essere presente alla manifestazione, e nessun di questi doveva essere in qualche maniera coinvolto nell'organizzazione della manifestazione; del resto lo stesso slogan era stampato in bianco su foglio nero o viceversa, affinché non facesse riferimento a nessuno, se non solo al fatto di essere solidali con le vittime del giornale, e i poliziotti coinvolti: la manifestazione è nata spontaneamente, o per reazione allo shock, o per volontà razionale, ma comunque sotto uno spirito comune di uguaglianza ed unità di intenti; una grande lezione di democrazia.


Alla manifestazione hanno partecipato tutti, anziani, bambini con i giovani genitori, giovani, famiglie adulte, molti cittadini extraeuropei e cittadini europei domiciliati per lavoro o per altro a Parigi, senza distinzione di bandiera, razza o lingua; una grande lezione di tolleranza ed integrazione, sotto gli stessi ideali, appunto quelli professati nella culla della democrazia, gli ideali di “Liberté, Égalité, Fraternité”.


Gli obbiettivi della manifestazione, che si è svolta a Legnaro, venerdì 16 gennaio, spero abbia raggiunto gli intenti che si era posta, al di là della visibilità mediatica che c'è stata nella stampa locale o nei social network; al contempo non giustifico gli assenti, tra i quali mi ci metto anche io, ma certamente per come è stata presentata, se uno legge i fatti al di fuori di Legnaro, ricorderà in futuro, che alcuni gruppi delle minoranze hanno organizzato questa manifestazione, alla quale ha partecipato anche una rappresentanza della maggioranza, oltre ad un buon numero di cittadini di Legnaro e rappresentanti locali.

Dal mio punto di vista l'Amministrazione poteva cogliere l'opportunità di organizzare sì la manifestazione, pretendendo però che nessun logo politico fosse presente, appunto per sottolineare con maggior forza la solidarietà nei confronti delle vittime, senza alcuna bandiera o idea politica, e perché no, provare a ragionare su forme di integrazione sociale, inclusione, anche qui a Legnaro, prendendo esempio dalla Francia appunto.
Credo che molti giovani o adulti, non abbiano partecipato alla manifestazione, o per lontananza dei fatti ( la maggior parte credo) o per il fatto che fosse ben chiaro chi erano i promotori dell'iniziativa.
Del resto, anche gli scioperi, hanno bisogno di essere “marchiati” da una sigla sindacale, per far capire ai lavoratori, il punto di vista dei loro rappresentanti, e la presa di posizione rispetto al tema del dibattito.

Non c'è alcun logo politico invece nelle commemorazioni per i caduti in guerra del 15-18 ( 4 Novembre ), nella festa della Repubblica, ed in altre feste, ma quelle sono “feste comandate” quindi.....

Direi che è proprio un costume politico italiano, approfittare delle situazioni e delle istituzioni, appunto per fini politici e non per fini istituzionali....

Non credo che, ad una ipotetica manifestazione contro il terrorismo, organizzata da qualsiasi centro sociale, prenderebbero parte anche esponenti di Forza Nuova, o Casapound, sebbene con metodi e strumenti diversi, tutti tendano al miglioramento della vita dei loro sostenitori, associati, o cittadini qualsiasi.

roberto ha detto...

Anche a me, sinceramente, avendo vissuto da lì la situazione, non è piaciuta molto la presenza dei politici, perché non dimentichiamoci che la Francia è una delle 8 potenze più importanti al mondo, e in quel gruppo di rappresentanti politici, per questioni di geopolitica ed economiche, hanno partecipato anche esponenti politici, dove il diritto alla libera espressione, non è proprio come in Francia; dimentichiamoci poi anche delle beghe a livello europeo, sempre per le questioni economiche, e lo spirito di solidarietà è diventato comune e ha unito tutte le rappresentanze politiche presenti.

Altra cosa che non condivido, è quella che, se l'azione è quella di combattere il terrorismo, perché uccidere i due attentatori? Sarebbe stato più utile catturali vivi, per poi aprire le indagini, su altre probabili piste di “lupi solitari”; ma anche qui, c'era l'esigenza politica di dare una risposta chiara e veloce, per rassicurare tutti i cittadini francesi.


Alla luce di quanto accaduto, credo che oltre a manifestare, sia adesso utile e necessario capire il perché ancora oggi accadono fatti di questo genere, pensando che forse alla base, oltre alle ideologie politico religiose, che portate al fanatismo generano questi fatti dolorosi, non ci possano anche essere cause di disuguaglianza sociale, di squilibrata distribuzione del benessere, delle materie prime, delle risorse alimentari, che sfociano poi in fanatismo religioso e terroristico.

Da questa settimana, per quello che ho visto nei quartieri di Parigi, vedendo le comunità indiane, cinesi, africane ed italiane, ho anche imparato che, sia che tu sia musulmano, cattolico, ebreo, europeo, asiatico, americano, etcc se sei in uno stato estero, devi prima di tutto rispettare le regole, usi, costumi, ed anche i controlli del paese ospitante, senza per questo perdere la tua identità e particolarità.

L'incontro tra culture diverse è un arricchimento culturale ed economico; chiedetelo agli imprenditori dell'alto trevigiano, che, seppur votando molto a destra, scendono a compromessi, e fanno lavorare molti extraeuropei nelle loro fabbriche, favorendo da una parte, una seppur accettabile integrazione e convivenza, e dall'altra, un benessere più o meno diffuso tra imprenditori, industriali, artigiani e lavoratori extraeuropei e non.

Roberto Pescarolo.

Unknown ha detto...

Forse il simbolo sulla locandina è stato per qualcuno motivo di appropriazione dell’iniziativa, ma forse qualcun altro nemmeno l’ha preso in considerazione ed ha partecipato ugualmente.
Forse la fiaccolata è stata vista come un modo per farsi pubblicità, ma forse è stata pensata anche per condividere e riflettere.
Forse chi non si sentiva Charlie non voleva manifestare assieme a quelli che portavano il cartello “Je suis Charlie”, ma forse lo ha fatto lo stesso perché la solidarietà va oltre le diversità.
Forse il nostro Presidente del Consiglio doveva starsene a casa, ma forse no perché in quel momento rappresentava anche me che a Parigi non potevo esserci.
Forse per alcuni è l’invasione del diverso il motivo per manifestare, ma forse per altri l’integrazione è la strada da seguire.
Forse si sta parlando di un problema che non sussiste, ma forse va bene così perché è anche questo la libertà di espressione.
Forse...

Elia Bozzolan